Archibald Photo Op

Creato il 08 maggio 2012 da Jonlooker @Jonlooker

Qualche giorno fa, ho ritrovato un  numero di Airone del 1993, quando ancora era una pubblicazione degna (prima che diventasse quell’ottimo involucro per stoviglie in caso di trasloco che è oggi, per essere chiari) e ho trovato una pagina pubblicitaria di Sheba che dovevo farvi vedere.

Perdonata la scansione infima, ma la carta era lucida e il mio scanner vecchio quanto la rivista.

Ma andiamo pure ad analizzare questo capolavoro di quasi vent’anni fa.

I soggetti sono:

una signora, con camicia di seta blu abbottonata secondo i dettami dell’Educandato del Sacro Cuore e una di quelle acconciature che rovinano inesorabilmente il ricordo degli anni Novanta;
il suo gatto, un british shorthair.

Anzitutto, mi chiedo: che senso ha mettere la scatoletta chiusa sul piatto di ossidiana, col ciuffo di prezzemolo vicino? Non ce l’ho con l’erbetta in sé, sebbene abbiamo già discusso in passato di come guarnire la ciotola del gatto con fiocchi di mousse e pomodorini a forma di scrigno sia abbastanza insulso. Qui il problema è che sì, ci metto il prezzemolo, però poi te la apri da solo.
Che è un po’ come se la fata madrina fosse andata da Cenerentola e le avesse detto:
«tiè, un sacchetto di semi di zucca, un buono da 10 euro per Pittarello e un criceto siberiano, buona fortuna».

Ma questo è niente. Il pezzo forte è la didascalia.

“Archibald, uno splendido esemplare di British Blue e la sua padrona, Lady E. Foster, colti in un momento di tenerezza.”

Per apprezzarla a fondo, bisogna rendersi conto dell’assoluta accozzaglia di informazioni sospettosamente specifiche che ci danno.
Archibald, lo splendido esemplare, si struscia come di consueto con tale Lady Foster, quando qualcuno (chi, ma chi? Ci chiediamo noi in coro, confusi) li coglie. Immaginatevi a grattare la pancia al vostro cane: Fabrizio Corona  salta fuori dal nulla, vi coglie e poi vende tutto a uno di quei giornali che costano poco. Ecco, una cosa del genere, solo posh.

Fortuna vuole, infatti, che questa immagine non sia stata rubata quando lei era seduta al water e Archibald è entrato in bagno, convinto che fosse l’occasione perfetta per giocare ad acchiapparsi; o magari mentre il medesimo ritornava a casa appoggiando sul divano color crema il cadavere squartato di un passerotto (no, ma avere un gatto è bellissimo, eh).

Al contrario, dicevamo, lo scatto puramente casuale è avvenuto mentre i due posavano testa contro testa, con la stessa identica espressione sul volto, in una stanza di velluto blu. Li vedete, sono in visibilio, uniti nella più totale mudita bhavana.
Non so che trito di erbe la signora usi per arricchire lo Sheba, ma io andrei verificare quale sia il quartiere in cui si trova il venditore, con una di quelle visite del controllo qualità meglio note come retate.

Ma veniamo alla signora, perché non so voi, ma io sono rimasto affascinato da quel tramonto su Mordor che ha per ombretto, voglio sapere tutto di lei e del suo mondo in blue velvet. Così ho attivato le indagini del caso, posto che l’unica E. Foster di mia conoscenza è Elizabeth Hervey che io, lungi dall’essere un’enciclopedia ambulante, conosco perché ho visto un brutto film in costume con Keira Knightley, nella parte della duchessa modaiola e Ralph Fiennes, come sempre nei panni di un tizio detestabile.
Ad ogni modo, anche con l’ausilio a tutte le “o” di Google, l’unica Lady E. Foster che ho trovato è il suddetto, del tutto trascurabile personaggio storico, cosa che fa propendere per l’assoluta inesistenza della medesima in tempi recenti.

Per dissipare la delusione, ho dunque utilizzato gli stessi criteri per dedicarmi a valide alternative, purtroppo non più praticabili, essendo cessata la campagna pubblicitaria (più probabilmente per morte di Archibald):

Belinda, un’elegante mucca Ottonese-Varzese e il suo padrone, Lord C. Benso di Cavour, colti in un momento di tenerezza.

 Jeff, un fascinoso esemplare di aragosta del Maine la sua padrona, Mrs J. B. Fletcher, colti in un momento di tenerezza.

 Tornado, un baldo stallone Andaluso e il suo padrone, Don D. De la Vega, colti in un momento di tenerezza.



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