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L'arancione è il "nuovo" colore della vittoria di una sinistra folgorante. Una folla scende in piazza e festeggia sventolando ciò che di arancione può esserci. Non è un colore nuovo: anche in Ucraina nelle elezioni del 2004, i sostenitori di Yushchenko scesero in piazza per sostenerlo e denunciare i brogli elettorali. Era il colore degli ideali di libertà e progresso. L'hanno chiamata: "Rivoluzione arancione".
Oggi i leader di quella rivoluzione, Yushchenoko e Timoshenko, rivelano l'inesorabile fallimento di quel progetto perché non sono stati capaci di risolvere le enormi difficoltà di un paese corrotto e povero, ostaggio della Russia putiniana. Non voglio certo paragonare le due cose, ma quello che voglio auspicare è un vero cambiamento. Adesso in molti devono rimboccarsi le maniche, dalla base al vertice. Cambiare si può e l'Italia l'ha sempre dimostrato solo a metà. Le feste di Milano e Napoli sono state esemplificative di una condizione che accomuna molti italiani: speranza per qualcosa di meglio di una politica dai toni eccessivi. Staremo a vedere cosa succederà, se la nostra "rivoluzione arancione" darà i suoi frutti.
Anche a destra iniziano a farsi delle domande, forse troppo tardi. Come cani rabbiosi cercano un(a) capro(a) espiatorio, ma nessuno osa dar la colpa al vero colpevole. Proprio le parole del nostre vecchio e "caro" presidente, troppo aggressive ed assurde, prive di fondamento, lontane da quella società civile che lo ha portato al premierato, si sono rivoltate come un boomerang. La sinistra non si è lasciata prendere dalla mano aggressiva dell'avversario, mantenendo un tono pacato. Ha portato avanti la propria concretezza che è stata premiata dai cittadini. Ora come ora, sembra esserci un'intesa magnifica tra PD, SEL e IDV. Io andrei cauto (la storia alla fine dei conti, qualcosina può ancora insegnarla), non lasciamoci trascinare eccessivamente dall'entusiasmo. Lo step successivo deve essere: FATTI CONCRETI!
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