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Archeologia sarda. O degli idoli falsi e bugiardi

Creato il 02 febbraio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

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LMS-man-Idoli-680x1002di Maurizio Feo.

Gli idoletti “fenici” del museo di Cagliari.

Vi giunsero durante l’Ottocento, un periodo in cui era in atto (proprio come oggi!) un’intensa ricerca dell’identità sarda, anche attraverso falsi  (proprio come oggi!) come le carte di Arborea,[1] con le quali si mirava a far credere che in Sardegna ci fosse stato un uso letterario dell’italiano prima che altrove (non diversamente da come oggi si cerca di far credere che ci fosse stato l’uso della scrittura prima che altrove!), con personaggi (inventati) come Torbeno Falliti, il “Petrarca sardo“.
Altro motivo d’orgoglio identitario erano appunto gli idoletti attribuiti a Fenici stanziatisi in Sardegna (oggi si sa bene che furono ideati e realizzati dai Sardi del Tardo Bronzo/Ferro allora abitanti nell’isola). Mostra bronzetti falsi (1) Gaetano Cara, allora direttore del museo, ne acquistò un gran numero. Per i falsariche realizzavano questi presunti manufatti fenici, la motivazione era ovviamente il guadagno che ne traevano (oggi, le motivazioni si espandono ad un molto più vasto ventaglio d’ambizioni!)[2]. Possiamo pensare che Gaetano Cara fosse genuinamente in errore: egli credeva realmente che quei bronzetti fossero autentici.[3] Mostra bronzetti falsi (2) “Un’autentica sagra del falso”:così nel 1975 Lilliu definì i bronzi rimossi dalle vetrine del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Il fenomeno dei falsi idoli sardo-fenici prese corpo in Sardegna nei primi decenni del XIX secolo, e in occasione di questa mostra ne sono stati esposti 141 esemplari. L’esposizione ha rappresentato un momento suggestivo nella storia dell’archeologia sarda, testimonianza di un episodio di falsificazione capace di suscitare clamore a livello nazionale. Questi idoli, quasi demoniaci, raccontano la loro nascita e fortuna attraverso la Sardegna e i viaggiatori che la percorsero nel 1800.

Mostra bronzetti falsi (3)

Esistono, infatti, solo due possibilità: o era davvero caduto in un grossolano errore, oppure era colluso con i falsari ed un falsario anch’esso.

Ci fu chi fece notare che si trattava certamente di contraffazioni, ma la produzione dei falsi e il loro acquisto da parte del museo proseguirono fino al 1883 quando un nuovo direttore del museo, Ettore Pais, tolse dall’esposizione al pubblico questi idoli da lui definiti “falsi e bugiardi”. Permettimi ora una domanda, tu – proprio tu! –elettore sardo: voteresti, oggi, come presidente della Regione Sarda, una delle persone responsabili di un falso? Se questa domanda ti sembra un po’ troppo provocatoria ed aggressiva, te ne pongo una di riserva: oggi voteresti per Gaetano Carao per Ettore Pais?

Certo, la scelta che ti si offre nella realtà odierna non è di quelle da stare molto allegri. Ma se avrai votato per qualcuno che – ormai lo si sa bene – o è in errore o è un bugiardo, allora te lo sarai pienamente meritato!


[1] Si rimanda per brevità il lettore agli articoli specifici sui Falsi d’Arborea. [2] Notorietà, riconoscimenti, fama di combattente per l’identità sarda (utile per l’accesso in politica) e soldi. [3] Idoletti “fenici” del museo di Cagliari: Gaetano Cara, Sulla genuinità degli idoli sardo-fenici esistenti nel museo archeologico della regia università di Cagliari, Cagliari : Tipografia Cattolica, 1875 (qui nella Sardegna Digital Library); Fabrizio Frongia, Le torri di Atlantide, Nuoro : il Maestrale, 2012, pp.109-117. Featured images, source Maurizio Feo.

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