Archeologia in Sardegna: ipotesi sull’origine e sulla funzione dei nuraghi.

Creato il 15 luglio 2014 da Pierluigimontalbano
Archeologia in Sardegna: ipotesi sull’origine e sulla funzione dei nuraghi.di Aldo CasuQuasi tutti gli studiosi della Civiltà Nuragica hanno formulato ipotesi sulla funzione dei nuraghi ma sono pochissimi quelli che hanno indagato sull’origine di queste costruzioni megalitiche uniche in tutto il mondo e ancora così misteriose e ricche di fascino.Il Megalitismo, che ha coinvolto la Sardegna dal Neolitico all’Età Nuragica (6.000-700 a.C.), però, al contrario di quanto si crede, è stato un fenomeno mondiale che ha la maggiore concentrazione delle sue strutture nell’Europa Atlantica e in tutto il bacino del Mediterraneo.Le imponenti strutture in pietra quali Stonehenge e i nuraghi  fanno parte del “patrimonio culturale europeo e mondiale”, e per la capillare diffusione e la grande varietà che ebbero in Sardegna, le cultureprenuragiche e la successiva Civiltà nuragica vengono considerate fra le più importanti culture megalitiche mai esistite.L'ignota tecnologia usata per il taglio dei monoliti, la costruzione dei monumenti stessi e il loro significato spirituale resta ancora un enigma ma gli studiosi, con le loro ricerche, hanno dimostratocome il cosiddetto “proto-megalitismo sardo”  sia strettamente legato al “megalitismo dell'area pirenaica ”. (1)In Sardegna, espressione del megalitismo, oltre ai nuraghi, sono i ‘menhirs’ (vedi foto 1), i ‘dolmen’ (vedi foto 2), le‘allèes couverts’ (vedi foto 3) e i ‘circoli dolmenici’ (vedi foto 4).(2)Col passare dei secoli i ‘dolmen’ si evolsero nei primissimi ‘protonuraghi’ a base quadrata o, comunque non circolare; le “allèes couverts” si evolsero in ‘tombe dei giganti’ prima, e in seguito in ‘nuraghi a corridoio’.
Queste trasformazioni avvennero probabilmente in seguito all’arrivo nell’isola di altre genti che avevano una cultura diversa:  “ … Le sepolture dell’età eneolitica ci forniscono numerosi elementi sul gruppo umano che viveva nell’isola in quell’epoca. (…) La stratificazione etnica della Sardegna è composta da ‘preneolitici’: gli IPSISTENOCEFALI di tipo proto – etiope (in minima parte); da ‘neolitici’ : i DOLICOMESOCEFALI di tipo mediterraneo; e da ‘eneolitici’, gli stessi mediterranei con una minoranza di BRACHICEFALI. (…) Risulterebbe quindi che in Sardegna avrebbe vissuto una rozza  scarsa popolazione priva della agricoltura - forse Liguri – cementata da un apporto di genti venute dal Mediterraneo orientale …” (3). Della presenza di due etnie con una cultura differente si ritrova traccia anche nell’etimologia di due toponimi in agro di Sant’Andrea Frius dove al di fuori dell’enclave difesa dal sistema nuragico (4), sulle montagne, abitavano degli “adoratori di menhirs”, nelle immediate vicinanze della zona nota col nome di “Pèdras fìttas”, mentre all’interno dell’enclave abitavano “adoratori di pale” che potrebbe essere un esplicito riferimento alle “stele” delle tombe dei giganti o alle pitture, per esempio, de “Sa Pala Larga”(5).Sta di fatto che in Sardegna, tra protonuraghi (300 circa) e veri e propri nuraghi, se ne contano ca. 10.000 e, cioè, uno ogni 0,7 kmq: un numero e una densità che stupiscono specie se si tiene conto che “… secondo le ipotesi degli studiosi, nell'isola in quel periodo (tra il XVI e il X a.C, n.d.a.) si poteva contare una popolazione di circa 245.000 unità; altre ipotesi fanno supporre ad un numero maggiore, tra i 400.000 e i 600.000 abitanti… )(6) comunque sempre troppo pochi per poter realizzare una simile opera più che faraonica.Tra la fine del Bronzo Antico  e gli inizi del Bronzo Medio (XVIII-XVI secolo a.C. secondo la cronologia del Lilliu) si ha l'edificazione dei primi protonuraghi, denominati anche pseudonuraghi o nuraghi a corridoio che sono la tipologia più antica. Differiscono in maniera significativa dai nuraghi classici per l'aspetto più tozzo e la planimetria generalmente irregolare, la loro altezza non supera i 10 metri ma occupano una superficie notevolmente maggiore rispetto a quelli a torre. (vedi foto 5)Nel Bronzo Medio, intorno al XIV-XII a.C. fa la sua comparsa il nuraghe monotorre a tholos. (vedi foto 6). All'interno ospita una o più camere sovrapposte, coperte a falsa volta, con la tecnica cosiddetta ad aggetto. Rispetto alla prima fase si nota ‘una brusca svolta costruttiva’ nella civiltà nuragica.(7) È il nuraghe per antonomasia, è di forma tronco-conica e la tholos è realizzatasovrapponendo giri di pietre via via più stretti fino a chiudere la volta. Alla torre principale viene aggiunta un'altra torre e il nuraghe monotorre si evolve in nuraghe tancato.(vedi foto 7).Nel periodo del Bronzo Recente e Finale fra il XII e il IX a.C. al singolo nuraghe già esistente, si addossano altre torri e corpi di fabbrica, fino a realizzare quelle complesse strutture, dette regge nuragiche, provviste di torri angolari, spesso in numero di tre, come il nurahhe Santu Antine a Torralbe o il nuraghe Losa ad Abbasanta, ma anche di quattro torri, come  Su Nuraxi a Barumini e il nuraghe Santa Barbara a Macomer, o addirittura anche cinque, come il nuraghe Arrubiu a Orroli arrivando, in quest’ultimo, a un totale di ventuno torri. Dopo le piramidi egizie questi nuraghi polilobati  (vedi foto 8), che raggiungevano l’altezza di 25-30 m., sono considerati le più alte costruzioni megalitiche mai costruite durante l'Età del Bronzo nel Mediterraneo protostorico.(8)Tra i veri e propri nuraghi, che vengono costruiti a partire dal Bronzo medio (XVI-XII sec. a.C.) e le costruzioni che si realizzavano prima, si osserva avvenuta una “brusca svolta costruttiva” che non può essere spiegata, semplicemente e sbrigativamente, come una ‘naturale evoluzione’  e per essere capita a pieno bisogna considerarla da un altro punto di vista e, cioè, come un “evento sociale” o, meglio ancora, “come una risposta di quella Civiltà ai cambiamenti verificatisi nel mondo in cui essa esisteva e interagiva con le altre Civiltà ”.
Cos’è una civiltà?Secondo Arnold J. Toynbee “(9) … Ogni civiltà può essere intesa come la 'risposta' data da un gruppo umano alle sfide poste dalle particolari condizioni dell’ambiente naturale e sociale  in cui viene a trovarsi. La nascita di una civiltà coincide quindi con una serie di risposte riuscite ad altrettante sfide …” Un approccio analogo è adottato da alcuni sociologi che interpretano lo sviluppo della civiltà in chiave di adattamento, o di strategia adattiva a pressioni ambientali esterne e interne.Le ‘risposte’ che l’uomo dà alle sfide che l’ambiente gli pone, dipendono dalla ‘cultura’  del gruppo cui appartiene e da quelle che sono le sue maggiori o minori ‘motivazioni’ e ‘capacità di adattamento’ con la conseguenza che, a sfide ambientali simili, l’uomo può dare risposte diverse e adattarsi in modo differente da gruppo a gruppo.Se la Civiltà nuragica, nella sua più avanzata manifestazione monumentale, è stata la risposta data dai Sardi a una sfida posta dall’ambiente, vista la sua enormità e l’impegno richiesto dalla sua realizzazione, la sfida deve essere stata veramente grande e fortemente motivante.Se gli antichi abitanti della Sardegna a un certo punto cominciarono a innalzare costruzioni megalitiche, così particolari e uniche come i nuraghi, in tutta l’isola e in così gran numero, devono aver avuto dei, per loro, più che validi motivi senza i quali non avrebbe alcun senso l’impegno e la costanza da loro dimostrati nel realizzare una così grande opera.La ‘brusca svolta costruttiva’  le cui testimonianze dopo millenni ancora ci stupiscono regalandocisempre nuove sorprese, non va vista, cioè, come un semplice fenomeno architettonico (di per sénon certo facile da spiegare) ma va considerata (se si vuole capire la vera essenza della civiltà nuragica) in chiave sociale, come risposta, cioè, dei nostri lontani progenitori a qualcosa che si son trovati davanti e di fronte alla quale hanno dovuto reagire.Nell’isola, considerata la scarsa densità della popolazione (10-25 persone per kmq), non credo si sia verificato qualcosa, in quei tempi lontani, che possa aver causato e motivato quella brusca svolta costruttiva osservabile avvenuta nel Bronzo medio.Ma l’ambiente in cui vivevano i Nuragici non era solo la Sardegna bensì tutto il Mediterraneo!Essi, infatti, oltre che ‘guerrieri, pastori e contadini che vivevano suddivisi in piccoli nuclei tribali (clan)’, erano anche abili nell'arte della navigazione. I modellini di navi in pietra, che venivano realizzati in località detta ‘su Códuàxiu’  in territorio di Sant’Andrea Frius, a una quarantina di km dal mare, a circa 580 m.s.l.m., intorno alla metà del III millennio a.C. (10), sono una piccola testimonianza che i Sardi, se non da prima, già dall’Eneolitico (2.800 – 2.200 a.C.) avevano uno stretto rapporto con il mare e, “… attraverso di esso, in quanto abilissimi navigatori, potevano spostarsi facilmente in tutto il bacino del Mediterraneo e  mantenere contatti con le popolazioni iberiche, etrusche,cipriote, micenee e cretesi...”(11)Spesso si confondono queste ultime due Civiltà che si svilupparono in tempi diversi nell’isola di Creta: quella propriamente detta ‘cretese’ si sviluppò a partire dal 2.800 a.C., quando gli abitanti dell’isola cominciarono a arricchirsi con il commercio marittimo e le loro navi, costruite col legno che abbondava nell’isola, dominavano il Mediterraneo avvantaggiati dalla posizione in esso centrale della stessa e raggiunse il massimo splendore tra il 2.000 e il 1600 - 1.450 a.C. per poi scomparire improvvisamente.(12)I ‘Micenei ’ venivano dal nord e si erano stabiliti nel Peloponneso, regione della Grecia di poco a nord dell’isola di Creta che poterono occupare solo dopo la scomparsa della Civiltà cretese. In breve i Micenei divennero i dominatori dei mari e abilissimi commercianti ma il loro regno duro solo fino al 1.100 circa a.C. quando altri popoli arrivarono dal nord.(13) “… un tempo i Micenei frequentavano la Sardegna: nel golfo di Cagliari avevano impiantato un luogo di culto sulla collina del Nuraghe Antigori ma non sembra che fossero penetrati in profondità …”.(14) Come suggerito da P. Ruggeri (15) bisognerebbe ricostruire i loro diversi rapporti con la nostra civiltà nuragica e soprattutto riconsiderare gli intensi scambi commerciali e relazioni culturali che intercorsero tra la Sardegna e la Civiltà cretese.Per inquadrare gli scambi commerciali basti pensare ai lingotti di piombo, a forma di pelle di bue essiccata e di tipo cretese - cipriota, che sono stati trovati in molte località costiere della Sardegna ma anche dell’interno, che forse sono stati importati dall’Egeo orientale ma, come osservato da F. Lo Schiavo , potrebbero anche essere stati prodotti  ‘in loco’  “… da tecnici specializzati provenienti dall’area cretese – cipriota, al seguito dei capi, che avrebbero trasmesso alle maestranze indigene la tecnica dell’estrazione e della fusione in base ad accordi che prevedevano una quantità di metallo concessa in cambio, da importare nelle proprie sedi di origine …”(16).E se i Cretesi erano presenti in Sardegna, come si apprende dal ‘De mulierum virtute’ di Plutarco (17), a Creta, nella località Lyctos, alle pendici del monte Leuca, esisteva un insediamento stabile di Tirreni - Sardi.“… gli insediamenti studiati finora, relativamente all’epoca Eneolitica, e attestati in diverse zone della Sardegna, costituiscono la prova della presenza dei Cretesi nell’isola …”.(18)Per gli scambi culturali tra le due isole si possono ricordare il mito di ‘Talos’,  l’automa di bronzo costruito, secondo alcune versioni, da Dedalo in Sardegna, e poi portato a Creta; lo stesso ‘Dedalo’ al quale si attribuisce la costruzione dei nuraghi e l’introduzione nell’isola del metodo di ‘fusione a cera perduta’  da Creta; ‘Aristeo’ , figlio di Apollo e della ninfa Cirene, che introdusse l’agricoltura el’apicoltura nell’isola.  Aristeo dovette lasciare Tebe, raggiunse l’isola di Creta ‘a quel tempo priva di uomini‘  e da lì, con Dedalo passò in Sardegna. (19)“… Gli storici antichi scrivono di edifizi pubblici e privati (…) fatti costruire a Dedalo dall’eroe Iolaos …”(20) e ancora: “… Non vi è niente di sorprendente nella presenza di Dedalo in Sardegna…” (21) ma è quella frase “Cretam insulam tenuit, primo adhuc hominibus vacuam”,  scritta da Sallustio (22) nelle ‘Historiae’ , a darci una possibile spiegazione della nascita della Civiltà nuragica in Sardegna.  Creta, infatti, è rimasta disabitata solo in un limitato periodo compreso tra l’esplosione vulcanica di Santorini, che causò l’improvvisa scomparsa della Civiltà cretese,  e l’ occupazione dell’isola da parte dei ‘Micenei’  che venivano dal nord. Secondo la datazione stabilita dal Manning del 2006, attraverso accurate analisi al C14 e dendrocronologiche, l’apocalittica eruzione del vulcano avvenne intorno al 1627 a.C. e dai  geologi è considerata come uno dei più forti eventi verificati che cambiarono il corso della storia antica dei popoli del Mediterraneo. Quando il vulcano esplose sull'isola uno tsunami raggiunse le coste di Creta e ne distrusse la civiltà che a quel tempo era leader nel bacino del Mediterraneo.Secondo i più recenti studi, l'eruzione del vulcano provocò dapprima una pioggia di pomici e ceneri, poi piovvero massi più grossi ed infine la caratteristica pomice rosa che ha reso celebre l'isola e un getto di materiali compressi e di gas surriscaldati raggiunse la stratosfera ad una velocità di 2000 km/h facendo udire i suoi boati dall'Africa alla Scandinavia, dal Golfo Persico a Gibilterra. Le ceneri furono sparse per molti chilometri e trasformarono il giorno nella notte più cupa e alterarono, probabilmente, albe, tramonti e condizioni meteorologiche.I cambiamenti ambientali si fecero sentire in tutto il mondo, arrivando anche in Cina, fino al Nord America e l'Antartide.(23)La violenta esplosione di magma svuotò il gigantesco bacino magmatico sottostante l'isola, provocando il crollo dell'edificio vulcanico; miliardi di metri cubi d'acqua si precipitarono nell'abisso incandescente: la repentina vaporizzazione dell'acqua scatenò una serie di esplosioni titaniche (fenomeni piroclastici) che scardinarono ciò che restava dell'isola, sollevando immense ondate alte fino a 60 metri, che raggiunsero la costa settentrionale di Creta devastando tutti i villaggi. Il "risucchio" di immense quantità di acqua causata dalla formazione di queste enormi onde probabilmente prosciugò quello stretto corso d'acqua attraversato dagli Ebrei in fuga dall'Egitto (errate traduzioni parlano del Mar Rosso ma non era il Mar Rosso bensì un braccio di acque salmastre molto più piccolo). La leggenda di Mosè che apre le acque si ritiene abbia quindi origine da questo "risucchio" delle acque per effetto dell'esplosione, e successivo Tsunami.(24)Alcuni scienziati correlano addirittura un inverno vulcanico dovuto all'eruzione di Santorini con i documenti cinesi registranti il collasso della XI dinastia in Cina. Secondo gli Annali di bambù, il collasso della dinastia e il sorgere della dinasti Shang, datato approssimativamente al 1618 a.C., fu accompagnato da "'nebbia gialla, un fioco sole, dunque tre soli, ghiaccio a luglio, carestia e l'inaridimento di tutti e cinque i cereali".(25)Tutte le coste del Mediterraneo sono (e sono sempre state) a rischio maremoto a causa dell’elevata sismicità e della presenza di numerosi vulcani attivi, emersi e sommersi, lungo la linea di incontro della ‘placca tettonica Euroasiatica e quella Africana’ (vedi tav. 1 (26). Il mare Tirreno e le sue coste pullulano di vulcani, attualmente attivi oppure, come nella Sardegna sud     occidentale, che sono stati attivi fino a poco tempo fa (geologicamente parlando).(27)Negli ultimi mille anni, lungo le coste italiane, sono state documentate varie decine di maremoti, solo alcuni dei quali distruttivi. Le aree costiere più colpite sono quelle della Sicilia orientale, della Calabria, della Puglia e dell’arcipelago delle Eolie (vedi tav. 2 (28)). Maremoti di modesta entità si sono registrati anche lungo le coste liguri, tirreniche e adriatiche. Le coste italiane possono inoltre essere raggiunte da maremoti generati in aree del Mediterraneo lontane dal nostro Paese ad esempio a causa di un forte terremoto nelle acque della Grecia.(29) Di questo fatto sia i Sardi, sia gli
altri popoli,  che  navigavano perennemente in questo mare, erano sicuramente a conoscenza ma non avevano mai visto un evento di una così grande violenza distruttiva e possiamo ben immaginare il loro stato d’animo, anzi, il panico che provarono di fronte a un simile apocalittico spettacolo e il disorientamento nel vedere la Civiltà cretese, con la quale avevano intensi contatti non solo commerciali e che da più di dodici secoli prosperava e dominava l’intero Mediterraneo, scomparire nel nulla da un giorno all’altro.Ora poco importa sapere la data esatta di quando si verificò questo immane disastro ma sta di fatto che esso, come già osservato, sconvolse la storia dei popoli del Mediterraneo nel Bronzo medio. Probabilmente fu questo grande sconvolgimento a creare le condizioni per la nascita di quella ‘alleanza tra Nazioni’ che poco più tardi verrà chiamata ‘Popoli del mare’, ma di certo fu l’evento che causò quella ‘brusca svolta costruttiva’ di cui si è detto essersi verificata in Sardegna tra i secoli XVI e XV a.C..
I Sardi conoscevano benissimo il Mediterraneo e sapevano altrettanto bene dell’origine vulcanica della loro isola (oggi in Sardegna si contano ben 32 antichissimi vulcani (30)) e, sebbene fossero coraggiosi guerrieri e arditi navigatori, erano pur sempre uomini che vivevano in un mondo intriso di miti, di credenze, di superstizioni e di paure ancestrali. Per questo è logico pensare che abbiano sentito l’esigenza di premunirsi e cautelarsi, in qualche modo, contro l’eventualità che un altrettanto disastroso evento potesse verificarsi anche nella loro terra. Giunto in Sardegna, invitato o meno da Jolao, Dedalo, grande architetto, scultore e inventore ateniese, sentite le paure e le esigenze dei Sardi, ideò, progettò e realizzò un tipo di costruzione, mai vista prima, di forma troncoconica e con dei muri spessi anche cinque metri che le davano una tale stabilità e solidità che hanno fatto sì che si conservasse, pressoché intatta per oltre tre millenni: erano i primi nuraghi monotorre e con essi nasceva una nuova e grande Civiltà. Da quando esistono i nuraghi in Sardegna si sono sicuramente verificate delle scosse telluriche più o meno forti, il 4 giugno 1616, per esempio, e il 17 agosto 1771 (31) e probabilmente non sono mancati neanche i maremoti qualcuno dei quali può essere arrivato anche fino al medio Campidano, ma “… le costruzioni nuragiche hanno subito i danni maggiori negli ultimi 190 anni, soprattutto dopo l'emanazione dell' editto delle chiudende  (1820, n.d.a.) quando divennero materiale da costruzione per i muretti a secco che ancora oggi caratterizzano il paesaggio sardo, e con l'ampliamento della rete viaria e l'impiego delle pietre nelle massicciate stradali …”.(32)Non so se si sono mai fatti degli studi per verificare se nei nuraghi, nella loro forma, nella loro struttura e costruzione e/o nelle loro dimensioni, siano presenti elementi chiaramente antisismici, ma credo che la loro “invenzione” sia stata la risposta dei Sardi del Bronzo medio alla catastrofe verificatasi nel mar Egeo, e che la loro costruzione, in un così gran numero, avesse lo scopo di “rendere sicura” tutta l’isola e, soprattutto, di far sentire “protetta” la sua popolazione il che fa supporre che allora la Sardegna fosse tutta sotto un’unica autorità.Tutte le altre funzioni che sono state attribuite ai nuraghi, sono conseguenza diretta e più appariscente di questo scopo primario recondito che, però, è il solo a giustificare in toto lo sforzo e l’impegno necessari alla costruzione di ciascuno di essi.Perché la gente, che allora abitava la Sardegna, potesse sentirsi al sicuro, i nuraghi dovevano essere ben visibili da ogni parte e per questo, nella maggior parte dei casi, venivano costruiti in punti elevati con la conseguenza che, da essi, si poteva avere il ‘controllo del territorio’ e si potevano vedere altri nuraghi in tutte le direzioni.Poiché la popolazione si sentiva ‘difesa’  dalla presenza dei nuraghi era logico pensare che queste costruzioni avessero una ‘funzione militare’  e, infine, poiché i Nuragici si sentivano ‘protetti ’ da quelle torri, attribuivano loro una certa ‘sacralità‘.Con i cambiamenti socioeconomici che seguirono nel tempo, quel grande, unico e nobile scopo originale venne purtroppo dimenticato.   NOTE:1) Giacomo Paglietti - All’origine del megalitismo nell’occidente mediterraneo:le tombe a circolo, ATTI  DEL Convegno dei Giovani Archeologi, dinamiche di frequentazione e di sfruttamento delle risorse naturali nell’an tichità, Sassari 27-30 settembre 2006, a cura di  Maria Grazia Melis,  Muros 209;2) Le foto sono tratte da http://it.wikipedia.org/wiki/Sardegna_megalitica  3) Zervos: “La civiltà della Sardegna (dall’Eneolitico alla fine dell’età nuragica – II millennio – V sec. a.C.)”   L.S.I., Sassari – 1980/81/82, cit. pag. 30;   4) Vedi mio articolo: http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2012/11/il-sistema-nuragico-di... ;5) http://pierluigimontalbano.blogspot.it/   2014/7/ Sa-Pala-Larga di Paola Arosio e Diego Meozzi;6) Giovanni Ugas, Aspetti della società sarda tra il XVI e il X a.C. in pierluigimontalbano.blogspot.com;7) http://it.wikipedia.org/wiki/Nuraghe;8) Le foto sono tratte da  https://www.google.it/search?q=nuraghi&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=KgvBU-KBFejA7AbnwICYCg&ved=0CAYQ_AUoAQ&biw=1366&bih=566;9) Arnold Joseph Toynbee(Londra, 14 aprile 1889York, 22 ottobre1975) storico e filosofo inglese in “A Study of   History” la sua magnum opus  in 12 volumi (scritta tra il 1934 e il 1961) vol. I, II e III;10) Vedi il mio articolo:  http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2012/10/i-macinelli-de-su-coduàxiu;11) Vedi nota 6;12) http://ppbm.elmedi.it/materiali/testifacilitati/v4_st_08.pdf;13) Ibidem;14) Finzi: “Le città sepolte della Sardegna”, N.C.E. Perugia, 1982, cit. pag. 46;15) P. Ruggeri: “Talos, l’automa bronzeo contro i Sardi: le relazioni più antiche tra Creta e la Sardegna”.  In “Le fonti classiche e la Sardegna”, Atti del Convegno di Studi - Lanusei  29 dicembre 1998, a cura di R. Zucca;16) F. Lo Schiavo: “Economia e Società nell’età dei nuraghi” in Aa.Vv., Ichnussa, pag. 271-91;17) Biografo, scrittore e filosofo greco antico, vissuto sotto l'Impero Romano tra il I ed il II sec. d.C.;18) Zervos: La civiltà della Sardegna (dall’Eneolitico alla fine dell’età nuragica,  II millennio – V sec. a.C.)  L.S.I. Sassari 1980/81/82, pag. 30;19) Vedi nota 15;20) Lilliu: La civiltà nuragica, Delfino Sassari 1987, pag. 10;21) Zervos, opera citata, pag 38;22) Storico e politico romano, senatoredella Repubblica romana, I sec. a.C.;23) http://thewatchers.adorraeli.com/2011/06/22/is-thera-volcano-on-santorini-island-waking-up/;24) http://it.wikipedia.org/wiki/Santorini#Storia, senza fonte;25) Foster, KP, Ritner, RK, e Foster, BR, Testi, tempeste ed eruzione di Thera in Journal of Near Eastern Studies, vol. 55, 1ª ed., 1996, pp. 1–14;26) Tratta da: http://archivio.protezionecivile.it;27) http://aldopiombino.blogspot.it/2010/05/i-vulcani-nascosti-sotto-il-tirreno.html28) http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/rischio_maremoto.wp;29) Vedi tavola 1 e “Atlante dei vulcani” in https://www.regione.sardegna.it/documenti/1_274_20140228111141.pdf;30) http://aldopiombino.blogspot.it/2010/05/i-vulcani-nascosti-sotto-il-tirreno.html;31) Atlante Storico Sardo (a cura della R.A.S.), Cagliari Zattera 1971, pag. 4 a cura di A. Furreddu;32) Paolo Melis, Civiltà Nuragica, Delfino editore, Sassari, 2003;

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