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Architettura del moderno: tanti i luoghi da scoprire in Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna

Creato il 05 marzo 2016 da Maryandthebooks @MaryTraf
Architettura del moderno: tanti i luoghi da scoprire in Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna

Recuperare vecchi spazi - vuoti o in decadenza - e farli rifiorire a nuova vita grazie ad archistar, creativi e finanziamenti. A Milano forse sono arrivati un po' dopo, ma ormai è una felice tendenza ed è anche per questo che mi piace un po' di più ogni giorno.
Archeologia industriale che diventa meta di turismo e movida. Vecchi scali ferroviari che si trasformano in mercati bio e trendy. Ciminiere di fabbriche celebri del bere made in Italy che si rivestono di street art (quella della Fernet Branca). Capannoni industriali che diventano la culla della magia teatrale (gli ex spazi Ansaldo oggi Laboratori del Teatro alla Scala, che vi consiglio davvero di andare a visitare).
Ma non si tratta solo di questo.
Siamo abituati a pensare ai beni culturali come alla straordinaria ricchezza dei nostri monumenti, dell'arte, dei paesaggi ricevuti in eredità dai secoli passati. E facciamo ovviamente bene. Eppure spesso tanta bellezza ci riempie talmente tanto da lasciarci dare solo uno sguardo distratto alle "cose moderne", ai palazzi, alle architetture che ci circondano e che fanno parte del nostro quotidiano. E invece anche così si costruisce il nostro patrimonio.
Qualche anno fa, quasi dieci a dire la verità, ci aveva pensato un progetto a mappare questo patrimonio e ridargli valore. Dal progetto è nato un sito, che risente certamente di questi dieci anni che al ritmo di oggi del web che galoppa posso essere un'era geologica, ma che raccoglie il meglio del patrimonio moderno (dal 900 ai nostri giorni) di quattro regioni italiane. Si chiama Iter, Architettura del moderno, ha coinvolto con la Triennale di Milano i territori di Liguria, Piemonte, Emilia Romagna e Lombardia, ed era nato proprio con quest'obiettivo: promuovere un turismo culturale del "moderno".
Non solo Gio Ponti e Renzo Piano. Ma ex fabbriche riconvertite, chiese che diventano biblioteche, centri benessere d'antan rivisitati.

Lo dico subito. Il sito non è certamente di ultima generazione e sarebbe interessante un aggiornamento, tecnologico in primis. Come per esempio la possibilità di scaricare il percorso in un'App. Ma è semplice da usare, utile per chi è appassionato di turismo urbano e di architettura.
Raccoglie infatti un grande database di luoghi dal '900 ad oggi, quasi 500 i luoghi mappati e schedati, delle più svariate tipologie: ex fabbriche, palazzi borghesi, case, giardini, teatri, lungomare e piazze, tra Liguria, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. Tutti accomunati dall'essere espressione di un patrimonio moderno e in trasformazione. Dalla chiesa in centro a Milano che è diventata la Mediateca di Santa Teresa al Lungolago di Salò, dalla Colonia Marina di Cesenatico al Lungomare degli artisti di Albissola allo Stadio dall'Ara di Bologna.
L'idea interessante è che tutto questo materiale si può trasformare in percorsi. Geografici - scegliendo una o più regioni -, tematici - i luoghi sono stati raccolti in cinque "stili" da suggerire ai turisti: Anima, i luoghi dello spirito e della religiosità; Corpo, quelli della cura e del benessere; Spazio, i luoghi dell'incontro; Tempo, quelli del lavoro, e Metamorfosi, il riuso vero e proprio di spazi magari industriali.

E poi ognuno può crearsi un proprio percorso attraverso una serie di scelte, dalle località ai nomi degli architetti al tipo di luogo cercato. Io ci ho provato con un percorso milanese. Ho scelto di cercare i luoghi meneghini del riuso, quelli "ex" qualcosa che sono nati a nuova vita, come spazi d'arte ma non solo. Ne ho trovati venticinque, ognuno con la sua scheda, e con dieci ho costruito un itinerario che posso guardare anche su una Google Map. Peccato che poi i limiti tecnologici non permettano di sfruttarne oltre il potenziale.
Però mi sembra una buona base di partenza per scoprire la nostra architettura urbana e percorsi turistici insoliti. Quanto meno in quattro regioni. Perchè la cosa davvero interessante sarebbe mappare questo patrimonio nell'Italia intera, e farlo con la tecnologia di oggi. O magari qualcuno ci ha già pensato.

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