Arabi oggi: Barack Al Obama
Creato il 23 aprile 2010 da Faustotazzi
Fino ad oggi i risultati di Obama qui nella penisola arabica sono giudicati un po’ deludenti. Dopo oltre un anno di nuova amministrazione a Washington qui si sono visti pochi progressi verso il promesso e tanto atteso new deal della questione araba e le aree critiche dell’impegno americano nel Golfo – il ritiro dall’Irak, la soluzione della questione nucleare Iraniana, la chiarezza sul successo o meno delle missioni antiterrorismo in Pakistan e Afghanistan – restano ancora largamente sabbiose. Soprattutto il processo di pace tra Israele e Palestina sembra ristagni a un punto morto, i portavoce americani in medio oriente non hanno preso posizione sugli ultimi insediamenti israeliani in terra palestinese e così facendo hanno avvallato il sospetto che l’America non abbia poi tutta questa gran voglia di rimettere in moto il processo come aveva invece promesso. Gli arabi si stanno chiedendo se ora che ha risolto l’astioso dibattito interno sulla sanità Obama vorrà continuare a occuparsi di questioni medio-orientali come puro esercizio di retorica oppure inizierà a darsi concretamente da fare. Si rendono conto che la chiave di volta per cambiare davvero in questa complicatissima zona del mondo è il coinvolgimento personale del Kennedy nero. Il quale a dire il vero, con la recente visita in Afghanistan e la minore tolleranza verso gli abusi del governo Netanyahu ha riacceso una piccola luce di aspettative e speranze.
Intanto l’Europa fa la solita figura della fetta di salame schiacciata nel panino. Incapace o disinteressata a recitare qualsiasi ruolo e a intraprendere qualsiasi iniziativa. Nessun capo di stato europeo ha visitato un paese del Golfo nell’ultimo anno e il nuovo ministro degli Esteri della CEE, Lady Ashton, ha pensato bene di inaugurare il suo mandato facendosi un giro in Israele e nei territori occupati, mossa che ovviamente non è stata apprezzatissima dai paesi arabi moderati che l’hanno interpretata – a torto o a ragione –fatta “alla facciaccia loro”. E mentre l’accordo economico di libero scambio tra Paesi del Golfo e Unione Europea langue su qualche tavolino a Bruxelles gli arabi sviluppano proficue relazioni commerciali con le tigri asiatiche (Giappone, Cina, India, Corea), i leoni africani (Sudafrica, Kenia, Angola) e persino con i puma sudamericani (Brasile, Argentina, Cile).
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