Il mio gatto non è un cuor di leone. Non è nemmeno nella media gattara, a dire il vero: alla caccia preferisce indubbiamente la scatoletta (la sua nuova ossessione è questa) e all’avventura la cuccia. Ora che arriva la primavera, ad esempio, adora guardare gli uccellini e prepararsi ad attaccarli per fargli vedere di che pasta è fattto. Però solo nella sua testa e da dietro un vetro, eh.
Grande cacciatore, il mio Nevruz. Sì, come no.
L’altro giorno, approfittando non dico di un timido raggio di sole, ma almeno del legfgero innalzamento della temperatura, si divertiva a correre tra dentro casa e la terrazza esterna che dà accesso al giardino.
Correva come un folle, e il mio gatto lo deve essere davvero un po’ folle viste le sue fisime. Ad esempio, ha staccato con i denti un angolo del battiscopa della cucina e deve restare così, perché lui ci si infila dentro nei momenti di grave pericolo. Tipo quando arriva mio cognato, per dire. Oppure un altro gatto insidia il suo territorio e lui tira i remi in barca e scappa. Cuordileoneamoredimammà.
Dico deve perché ho provato a richiudere il battiscopa in tutti i modi: col silicone, coi chiodi, mettendo qualcosa davanti che gli impedisca l’ingresso.
Niente, lui stacca via tutto.
E’ pazzo.
Ma veniamo a noi. L’altro giorno, appunto, scorrazzava tutto bello tranquillo e io lavoravo al pc in salotto. All’improvviso lo sento emettere dei miagolii strani, come quando acchiappa un topolino e decide di seviziarlo fino alla morte, per intenderci. Mi avvicino e vedo che salta intorno al più grosso ragno che io abbia mai visto.
Giuro, lo so che non mi credete, ma lo giuro.
Niente a che vedere col passato, davvero: un ragno enorme.
Gigantesco.
Impressionante, quasi una tarantola.
Riesco a chiamare l’Amoremio che è al piano di sotto giusto con l’ultimo fiato prima di un attacco di panico che mi fa chiudere in bagno con l’inalatore per l’asma. Decido di contare le mattonelle del bagno per farmi passare l’ansia, ma la visione di quel mostro è impossibile da cancellare.
Dopo cinque minuti e diversi inquietanti rumori, bussa l’Amoremio.
“E’… è morto??” chiedo tremante e con la tachicardia.
“Sì, ma ho lottato duramente”
“Ah. Era grande, vero?”
“Ti dico solo che prima che lo schiacciassi con la paletta ci siamo guardati negli occhi.”
“Ah.”
“Eh.”
“E il cadavere? Dov’è? Sei sicuro che è morto?”
“L’ho buttato dalla terrazza. Fidati, è morto. Piuttosto…”
“Cosa?”
“Era pieno di polvere, credo che il gatto l’abbia tirato fuori da sotto la cucina.”
“Vuoi dire… vuoi dire che abitava sotto la nostra cucina? Quel mostro??”
“Sì”
“AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!”
Dopo circa un paio d’ore mi sono calmata e ho realizzato che:
1) Sono stata fortunata, perché il mostro è morto e non ha pizzicato il coraggiosissimo Nevruz.
2) Non ho molti ragni degni di nota in casa e non riesco a capacitarmi come questa bestia subtropicale potesse vivere abbarbicata lì. Limortaccisua.
3) Oddio, viveva nella mia cucina.
4) Oddio, viveva nella mia cucina.
5) Oddio, viveva nella mia cucina.
6) Oddio, viveva nella mia cucina!!!!!!!
L’ho già detto che soffro di aracnofobia?!?!