Con colpevole ritardo ecco un piccolo report del concerto che gli Arcade Fire hanno tenuto a Lucca nell’ambito del Summer Festival lo scorso 9 luglio.
Sugli Arcade Fire credo non ci sia niente da aggiungere, in questo blog se ne è parlato spesso e credo che si possa convenire che siano una delle migliori e più originali band del panorama internazionale degli ultimi anni. E di certo, anche dopo quest’ultimo live, posso affermare che un concerto degli Arcade è un evento da non perdere.
La location era piazza Napoleone, e devo ammettere che già sommare il sapore da borgo medievale di Lucca al clima estivo e super assolato del passato week-end con l’aggiunta della presenza di una buona quantità di turisti nazionali e internazionali di cui molti arrivati proprio per il concerto ha creato un’ottima atmosfera. La piazza è abbastanza piccola ma il palco è decisamente importante con un impianto notevole che ci regalerà un ottimo audio durante il live.
Aprono gli A Classic Education, formazione italiana con componente italo-canadese (il frontman Jonathan Clancy) nata da una costola dei Settlefish, che fanno un live di tutto rispetto. Segue una quarantina di minuti abbondanti di attesa che ci sono utili per guadagnarci un’ottima posizione molto vicina al palco. Mentre la luce del giorno sta definitivamente cedendo il posto alla notte, ecco che finalmente si interrompe il sottofondo musicale da intermezzo (tra l’altro ottimo con tanto di pezzi dei The Soft Moon) e parte un video introduttivo proiettato sui diversi videowall che fa da preludio a Ready to Start. Da li è un’infilata di pezzi tratti dai diversi album della band. L’energia è davvero tanta, sia da parte dei numerosi membri della band sia da parte del pubblico che ormai è stipato nel piazza occupando ogni spazio libero nonostante il caldo decisamente fastidioso. Si salta, si balla, si battono le mani e si canta ogni pezzo. La risposta della gente è tanto intensa che se ne accorgono e la sottolineano più volte durante il live anche gli Arcade, tanto che Win Butler ad un certo punto se ne esce con un “I don’t know if you realize how fucking beautiful is this”. Si chiude con la classica Wake up, che comunque live mi fa sempre venire la pelle d’oca e penso non solo a me visto che non appena sono partite le prime note un’onda ha percorso tutto la piazza portandomi ancora più sotto il palco.
Insomma uno di quei concerti che ti fanno andare a letto con il sorriso stampato in faccia.