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Archeologia. Chi erano gli Shardana? Come si pronuncia il loro nome?
Creato il 20 giugno 2015 da PierluigimontalbanoOgni tanto si accendel’interessesu un popolo misterioso,quello degliShardana.Chi erano in realtà?È un argomento di cui si parla molto, in Sardegna. Vediamo cosa ne pensa il Prof.PieroBartoloni,che è uno specialista del mondo mediterraneo orientale. Le risposte che seguono sono testualmente le sue.
È vero, un argomento di grande interesse: anzi, un problema di soluzionetutt’altro che semplice, questo degli Sherdana. Sì, proprio gliSherdanae non gliShardana,come comunemente si è soliti citare questo popolo. Le scoperte epigrafìchepiù recenti ci forniscono questa vocalizzazione. Infatti, i documenti egiziani di etàamarniana,relativi alla XVIIIIdinastia egiziana (1560-1230 a.C.), dunque i primi a citare questo gruppo, non permettevano di vocalizzare compiutamente la parola che risultava scritta con le consonanti S˘RDN.La scrittura egiziana geroglifica è costituita daideogrammiche, assieme aldeterminativo,compongono la parola, però indicando unicamente le consonanti. Il determinativo era un ideogramma che precedeva la parola che doveva essere scritta e ne riassumeva il significato. Al pari di un arabo contemporaneo, per un antico egiziano era elementare ed automatico inserire le vocali, perché queste, in base alla loro disposizione prefissata, costituivano la stessa struttura grammaticale della parola. Attualmente è scientificamente impossibile attribuire i reali suoni alle singole vocali che presumibilmente erano inserite nelle parole egiziane. Quindi, quando si legge un antico testo geroglifico, al posto delle vocali di norma vengono usati deglishwa,cioè quelle che, nella scienza glottologica, sono delle vocali convenzionali dotate di un suono neutro quale la vocaleë. Per fare un esempio concreto,prendiamo il nome del grande faraone della XIX dinastia, denominato solitamenteRamses,II nome del faraone attualmente viene menzionato sia comeRamsesche comeRamesseperché conosciamole consonanti che lo compongono ma nonl’esattacollocazione delle vocali. Il nome era scritto con le sole consonanti nel modo seguente:USMRÂSTPNRÂRMSS MMN,che generalmente viene vocalizzato conUsimarâ SetepenrâRamesse-Miamunma che questa vocalizzazione sia quella giusta nonc'ècertezza.
Pertanto, il termine egiziano che comunemente si è soliti indicare foneticamente conSˆardanaè inesistente e, comunque, non siamo assolutamente in grado di sostenere che sia corretto. Senza dubbio sarebbe più corretto pronunciare la parolaS˘ërëdën.Quindi,l’identificazionedel termine egizianoS˘rdn,vocalizzatoS˘ërëdëno, se si vuole, S˘ërdën,con la parolaS˘ardanaè assolutamentearbitrariae in ogni caso, non reale. Come che sia, la parolaS˘ardanaè una parola creata in età moderna.Lo stesso problema fonetico riguarda la ben notaiscrizionediNora,dove nella terza riga è tracciata la parola S˘rdnche si è soliti ritenere costituisca la primamenzione scritta della Sardegna. Infatti anche la scrittura fenicia è unicamente consonantica, e quindi non sono indicatele vocali. Come è noto, l’iscrizione diNora,la cui datazione oscilla tral'XIel’VIIIsecolo a. C.,è di letturadifficilee controversa, ma praticamente tutti gli epigrafisti sono ancora oggi quasi tutti concordi nelritenereche nella terza riga sia realmente nominata laSardegna. La soluzione del dilemma sulla pronuncia del termine Srdnsi è avuta solo recentemente, perché solo da poco tempo ai testiamarniani,cioè della XVIII dinastiadell’antico Egitto, scritti in caratteri geroglifici e lingua egiziana, si sono aggiunti quelliugaritici,di contenuto diplomatico, e dunque scritti in linguaaccadica.Ugarit,città-stato della costasiriana,fu distrutta durantel’invasionedei Popoli del Mare e non più ricostruita. Infatti, documenti in lingua accadica, recentemente scoperti in areamesopotamicae siriana, più tardi di circa duecento anni rispetto aquell’evento,
permettono finalmente di vocalizzare la parolaS˘RDNcon la pronunciaSherdana.Come è noto, la lingua egiziana geroglifica era scritta con le sole consonanti e senza vocali, che di norma vengono foneticamente sostituite dalloshwa, vocale inesistente nella realtà e appunto per questo utilizzatanell'ambitodegli studi glottologici e linguistici. Invece, la lingua accadica, appartenente al gruppo semitico orientale, come Fattuale lingua araba utilizzava trevocali, rispettivamente laa, lae/ie lao/u(ad esempioQetaboppureQitab^OmaroppureUmar).Queste vocali erano assolutamente inconfondibili tra di loro e non potevano essere sostituite da vocali appartenenti ad altri gruppi, pena il radicale mutamento di significato della parola. In questo caso anchel’onomasticaconcorre a risolvere il problema, perché sulla base dei testipervenuticisi può constatare che i soldatiSerdanain Egitto avevano nomipropriegiziani mentre a Ugariti loro nomi eranosirianie inMesopotamiaaccadici. Come è noto, la scritturaaccadicanon èpseudo-alfabetica,come quella fenicia, bensìsillabica,composta cioèda (ottantaquattro)sillabe. Queste, precedute da uncarattere determinativo di origine sumera e combinate tra di loro formavanol’insiemedei termini del vocabolario. Tra leantichescritture vicino-orientali, solo la lingua accadica, oggi morta, presentava le vocali. Queste erano unicamente tre; la vocalea,la vocalee/ie la vocaleo/u.Le vocalie/ieo/u erano considerateomofoniche,cioè con lo stesso valorefonetico e dunque intercambiabili. Pertanto, una parolaaccadicapoteva essere pronunciata indifferentemente con la vocaleeo con la vocalei,ma la stessa parola conun'altra vocale, ad esempio con laa,assumeva ovviamente un altro significato totalmente diverso. Nei testiugariticiil termine indicante imercenariin questione è scrittoS˘erdana,con la prima vocalee/ie nona, poiché altrimenti avrebbe assunto con ogni probabilità un significato completamente diverso. Pertanto, grazie soprattutto alla lingua accadica, ecco finalmente risoltol'annoso problema della corretta pronuncia della parolaS˘erdanaindicantequesto nucleo di personaggi attivi nell’area del Vicino Oriente tra il XV e il XII secolo a.C. e inseriti tral’altronell’elencoegiziano dei cosiddetti "Popoli del Mare". In definitiva, se ne ricava che a volte la storia è molto più semplice di quanto immaginiamo possa essere stata e, spesso, è ben diversa da come qualcuno vorrebbe che fosse stata.
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