Si racconta che una volta il dio Shiva andò in un’isola deserta e spiegò a sua moglie Pàrvati i misteri dello Yoga. Un pesce vicino alla spiaggia udì attentamente ogni cosa, restando immobile durante l’ascolto. Shiva, capendo che il pesce era venuto a conoscenza dello Yoga, spruzzò dell’acqua su di esso, e immediatamente il pesce acquistò forma divina e divenne Matsyendra (il dio dei pesci): da allora questi divulgò lo Yoga. Anche Paripùrna Matsyendràsana, altro asana in cui la schiena viene ruotata il più possibile, è dedicata a Matsyendra. Ardha Matsyendràsana è una versione più semplice.
Benché appartenga alla classe delle torsioni, Matsyendràsana colloca la colonna vertebrale su di un piano verticale e, nella sua pratica completa, rallenta la circolazione periferica dell’energia negli arti inferiori, favorendo la risalita verticale dell’energia.
Matsyendràsana corrisponde pienamente allo spirito dello Yoga, il cui maggior obiettivo posturale è il mantenimento prolungato della posizione seduta, busto eretto, gambe ripiegate, posizione considerata dalla tradizione come la più propizia allo stato di meditazione e all’ascensione della Coscienza-Energia.
Tecnica
1 Sedersi sul pavimento, le gambe allungate dinanzi a sé.
2 Piegare il ginocchio sinistro ed unirlo alla coscia ed al polpaccio destro, sollevarsi da terra, portare il piede sinistro sotto le natiche e sedersi su di esso in modo che il calcagno sinistro sia appoggiato sotto la natica sinistra. Il piede usato come sedile dovrebbe essere tenuto orizzontale a terra; il lato esterno della caviglia ed il mignolo del piede devono pogggiare sul pavimento. Se il piede non è in questa posizione sarà impossibile sedervisi. Bilanciarsi quindi saldamente.
3 Piegare ora il ginocchio destro e sollevare la gamba destra da terra, poggiarla sul pavimento a fianco del lato esterno della coscia sinistra in modo che il lato esterno della caviglia destra tocchi il lato esterno della coscia sinistra. Mantenersi in equilibrio in questa posizione, tenendo lo stinco destro perpendicolare a terra.
4 Ruotare il tronco di 90 gradi verso destra fino a far toccare il lato esterno della coscia destra dell’ascella sinistra. Portare quini l’ascella sopra il ginocchio destro. Espiare, tendere il braccio sinistro dalla spalla e passarlo intorno al ginocchio destro. Piegare il gomito sinistro e portare il polso sinistro dietro la schiena all’altezza della vita.
5 Il braccio sinistro deve serrare il ginocchio destro e non deve esserci spazio tra questo e l’ascella sinistra. Per ottenerlo espirare e portare il tronco in avanti. Rimanere in questa posizione e compiere due atti respiratori.
6 Ora respirare profondamente e far ruotare all’indietro il braccio destro, piegarne il gomito, portare la mano destra dietro la vita e striingerla con la sinistra e viceversa. Le prime volte riuscirete soltanto ad afferrare un dito o due. Con la pratica arriverete ad afferrare le palme ed i polsi dietro le spalle.
7. Il collo può essere ruotato verso sinistra fissando così lo sguardo al disopra della spalla sinistra, oppure verso destra fissando il centro delle sopracciglia La torsione vertebrale sarà maggiore se il collo sarà girato verso sinistra invece che verso destra.
8. Dato che il diaframma viene compresso dalla torsione vertebrale, si giungerà ad un respiro corto e veloce: non siate nervosi; dopo un po’ di pratica potrete eseguire la posizione per mezzo minuto o un minuto respirando normalmente.
9. Liberare le mani, sollevare il piede destro dal pavimento; raddrizzare la gamba destra e poi la sinistra.
11. Le prime volte non sarete in grado di passare il braccio intorno al ginocchio opposto. In questo caso cercate di afferrare il piede opposto, mantenendo il braccio teso. Occorre inoltre del tempo anche per afferrare le mani dietro la schiena. Gradualmente, la possibilità di tendere all’indietro le braccia aumenterà, e sarete in grado di afferrare prima le dita, poi le palme delle mani, quindi il polso, e quando sarete padroni dell’esercizio riuscirete ad afferrare anche gli avambracci al disopra dei polsi. I principianti che trovano difficile sedersi sul piede possono sedersi sul pavimento
Con la pratica regolare di questo àsana, grazie alla forte torsione laterale della spina dorsale, il mal di schiena, la lombaggine scompariranno. La milza e il fegato vengono contratti e quindi rinforzati. Si eviterà inoltre sia l’ingrossamento della prostata che quello della vescica.
Controindicazioni
La posizione deve essere evitata dalle donne che si trovano oltre il terzo mese di gravidanza. E’ necessaria inoltre una guida esperta in caso di sciatica, ernia del disco, ipertiroidismo ed ulcera peptica.