Da qualche giorno avevo notato, e fotografato, un cantiere di semina.
Cinque trattori con le macchine e gli attrezzi agricoli per la semina dei cereali, parcheggiati per giorni, durante le feste, lungo la strada che percorre la valle dell’Ensi, verso San Miniato.
Stamani il cantiere era a lavoro. Magari con solo due macchine.
Il trattore con la fresa che passava ai lati delle fosse, ed il trattore con l’aratro a rigirar terra.
Sono passate da poco le nove di questo mattino di gelo e cielo sereno.
Il sole è basso e radente, ma comincia scaldare il terreno.
E’ una nebbia fine, leggera, è un lenzuolo che la terra sembra gettarsi addosso per non mostrare alla vista dei passanti, cosa nasconde sotto la cotica erbosa.
Con pudore, la nebbia ammanta con candore la terra appena rivoltata e denudata.
Dal bordo della strada, il trattore, sul fondo del campo, appare come una grande macchia scura, che si muove.
Avanza, apre una serie di varchi rivoltandoli l’uno sull’altro, e subito, il manto bianco pietosamente li ricopre.