Cosa succede se i 60 minuti di gioco sono in mano a una sola persona?
E se questo giudice sportivo, elevasse il suo potere fino a decidere come e chi condannare con diversi criteri?
Succede che nella curva un bisbiglio al vicino: “oh ma hai visto?” diventerebbe un unico sonoro urlo al quarto o quinto disaccordo di decisione. “Oooooh arbitro svegliati?!” É forse da considerarsi minaccia o offesa grave?
Questo succede non solo alle 20:30 di Sabato sera al Campo di Collalbrigo, può succedere dovunque. Tutti criminali?
Cosa succede se le decisioni dell’arbitro appaiano sempre più -arbitrarie- e non applicazione delle regole? Se viene fischiato solo da una parte un fallo e pure un sorriso scambiato (addirittura) per un oltraggio che costa un cartellino rosso?
Il “Nervoso” entra in campo come giocatore fantasma, ma invincibile.
La tensione prende il sopravvento sulla voglia di giocare, si commettono sbagli, si perde il controllo della partita. La squadra si rompe in un “1 contro tutti” per difendere prima che la palla la proprio dignità.
Oltre al FairPlay, concetto delicato e sottile, é una partita di calcetto non un esibizione di balletto classico, c’è qualcos’altro che non -dovrebbe- mai succedere.
Che a distanza di 24 ore la realtà venga stravolta, mescolata e cucita in una storia da giornalino di gossip lontanissima da quanto successo in un campo di calcetto. Foto semi segnaletiche sui giornali (?!?) dove a un occhio estraneo potrebbero sembrare due giovani serial killer e non giocatori.
Pizzichi e mozzichi di parole vengono trasformate e da squadra di calcetto diventano una banda gangster?!?
Se questa é professionalità, meglio astenersi dall’esserlo.