Due giorni fa, sul popolare giornale Arab News, è stato pubblicato un interessante commento di Hassan Barari, esperto di relazioni internazionali e professore di politica Mediorientale presso l’Università di Giordania. L’articolo di Barari era dedicato ad Hassan Rohani, il neo Presidente iraniano e al possibile ruolo che la sua elezione può giocare all’interno della politica iraniana.
Secondo Hassan Barari è davvero complicato che il nuovo Presidente iraniano possa riuscire a cambiare veramente il corso degli eventi nella Repubblica Islamica. Ciò, per diversi motivi, tra i quali la disastrosa situazione economica dell’Iran e la difficile risoluzione della questione nucleare. Il problema principale, però, per Barari non è da ricercare in Rohani, ma in chi comanda veramente a Teheran.
Le leve del potere in Iran, scrive l’autore, non sono nelle mani della Presidenza e se davvero Rohani vorrà cambiare qualcosa, dovrà ottenere il sostegno della Guida Suprema Ali Khamenei, il vero master della politica iraniana. La verità, però, è che Khamenei si è rivelato essere uno “dei più intransigenti decision makers” della Repubblica Islamica. Parlando solamente di nucleare e di possibile negoziato, basti pensare che – proprio mentre Rohani veniva eletto – il regime iraniano installava altre 7000 centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Una risposta molto chiara a chi, sull’onda dell’entusiasmo per il “nuovo corso iraniano”, aveva avanzato l’ipotesi di una sospensione del programma nucleare.
Hassan Barari, in conclusione, evidenzia come il Presidente iraniano potrà anche continuare ad amministrare il potere in Iran con il metodo “business as usual”, ma Hassan Rohani non deve dimenticare che, per l’Amministrazione americana, nessuna opzione è veramente scartata dal tavolo…