Il mercato internazionale è caratterizzato da un crisi nata principalmente da bolle speculative tra le quali la prima e forse la più nota sorta nel settore immobiliare americano nel 2008. La valorizzazione sopravvalutata delle attività immobiliari nei bilanci degli istituti bancari (toxic asset) e l’eccessiva liquidità sui mercati hanno fatto si che dal 2009 si sia assistito al crollo degli scambi commerciali.
Le banche sono state rifinanziate e si è anche tentato di sostenere la spesa pubblica, ma in generale gli investitori internazionali hanno perso la fiducia.
La situazione Italiana
In alcuni stati come l’Italia, dove oltre al debito pubblico preesistente, la recessione è evoluta, anche a causa del credito contratto, eccessive lungaggini nei tempi di incasso di crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione ha fatto crollare la fiducia dei consumatori, che inevitabilmente risultano meno propensi a spendere ed a consumare servizi o beni.
In media nel 2012 hanno chiuso in Italia mille imprese al giorno. Quattromila imprese sono fallite dall’inizio dell’anno 2013 e mediamente vengono presentate 43 istanze di fallimento al giorno.
Aumentano i “Neet”, cioè i giovani che non studiano, non lavorano e non cercano un impiego per un’età compresa dai 18 ai 29 anni (giovani senza speranza né fiducia), aumentano il numero di disoccupati (ed in particolare modo quelli che lo sono da più di un anno) e che si trovano nella fascia dai 35 ai 50 anni.
L’incertezza politica, la mancanza di personalità di spicco a cui riferirsi, la crisi stessa, aumenta il timore di affrontare “spese” e di investire in generale nella maggior parte degli Italiani.
Pur essendo forti in diversi settori tra i quali in primis la creatività, la passione per il proprio lavoro e la determinazione di alcuni nostri imprenditori vengono premiati con dati (sia relativi alle nostre esportazioni che a come riusciamo ad attrarre investimenti in alcuni settori) che dimostrano la capacità di essere “vincenti” nonostante il mercato non aiuti.
Nonostante tutto, secondo i dati 2012 dell’Economist, l’Italia è al quarantesimo posto per indice di competitività globale rispetto al diciottesimo posto occupato dal Regno Unito.
Gli Italiani, da sempre ottimi imprenditori e forti nel ramo industriale, hanno la necessità dunque di reperire nuovi mercati nei quali proporre i propri beni e servizi.
Cinque anni di crisi sono tanti e le stime sulla ripresa economica non sono purtroppo ottimistiche.
Un buon imprenditore è come un comandante di una nave: deve sapere scegliere la giusta rotta e sapere approdare in porti sicuri specialmente se vi sono condizioni di incertezza.
Il mercato britannico come vantaggio competitivo
Un primo rilevante motivo per il quale intraprendere un’attività nel Regno Unito è dunque quello di trovare un mercato “vivo”, ricettivo, pieno di opportunità scaturite dal fatto che, ancora oggi, dopo dodici anni consecutivi, il suolo britannico si trova ad essere la “migliore destinazione europea per gli investimenti diretti stranieri” secondo la European Attractiveness Survey.
Ovvio che per entrare in un mercato così “appetibile” è necessario comprendere quale sia il target da conquistare e quali siano le potenzialità del prodotto o servizio che offriamo.
Esportare è necessario per crescere perchè è in crescita la competizione globale.
Il Regno Unito offre infatti diversi incentivi (anche economici) suddivisi per settore ed area geografica nei quali si desidera incominciare ad intraprendere una propria attività.
Solo nel 2011 sono state 2.001 le società quotate locali nel Regno Unito (7° posto nella classifica mondiale) contro le 287 società quotate locali in Italia (32° posto nella classifica mondiale) – fonte Economist. Pertanto si può comprendere anche da questi semplici dati quanto sia vasta l’opportunità di business.
A seconda del tipo di attività che si desidera intraprendere sono previsti infatti:
Servizi finanziari:
Le imprese con sede nel Regno Unito, possono accedere alla più vasta gamma europea di servizi finanziari.
• costi bancari accessibili e bassi
• diversi specialisti in prodotti di raccolta fondi aziendali
• quotazione in borsa al London Stock Exchange
Incentivi:
Sono previste diverse borse di studio, incentivi e sgravi fiscali, sostegno finanziario e l’assistenza per la R & S, investimenti in affari ed il networking.
Imposta sulle società e costi societari:
Dal 1° aprile 2013, l’imposta sulle società del Regno Unito è del 23%.
L’imposta scenderà al 21% nel mese di aprile 2014 ed al 20% a partire dal 1° aprile 2015.
Per cui il Regno Unito avrà la più bassa aliquota d’imposta sulle società nel G8 e la più bassa nel G20.
La nostra società di servizi ha stimato che per un dipendente che mediamente percepisce mille sterline nette in busta paga, nel Regno Unito costa al datore di lavoro 1,165.00 sterline mentre in Italia costerebbe 2,208 sterline!
Doppie convenzioni
il Regno Unito ha la più grande rete di convenzioni per evitare la doppia imposizione fiscale a livello globale.
Esenzioni di imposta sui dividendi percepiti dall’estero
La maggior parte delle società con sede nel Regno Unito possono beneficiare di un’esenzione dall’imposta sulle società per i dividendi esteri che ricevono.
Sostegno alle imprese nel Regno Unito
Fino al 2016 sono disponibili fondi regionali per la crescita per il settore privato per ottenere crescita economica ed occupazione sostenibile. I fondi sono usufruibili anche per le PMI.
Dal 10 aprile 2013 il segretario di Stato per il Business, Innovation & Skills (BIS) ha lanciato un programma di £ 300.000.000 per sostenere e sviluppare l’accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese.
Ricerca e sviluppo
Le spese R&S qualificate sono interamente deducibili ed inoltre le PMI (che ai fini di questa norma detengono fino a 500 dipendenti) hanno diritto ad un ulteriore deduzione dal reddito imponibile del 125 per cento delle suddette spese.
Creatività
Le industrie creative sono una priorità per il Governo.
Il Regno Unito è un ottimo mercato per testare nuovi prodotti tecnologici o con design ricercato, offrendo alle aziende uno dei più grandi mercati ICT in Europa con la più grande spesa di consumo pro capite (£ 140.000.000.000 all’anno) e pesa il 12% del PIL contando 600.000 dipendenti.
Vi sono oltre 100.000 aziende di software specializzati e di tutte le principali società di software a livello mondiale come Microsoft, IBM e HP compiono importanti operazioni tramite il Regno Unito.
Ha un target di consumatori “sofisti della tecnologia” e primi ad adottare le novità sul mercato: un eccellente ‘banco di prova’ per le aziende ICT.
Se un servizio funziona nel Regno Unito è pronto per conquistare il mondo!
Londra la città… tentatrice
Londra offre diverse opportunità interessanti a seconda del settore in cui si opera.
Oltre ad essere una città caleidoscopica e catalizzatrice di eventi e di investimenti, è sempre in continua espansione.
Anche dal punto di vista architetturale sta cambiando: entro il 2016 verranno ultimati 12 grattacieli (Bishopsgate Tower, La grattugia, il Walkie-talikie, solo nella City e cosi via) ed è una delle città al mondo che racchiude il maggior numero di luoghi di culto di religioni diverse, provando il suo essere multiculturale ed il charme unico nell’attirare investimenti da tutto il mondo.
Per i sostegni alle imprese, in particolare segnaliamo che Londra è compresa anche nelle c.d. “zone imprenditoriali” (enterprises zones) che in Inghilterra sono ben ventiquattro, tra le quali spicca anche Londra, in particolare nella zona delle Royal Docks che sostiene industrie di energia, bio-scienze, tecnologie verdi, tecnologie avanzate, tecnologie di cellule staminali.
(Per completezza informativa va evidenziato che esistono anche sette zone in Galles e quattro macro-aree anche in Scozia che sostengono settori ed attività molto diversi tra loro).
Da evidenziare inoltre, per chi si occupa di tecnologia anche la Silicon Roundabout, la Rotonda del silicio che prende il nome da un incrocio di East London, e che di recente è diventato il cuore di un nuovo quartiere tecnologico, principale ‘hub’ per le agenzie di comunicazione e società di tecnologia.
La “East London Tech City“ è finanziata per £ 1m al fine di reperire le aziende digitali migliori della zona.
Aprire una società a Londra con responsabilità limitata per i soci (c.d. “limited”), ma anche una mera sede di rappresentanza, offre una grande opportunità di essere immediatamente presenti in una realtà internazionale, con grandi possibilità di essere valutati per le proprie competenze e di poter vendere i propri prodotti e servizi al mondo intero, confrontandosi con i migliori competitors presenti sul mercato.
Per gli Italiani significa trovare un mercato ancora attento e ricettivo e dunque cogliere opportunità reali che porteranno un evidente vantaggio competitivo per il vostro business, con costi di gestione e fiscalità molto più economica rispetto a quanto avviene in Italia.
a cura di Dott. Paola Zambon