Di recente ho incontrato un amico in preda allo sconforto per varie ragioni, personali ma anche sociali (la crisi economica, di questi tempi, ci colpisce un po’ tutti). Lo sconforto del mio amico era in parte condivisibile, ma non sono più stato d’accordo con lui quando ha concluso: «andrà sempre peggio!». Gli ho chiesto: in che senso? E soprattutto: perché dovrebbe?
Il vero problema è che il mio amico ha perso il “senso del futuro”. E’ un errore, e per capire come uscirne ci viene in aiuto l’antica filosofia cinese, in particolare il Taoismo. Un testo classico taoista, il Tao Te Ching (o Daodejing secondo un’altra traslitterazione) dice in un passo: «Disgrazia! Su di essa si fonda la fortuna. Fortuna! In essa si nasconde la disgrazia». Cosa vuol dire? Vuol dire che ogni cosa, ogni situazione (bella o brutta che sia) contiene in sé il seme del suo contrario.
Noi occidentali siamo abituati a pensare in termini di contrapposizioni inconciliabili: bene-male, fortuna-sfortuna, eccetera. Il pensiero cinese invece considera gli opposti come complementari, e ha visualizzato questo principio nel celebre simbolo dello Yin/Yang: un cerchio bicolore dove ognuna delle due parti contiene il punto di colore dell’altra. Lo Yin è associato al femminile, all’acqua e alla notte; lo Yang al maschile, al fuoco e al giorno. Ma i due principi non sono statici: ciascuno di essi comprende l’altro ed è destinato a trasformarsi. Per questo il Tao Te Ching inizia con questa splendida affermazione: «La Via veramente Via non è una via costante».
Nulla è costante, infatti. Un altro grande classico del pensiero taoista, il Chuang Tzu (o Zhuangzi) afferma: «Fuggevole e incorporea, la realtà cambia incessantemente e non contiene nulla che sia stabile». E’ su questo che ho invitato il mio amico a riflettere: la legge delle cose è il cambiamento, e nulla ci obbliga a pensare che ciò che va male continuerà ad andare male.
Dobbiamo fare nostra questa visione: anche una crisi contiene in sé il seme della rinascita. Vivere questa rinascita dipende anche da noi, da come ci rappresentiamo la realtà. Se comprendiamo questo, ristrutturiamo la nostra speranza, recuperiamo il senso del futuro, ci apriamo alle tante possibilità del domani.
(Quella che avete letto qui sopra è la mia rubrica MilleOrienti pubblicata nel numero di giugno 2012 del mensile Yoga Journal).