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Quando Arancia Meccanica uscì nelle sale americane, nel 1971, l'occidente era intento a metabolizzare il brusco risveglio che seguì il boom economico degli anni '60. La guerra in Vietnam, il paventato pericolo rosso, gli omicidi di alcuni grandi leader politici popolari avevano incrinato l'ottimismo del dopoguerra, e dolorosamente la società stata risvegliandosi dal sogno di un mondo sereno e opulento.
Allo stesso tempo nella popolazione andava diffondendosi una nuova coscienza politica; l'utopia borghese si stava sgretolando sotto gli occhi della classe media, e la mentalità antisistemica del movimento hippie e dalla contestazione giovanile rischiava di privare la macchina produttiva del necessario ricambio generazionale.
Uno degli strumenti con cui il Sistema si adoperò per ricondurre il mondo occidentale sui "giusti" binari fu il cinema. A far capo da fine anni '60 le commediole, i western, i polizieschi, gli spionaggistici, i drammi sentimentali, furono via via affiancati e sostituiti da alcuni nuovi filoni cinematografici anche molto diversi tra loro, ma accomunati da una spiccata propensione verso il pessimismo ed il terrorismo culturale. Imperativo di questa novelle vogue cinematografica era instillare nella coscienza collettiva l'idea di un mondo pericoloso ed ostile, popolato da una umanità violenta e senza scrupoli, per tutelarsi dalla quale il cittadino medio non poteva prescindere dalla protezione garantita dal potere costituito. Ecco perciò venire alla ribalta cineasti internazionali come Scorsese, Coppola, Hooper, Siegel, Romero, Cimino, il lungo filone di poliziotteschi nostrani in stile Enzo G. Castellari, ed una serie di personaggi spiccatamente forcaioli come l'ispettore Callaghan e il Giustiziere della Notte.
Fu in questo contesto che Stanley Kubrick - autore già molto affermato grazie a successi del calibro di Lolita, Il Dottor Stranamore e 2001 Odissea nello Spazio - sottopose alla Warner una sceneggiatura tratta dal romanzo di Anthony Burgess A Clockwork Orange, datato 1962. I colletti bianchi deputati alla analisi e selezione delle sceneggiature furono molto colpiti da questa storia piena di nichilismo e violenza, che sembrava fatta appositamente per soddisfare i criteri selettivi "raccomandati" dall'alto, così il film fu prodotto.
Tuttavia i selezionatori della Warner e la gran parte del pubblico non riuscirono a cogliere, per lo meno non del tutto, e non immediatamente, il senso più profondo del film, che Kubrick - dosando e distribuendo gli elementi drammatici - seppe sapientemente mimetizzare nel tessuto narrativo.
In Arancia Meccanica, infatti, la tematica centrale non è affatto la "violenza fine a se stessa", come da decenni va ripetendo il fior fiore della critica. Chi conosce il lavoro di Kubrick sa bene come il senso di ogni sua opera vada ricercato oltre le apparenze. Nel caso specifico è sufficiente guardare il film con un minimo di distacco e apertura mentale per intuire come le intenzioni dell'autore andassero ben oltre una generica, moralistica, sensazionalistica (e un pò banale) denuncia dell'imbarbarimento sociale post-moderno.
Il vero tema di Arancia Meccanica - sintetizzato alla perfezione dallo stesso titolo del film - è il libero arbitrio. Più precisamente, la strategia draconiana di agire sulla psiche del cittadino allo scopo di manipolarlo, irregimentarlo ed omologarlo con l'ausilio delle moderne tecnologie di controllo mentale.
Per rendere l'idea dell'atmosfera che si respirava nell'ambiente della controcultura ai tempi della uscita del film, è utile riportare quanto ebbe modo di dichiarare lo psicologo James V. McConnel in una intervista rilasciata alla rivista "Psychology Today" agli inizi del 1970.
"Presto giungerà il giorno in cui saremo capaci di combinare la deprivazione sensoriale con l'azione ipnotica di alcune droghe ed il meccanismo "educativo" basato sulla dicotomia ricompensa-punizione. A quel punto potremo raggiungere un controllo pressochè assoluto sul comportamento di un individuo, ed ottenere molto rapidamente ed efficacemente un "positivo" lavaggio del cervello che ci consentirà di riprogrammare indole e personalità di qualsiasi individuo."
Ebbene, a gran parte dei critici sembra essere sfuggito questo fondamentale elemento che caratterizza la struttura narrativa del capolavoro di Kubrick. Il che si evince anche leggendo alcuni brani tratti da recensioni accreditate.
"[Arancia meccanica] Vede con grande anticipo quello che sarà il problema della nostra epoca e che è sicuramente un problema più del ventunesimo secolo che non del ventesimo secolo. Quelli del ventesimo secolo si basavano sull'ideologia: ho un'idea e quindi t'ammazzo; quelli del ventunesimo secolo si basano sul nichilismo: non ho nessuna idea e quindi ti ammazzo."Gianni Riotta
"Kubrick profetizza anche la pericolosità di una violenza "estetizzante" anzi, la rappresenta, ce la mette sotto gli occhi, utilizzando la Nona di Beethoven e Rossini: una violenza a ritmo di musica."Achille Bonito Oliva
"Dei 3 film di Kubrick che si possono considerare fantascientifici [Arancia meccanica] è il più violento e quello in cui parla più del presente, appena caricato di connotazioni future. Come gli altri due, è una favola filosofica che illustra con geniale lucidità il suo discorso sulla violenza e sul rapporto tra istinto e società anche se nemmeno lui, pur nel suo palese sforzo di stilizzazione grottesca, si è sottratto ai rischi che si corrono al cinema nell'illustrazione della violenza."Dizionario Morandini
Leggendo tali giudizi risulta più semplice comprendere come 40 anni orsono i vertici della Warner accettando di produrre questo film si dettero involontariamente la zappa sui piedi. Furono buggerati allo stesso modo in cui ancora oggi lo è la maggior parte del pubblico e della critica, che in cuor suo continua a ritenere Arancia Meccanica come una sorta di film pornografico d'autore.
Al contrario, si tratta di una delle opere più coraggiose, profetiche, geniali e morali della intera cinematografia contemporanea. La violenza fu adoperata da Kubrick semplicemente come strumeing=false
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