L'altare rupestre
L’altare rupestre di Santo Stefano si trova nella periferiasettentrionale di Oschiri ed è uno dei luoghi più affascinanti e misteriosidella Sardegna.Il fascino di questo sito è dovuto, oltre dalla suamonumentalità, anche dal fatto che la sua funzione ed il significato dei simboliscolpiti nella roccia non hanno trovato ancora nessuna spiegazione convincente.Al visitatore si presenta un grande banco di roccia in cuisono stati scolpiti vari segni: triangoli, quadrati, cerchi, croci, numerosecoppelle e arcani tratti di quella che sembra una perduta scrittura.Particolare dei triangoli circondati da coppelle
Sulla destra del bancone principale si trova una roccia chepresenta una grossa cavità circolare circondata da dodici coppelle, questomotivo è particolarmente diffuso nell’iconografia prenuragica delle Domus deJanas.
Cavità con le 12 coppelle
Proprio la presenza delle tombe ipogeiche neolitiche nellevicinanze dell’altare, potrebbe testimoniare la sacralità e l’alta cronologia delsito.
Cavità nella roccia situate vicino all'altare
Sulla sinistra della grande pietra sacra è presente un massocostellato da numerosissime coppelle che ne riempiono quasi completamente lasuperficie. Ricordiamo che le coppelle sono presenti in quasi tutti i luoghisacri neolitici ed essendo delle cavità, potrebbero essere un chiaro riferimentoal culto della divinità femminile.
Il masso delle coppelle
Poco sopra l’altare è collocata un’altra grossa pietra, nella quale sono incisi tre incavi quadrati affiancati più o meno regolari, ancora più in alto abbiamo notato due incisioni, una circolare e una ovoidale, che ricordano vagamente degli scudi crociati.Roccia con i tre quadrati
"Scudo crociato"
Abbiamo sinceramente delle enormi difficoltà nel dare unaqualche interpretazione, quantomeno plausibile, ai simboli di Santo Stefano, inquesto siamo però confortati dalla constatazione che anche studiosi molto piùpreparati di noi si trovano nella stessa situazione.I quadrati potrebbero rappresentare il tema della “falsaporta”, simbolo del passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti tantocaro agli egizi, i cerchi invece si potrebbero simboleggiare una divinitàsolare, ma essendo incavati (quindi simili a delle grosse coppelle) nonpossiamo escludere l’appartenenza ad un culto femminile.Viso della Dea Astarte sulla facciata della chiesa
A far propendere certi studiosi verso l’ipotesi bizantina èla quasi certezza che la chiesa fosse originariamente di rito greco e soprattutto la presenza di croci ascrivibili allareligione di Costantinopoli all’interno dei triangoli sovrastanti i quadrati .Resta comunque l’impressione di un luogo magico, vagamenteinquietante per il timore reverenziale che incute pensando a chissà qualimisteriosi riti vi si praticavano. Abbiamo lasciato l’area archeologica con un certo senso difrustrazione, causato dalla sensazione di non aver capito praticamente nulla deisegni presenti in questo spettacolare manufatto.Dobbiamo avvicinarci con umiltà alle testimonianze lasciatecidai nostri antenati, con la consapevolezza che ciò che per noi è inspiegabile, perloro aveva invece un significato chiarissimo, siamo sicuri che se potesserosentire i nostri ragionamenti si farebbero una sonora risata.
Fabrizio e Giovanna