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Aquadro – Stefano Lodovichi, 2013

Creato il 20 marzo 2013 da Paolo_ottomano @cinemastino

AQUADRO-LocandinaL’istinto degli adolescenti a ribellarsi e la loro insofferenza verso gli adulti in particolare, e il mondo circostante in generale, potrebbe attraversare un numero infinito di generazioni ed esprimersi in altrettanti modi diversi, pur restando sempre uguale nella sostanza. Alcune costanti accomunano infatti questa categoria, che sia vissuta nel ’68 o negli anni Zero: il desiderio di non essere oggetto di giudizio e pregiudizio prima che di comprensione, per esempio, o il diritto di non prendere ordini da nessuno che non sappia leggere dentro di loro. Ma la necessità che emerge con più forza, che attraversa dall’inizio alla fine Aquadro, è quella di sbagliare con le sole proprie forze: l’unico modo per comprenderne le conseguenze, assumersene le responsabilità e guardare su di sé, prima che negli occhi degli altri, il cambiamento. E non sembra un caso che proprio chi per primo giudica, spesso giustamente ma altre volte senza scendere in profondità, i comportamenti degli adolescenti, rimanga sempre fuori dalla storia o dalla messa in scena: è una scelta felice quella di non lasciare spazio a quel genere di adulto severo ma poco comprensivo, come può esserlo una preside più preoccupata dalle conseguenze mediatiche di un evento che dall’evento stesso.

Amanda e Alberto, i due protagonisti, non sono così diversi dagli altri ragazzi: entrambi cercano un’identità che possa distinguerli ma che al tempo stesso loro possano condividere con qualcuno. Lei è una ragazza timida, per nulla spigliata come la sua migliore amica, che vorrebbe invece iniziarla ai piaceri del sesso durante una gita scolastica. Lui, invece, è un ragazzo taciturno e subito attratto da Amanda. Che non tarda a ricambiare. La loro storia, però – e per fortuna – non assomiglia alla maggioranza delle storie d’amore adolescenziali raccontate dai film, dai teen-drama o dalle docu-fiction che imperversano nei canali televisivi più giovani e giovanili, seppure si debba tener conto di alcuni snodi narrativi essenziali per raccontare l’evoluzione di un rapporto in poche immagini. Non è un rischio semplice da evitare, se si considera pure che il tema centrale è un argomento attuale, sul quale spesso l’informazione generalista pecca di superficialità e pressappochismo: il rapporto che gli adolescenti hanno con il sesso e le tentazioni, le perversioni che Internet e che un videofonino rendono più accessibili. E forse più accettabili, agli occhi di chi ne rimane vittima.

La vittima stessa di un comportamento trasgressivo ma irresponsabile non è la sola Amanda, che perde qualcosa di ben più importante della sua verginità. Prima ancora che Amanda, infatti, è Alberto la vittima di se stesso: cerca le amicizie dove mai potrà trovarle e scappa invece dall’unico posto in cui potrebbe farlo, seppure soffrendo. Quello che conta di più, che è messo in evidenza con decisione nella storia è il cambiamento di Amanda, che tira fuori una sorprendente riserva di coraggio, e di Alberto, che non rimane impunito per i suoi errori. Aquadro è un film che parla di ragazzi ma che non è di parte, non incensa nessuno. Racconta di adolescenti che si sono presi il loro tempo, che l’hanno fatto a modo loro, sbagliando e facendo soffrire qualcun altro. Ma che adesso sono cresciuti, e sono meno soli.



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