Kourosh Ziabari, Eurasia Review, 14 aprile 2012
Il fatto che il Regno dell’Arabia Saudita abbia aderito al triangolo vizioso Stati Uniti, Israele e Gran Bretagna per destabilizzare la Repubblica islamica dell’Iran per fare pressione su Teheran per il suo programma nucleare, non è più un segreto. I funzionari sauditi hanno apertamente dichiarato la loro opposizione all’accesso dell’Iran all’energia nucleare civile ed hanno anche pubblicamente promesso di compensare la quantità di petrolio greggio, che gli Stati membri dell’UE perderanno dopo aver imposto l’embargo multilaterale sul petrolio dell’Iran, visto come un tentativo per costringere l’Iran a cedere i suoi diritti nucleari.
I sauditi sono ufficialmente considerati tra gli stati musulmani che non riconoscono il regime israeliano, tuttavia, non hanno esitato a pubblicizzare i loro legami con i funzionari israeliani nel corso degli ultimi anni, soprattutto quando si tratta della loro cooperazione con Tel Aviv contro l’Iran. Allearsi con il regime sionista e tradire un amico musulmano con cui avevano a lungo mantenuto legami saldi e ragionevoli, può essere considerato una manifestazione degli errori di calcolo dei sauditi e un’analisi errata della posizione dell’Iran nella comunità internazionale, una posizione che è stata rafforzata dalla partecipazione inaspettatamente massiccia degli iraniani, in occasione delle recenti elezioni parlamentari ai primi di marzo, mostrando la solidarietà e la fermezza del popolo di fronte alle dure sanzioni economiche e alle paralizzanti pressioni politiche.
Recenti rapporti di WikiLeaks suggeriscono che i funzionari sauditi abbiano lavorato a stretto contatto con il Mossad per aumentare la pressione contro l’Iran e le attività di intelligence sul programma nucleare del paese. Le e-mail di Stratfor (una di società d’intelligence globale del Texas) sono trapelate su Wikileaks e sono state riprese dal quotidiano di Beirut al-Akhbar; esse hanno rivelato che l’Arabia Saudita si è unita al Mossad, che aiuta il regno con, come riferisce al-Akhbar, la “raccolta di informazioni e di consigli contro l’Iran.” Secondo una fonte citata nelle e-mail, “Alcuni intraprendenti ufficiali del Mossad, sia in pensione che operativi, stanno vendendo ai sauditi ogni sorta di apparecchiature di sicurezza, d’intelligence e di consulenza.” Ci sono anche rapporti credibili che indicano che il capo del Mossad avrebbe recentemente visitato l’Arabia Saudita, parlato ai funzionari sauditi circa i possibili piani per attaccare gli impianti nucleari iraniani e circa il ruolo che la nazione araba potrebbe svolgere in questo pericoloso scenario anti-iraniano.
Come scritto da Haaretz, “i colloqui in Arabia Saudita del capo dell’agenzia di spionaggio d’Israele, hanno affrontato l’Iran e il suo programma nucleare. Il resoconto segue una serie di recenti relazioni sul rafforzamento della cooperazione segreta tra Israele ed i sauditi, compreso il coordinamento della difesa sulle questioni relative alla possibile azione militare contro gli impianti nucleari iraniani.” Un altro rapporto dal Times di Londra ha rivelato che, nel 2010, nel corso di un’esercitazione militare saudita, le operazioni della difesa aerea furono interrotte per alcune ore, per provare uno scenario in cui aerei da combattimento israeliani avrebbero attraversato lo spazio aereo saudita, durante un attacco contro l’Iran. Altri media indipendenti riferiscono, e inoltre confermano, che aerei ed elicotteri delle forze aeree israeliane sarebbero recentemente sbarcati in Arabia Saudita allo scopo di posizionarvi attrezzature belliche da utilizzare in un possibile attacco contro l’Iran. In realtà, è uno dei piani degli ufficiali israeliani per utilizzare lo spazio aereo dell’Arabia Saudita, il vicino a sud-ovest dell’Iran, per lanciare un attacco contro le installazioni nucleari del paese a cui, apparentemente, i sauditi non sono riluttanti a dare il via libero a Tel Aviv, al riguardo.
In retrospettiva, i funzionari sauditi hanno espressamente ed esplicitamente denunciato il programma nucleare iraniano e invitato i funzionari degli Stati Uniti ed europei a stringere il cappio delle sanzioni economiche sul loro vicino musulmano, come se non fossero a conoscenza del fatto che molti dei report del NIE e dell’AIEA abbiano confermato che l’Iran non cerca, e non cercava, armi nucleari, e che non ha mai deviato dalla strada percorsa per usare la tecnologia nucleare per scopi pacifici. Due anni fa, in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo statunitense, il ministro degli esteri saudita, principe Saud al-Faisal, aveva detto che le sanzioni economiche non possono garantire che l’Iran si ritiri dal suo programma nucleare, e che una soluzione più efficace era necessaria per via delle “minacce poste dalle ambizioni nucleari dell’Iran“. Al-Faisal descrisse le sanzioni come una soluzione a lungo termine e disse che la minaccia proveniente dall’Iran era imminente. “Vediamo la questione nel più breve termine, perché siamo più vicini alla minaccia. Abbiamo bisogno di un’immediata risoluzione, piuttosto che di una risoluzione graduale“, disse. Il principe saudita non aveva specificato alcuna risoluzione a breve termine, ma sembrava che la sua opzione implicita, che non aveva escluso, fosse un intervento militare contro l’Iran.
I sauditi stanno anche cercando di convincere gli Stati Uniti e l’Europa che il programma nucleare iraniano rappresenta una minaccia alla loro sicurezza e che dovrebbe essere ostacolato al più presto possibile. Ecco perché molti funzionari statunitensi ed europei, nei loro incontri bilaterali con i funzionari sauditi, dicono che un “Iran nucleare” sarebbe dannoso per la sicurezza del Golfo Persico. “Io capisco che il mondo arabo non possa permettere che l’Iran continui a sviluppare armi nucleari“, aveva detto Frank-Walter Steinmeier, il leader del partito d’opposizione nel parlamento tedesco ed ex ministro degli esteri, in una riunione di febbraio con il ministro degli esteri saudita Saud al-Faisal.
L’ostilità del regno saudita verso l’Iran, tuttavia, è andato al di là della superficie. Nei mesi scorsi, quando la retorica bellica e per le sanzioni economiche contro Teheran fluttuava nell’aria, i funzionari sauditi avevano inviato il segnale di esser pronti a compensare eventuali carenze che potessero colpire il mercato del petrolio greggio, dopo che i ministri degli esteri degli Stati membri dell’UE raggiunsero un accordo per imporre l’embargo petrolifero contro l’Iran, che entrerà in vigore all’inizio di luglio. Secondo un rapporto di Associated Press, il ministro del petrolio dell’Arabia Saudita aveva detto il 14 marzo che il suo paese e altri paesi esportatori di petrolio, erano pronti a compensare eventuali carenze degli approvvigionamento a causa della volatilità dei mercati, un apparente riferimento alla prova di forza con l’Iran sul suo programma nucleare.
In ogni caso, la posizione che Riyadh ha adottato nei confronti di Teheran è assolutamente in linea con le politiche anti-iraniane del regime israeliano. Ballano sulle note di Israele ed eseguono ciò che Tel Aviv desidera di più: isolare l’Iran, aumentando le pressioni contro il popolo e creando discordia al suo interno, per spingerlo a ribellasi al proprio governo. Tuttavia, ciò che è chiaro è che tali pressioni non possono mettere in ginocchio gli iraniani e svelano soltanto il vero volto dei nemici di questa nazione. Nel corso dei tre decenni dalla vittoria della rivoluzione islamica, l’Iran è stato costantemente bersaglio delle ostilità e dell’aggressività delle superpotenze mondiali e dei loro alleati, per cui le recenti politiche antagoniste e l’ostilità dell’Arabia Saudita non sono nulla di nuovo o sorprendente.
Kourosh Ziabari è un corrispondente iraniano, giornalista freelance e intervistatore. E’ stato premiato in Finlandia da Ovi Magazine e dal Foreign Policy Journal. E’ membro della rete Tlaxcala dei traduttori per la diversità linguistica (Spagna). E’ anche membro World Student Community for Sustainable Development (WSC-SD). Gli articoli di Kourosh Ziabari sono apparsi in un certo numero di siti canadesi, belgi, italiani, francesi e tedeschi.
Traduzione di Alessandro Lattanzio
http://sitoaurora.altervista.org/home.htm
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