La mia condizione è d’essere un arco.
Strumento di vita che genera morte,
ma anche fonte d’infinite metafore.
Metafore che sanno di passaggi,
perché io stesso sono un passaggio,
passaggio dalla vita alla morte, dall'odio all'amore,
passaggi di vita e di trionfi, di suoni e d'armonie,
passaggi storici, epocali,
passaggio della forza terrena che attraverso
il corpo in tensione tra due estremità
fa scoccare la sua freccia implacabile.
Potenza che si tende nell’attimo di scagliare
il suo colpo mortale, forza che si libra nel sibilo.
Forza che nasce dalla forma arcuata del corpo
in attesa di scagliare il suo bastone puntuto.
Braccio curvo in linea con la curva della gamba
pronto a colpire formando un altro arco nella sua breve traiettoria.
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La mia condizione è d’essere un’origine,
un punto di svolta della tua vita, un luogo senza più ritorno.
Condizione generata da un vuoto,
da una distanza un tempo incolmabile,
tra ciò che tu bramavi ma non potevi avere,
fra ciò che tu odiavi ma non potevi annientare.
Punto di svolta del tuo conflitto insanabile e senza tempo.
La mia condizione si origina nel vuoto,
perché soltanto nel vuoto i corpi
prendono i loro contorni definiti.
Perciò io per te sono un ponte
che ti pone nella condizione di andare oltre,
di varcare l’abisso che ti sta sotto i piedi
e di giungere alla meta che tu immagini infinita
ma che in realtà è breve come la tua vita.