Magazine Cinema
Arekara (あれから, Since Then) Regia e montaggio: Shinozaki Makoto. Sceneggiatura: Shinozaki Makoto, Sakai Zenzo. Fotografia: Yamada Tatsuya. Luci: Tamagawa Naoto. Scenografia: Yamashita Tomoe. Musica: Yamashita Mie. Suono: Usui Masaru. Interpreti: Takekō Aya, Isobe Yasuhiro, Ōta Mie, Kimura Tomiki. Produzione: Office Shirous. Durata: 63’. Prima proiezione in Giappone: 21 ottobre 2012 Tokyo Film Festival
Link: Sito ufficiale - Mark Schilling (The Japan Times)
Punteggio ★★★
Autore importante degli anni Novanta del cinema giapponese, quelli della rinascita, soprattutto per Okaeri (Welcome Home, 1995) e Wasurerarenu hitobito (Not Forgotten, 2000), ma poi eclissatosi nel primo decennio del nuovo secolo, Shinozaki Makoto ritorna con questo piccolo film, realizzato in collaborazione con gli allievi della The Film School of Tokyo, a far parlare di sé. Arekara si svolge sullo sfondo dei tragici eventi del terremoto dell’11 marzo 2011, per concentrarsi su una vicenda minimalista che di fatto coinvolge due soli personaggi: Shoko, una giovane donna proprietaria di un negozio di scarpe ortopediche, e Masashi, il suo fidanzato, che soffre di leggeri disturbi mentali. Il film si avvia con le prime scosse di terremoto e i conseguenti vani tentativi della donna di contattare telefonicamente l’uomo. Quando finalmente qualcuno risponde al suo cellulare, si tratta del fratello di questi, che dice alla donna che le condizioni psichiche di Masashi si sono aggravate e che sarebbe bene per entrambi smettere di frequentarsi. La seconda parte del film vede la protagonista ricevere nel proprio appartamento un’immaginaria visita dello stesso Masashi, che batte ripetutamente la testa contro un muro, ripetendo la frase «Gomen nasai» («Scusami»), mentre invita anch’egli la donna a lasciarlo, poiché lui per lei non è altro che un peso. Shoko si rifiuta di stare al gioco e reagisce dicendogli: «Puoi scappare da tutti, ma non da me. Essere insieme è essere un peso per l’altro». La terza parte di Arekara vede Shoko partecipare ad una festa di matrimonio dove sono proiettati in video gli auguri agli sposi di alcuni amici assenti, fra cui lo stesso Masashi. Le immagini del fidanzato sono per la donna l’occasione di rivivere mentalmente alcuni momenti passati insieme all’amato. Nell’epilogo, infine, Shoko prende la sua decisione, apprestandosi a raggiungere comunque Masashi.
Arekara ritorna alle origini del cinema di Shinozaki, a quell’Okaeri che già verteva sul rapporto fra le dinamiche di una coppia e l’insinuarsi della “follia”, e lo fa attraverso una messinscena che mescola efficacemente realtà, ricordo e immaginazione. I tragici eventi di Fukushima fanno solo da sfondo alla vicenda, e assumono il ruolo di semplice metafora di uno sconvolgimento che è quello che riguarda la dimensione privata dei due protagonisti, e in particolare di Shoko, come a dire che ogni abbandono – anche se solo paventato – è per chi lo vive un vero e proprio tsunami. Alla riuscita del film contribuiscono anche alcune efficaci soluzioni visive atte a rappresentare il senso di sgomento vissuto dalla protagonista, come testimoniano la sua immagine frammentata e scomposta mentre è ripresa di là dai finestrini di un treno in corsa – un’inquadratura bellissima e da antologia – , il mutevole gioco delle messe a fuoco che rendono instabili le inquadrature, l’improvviso irrompere di «code nere», cioè di immagini oscurate, che partecipano anch’esse all’instabilità dell’insieme. [Dario Tomasi]
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