La statuetta di Artemide trovata ad Aptera, sull'isola
di Creta (Foto: puntogrecia.gr)
La statuetta raffigurante Artemide, dea protettrice di Aptera, è in ottime condizioni. La statuetta era fornita di un piedistallo in rame di forma quadrata, indossa un corto chitone ed è raffigurata mentre si sta preparando a lanciare una freccia. Il materiale bianco utilizzato per rendere l'iride è conservato splendidamente.
La statuetta raffigurante Apollo era molto più semplice e contrasta totalmente con la raffigurazione di Artemide. Entrambe le opere d'arte furono, con tutta probabilità, importate da centri artistico-culturali esterni all'isola di Creta, per decorare l'altare di una residenza di lusso romana. Le prime stime sulla datazione attribuiscono entrambe le sculture ad un periodo che va dal I al II secolo d.C.
La statuetta di Apollo, da Aptera
(Foto: puntogrecia.gr)
Gli archeologi pensano che Aptera sopravvisse fino al VII secolo d.C., quando un forte terremoto la distrusse. Il momento di massimo fioritura, invece, fu tra il III e il IV secolo d.C.. Tra gli antichi monumenti sopravvissuti e scavati finora ad Aptera, vi sono una parte delle fortificazioni e di un'antica strada, il teatro, resti di cisterne e terme di epoca romana, un gran numero di tombe e un monastero di epoca bizantina con la chiesa di Aghios Ioannis Theologo, oggi restaurata.
Secondo la tradizione, Aptera (nei documenti antichi si trova nominata anche come Apterìa, Apterea ed Aptarìa), deriverebbe il suo nome da Apteron, re di Creta, figlio di Kydon e padre di Lappìos, contemporaneo, presumibilmente, di Mosè (1800 a.C.).
Altre leggende vogliono che la città prendesse nome dalla sfida di canto tra le Muse e le Sirene, tenutasi nel Tempio delle Muse. All'epoca di questa sfida Aptera era rinomata per essere patria di raffinati musicisti ed estimatori del bel canto. La competizione venne vinta dalle Muse. Le Sirene, amareggiate, persero le ali che, cadendo in mare, formarono due piccole "isole bianche" nella baia di Souda. Da quelle ali deriverebbe il nome di Aptera, la cui traduzione è "senza ali".
I primi scavi vennero effettuati tra il 1862 ed il 1864 dall'archeologo Wescher, che portò alla luce iscrizioni che confermarono la posizione di Aptera nel sito occupato da Paleokastro, oggi Megala Chorafia. Altri scavi vennero fatti nel 1942 e coinvolsero, tra gli altri, archeologi italiani. Le mura di Aptera sono in parte in opera poligonale, in parte lunghe e rettangolari. Il sito occupato dalla chiesa di San Giovanni ospitava, un tempo, il Tempio delle Muse.
Nel 1958 ulteriori scavi portarono alla luce le rovine del tempio dorico dedicato ad Apollo, nei pressi dell'antico teatro, ed i resti del "doppio santuario" o "casa del tesoro", costruiti con un'architettura che ricorda da vicino quella romana. Notevoli sono i resti di epoca bizantina, tra i quali numerose sepolture, iscrizioni, monete, coppe per bevande. Gli scavi del 1958, condotti dall'archeologo Alexiou, portarono alla luce un tempio dedicato a Demetrio, in cui furono trovati diversi esempi di kernì risalenti al periodo ellenico. I kernì erano dei contenitori con numerosi fori, in cui venivano posti i semi offerti alle dea delle messi.