Magazine Cinema
La trama (con parole mie): Robert Miller è un magnate di successo, un milionario potente alle prese con affari che smuovono capitali da fantascienza al comando di un vero e proprio impero, un padre di famiglia spesso in ritardo ma sempre pronto a tornare a casa nei momenti che contano.Robert Miller, però, è anche un uomo che cerca di proiettare un'immagine da vincente in modo da avere sempre le spalle in qualche modo coperte, anche quando gli affari non vanno così bene e tocca liquidare il suddetto impero grazie a trucchi da illusionista e squalo che, se portati alla luce, lo condurrebbero dritto in galera.Il rischio maggiore però viene dall'amante di Miller, l'artista francese Julie, che una notte durante una gita in macchina muore a causa di un incidente causato da un colpo di sonno dell'uomo che, una volta in fuga, muove ogni pedina gli sia possibile affinchè tutto possa essere risolto sott'acqua, senza che le increspature turbino gli affari.Riuscirà il capitano d'industria a far quadrare conti e questioni legali? O il detective Bryer sarà in grado di mettergli i bastoni tra le ruote?
Film come Arbitrage tornano sempre utili, nel loro sapore Classico, un pò come un whisky di malto che si sorseggia seduti in poltrona, in tranquillità, lasciandolo scivolare fin nel profondo e ben sapendo che il suo calore difficilmente si trasformerà nel malessere del "day after": il lavoro di Nicholas Jarecki, infatti, ripercorre le orme dei legal thriller dal sapore vagamente eighties che nel corso della mia infanzia funzionavano alla grande nel weekend, quando in casa Ford si riusciva, di tanto in tanto, a raggrupare tutta la famiglia davanti a titoli che mettessero d'accordo due onnivori affamati di pellicole come me e mio fratello - allora senza whisky - e spettatori occasionali come i nostri genitori, che non sono mai stati grandi amanti della settima arte.
Come se non bastasse, considerate le aspettative pressochè assenti che nutrivo alla vigilia, devo ammettere che la riflessione sul Potere e la sua gestione è riuscita a mantenere vivo il mio interesse dal primo all'ultimo minuto con una discreta facilità evitando al contempo di perdere troppi colpi dal punto di vista della logica, sfruttando una più che buona prova di Richard Gere, che porta sullo schermo un personaggio che pare la versione "romantica" del Gordon Gekko di wallstreetiana memoria.
Certo, la vicenda di Robert Miller e la sua lotta per mantenere a galla un impero milionario proiettando sempre e comunque l'immagine del vincente infallibile non sarà una novità e neppure una visione che sconvolgerà il vostro panorama del Cinema nel corso di questo 2013, eppure il meccanismo gira senza intoppi, stimola curiosità nello spettatore e giunge alla sua conclusione sfoderando anche una chiusura quasi autoriale con una neppure troppo velata critica ad un sistema che privilegia e privilegerà sempre gli squali ed il Potere - sia esso dato dal denaro, dalla politica o dai rapporti che si creano in una coppia o in famiglia - a scapito di chi lotta e si dibatte affinchè un giusto ordine delle cose possa essere di nuovo costituito - emblematico il personaggio del detective Bryer interpretato da Tim Roth, cornuto e mazziato nonostante i tentativi di mettere alle strette Miller/Gere inchiodandolo alle sue evidenti bugie e manipolazioni -.
Restiamo comunque nell'ambito del patinatissimo prodotto hollywoodiano, ma occorre dare merito a Jarecki di aver trovato un invidiabile equilibrio nel proporre una vicenda che in mano ad altri avrebbe rischiato retorica, confusione e conseguenti copiose bottigliate come fosse un compromesso tra il gusto del grande pubblico, una strizzata d'occhio ad un genere che negli ultimi anni ha certamente perso il suo antico splendore e perfino diversi risvolti quasi "di nicchia", ovviamente ben celati probabilmente per non incorrere in tagli o modifiche da parte di una produzione che avrà voluto senza dubbio e con forza l'impostazione laccata che Arbitrage porta - volente o nolente - nel profondo di ogni suo fotogramma.
In periodi di calma cinematografica come quello del post-Oscar, prodotti di questo genere, onesti e senza troppe pretese, realizzati con professionalità nonostante la forte impronta mainstream e quasi televisiva - l'influenza delle serie tv di stampo crime è evidente - sono perfetti per accompagnarci in serate senza troppo impegno e, chissà, anche ricordare visioni che hanno fatto parte della nostra formazione di appassionati.
MrFord
"I need a dollar dollar, a dollar is what I need
hey hey
well I need a dollar dollar, a dollar is what I need
hey hey
and I said I need dollar dollar, a dollar is what I need
and if I share with you my story would you share your dollar with me."Aloe Blacc - "I need a dollar" -
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