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Argéman di Fabio Pusterla

Creato il 06 settembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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Le urla: le temevano. Appunto
per questo mandavano i cani.
Ma io non urlo, canto senza luce.
Questo in realtà li spaventa:
la voce impercettibile
che chiama

Argéman (1)
Argéman: sono lingue di neve perenni annidate in certi anfratti di montagna. Iris argeman è un fiore purpureo del deserto. Nahal Argeman è un villaggio in Palestina, che dalle alture guarda il Giordano. Intorno, terra bruciata, muri che chiudono territori feriti.

Sono richiami lontanissimi, neve alpina e sabbia orientale, passaggi stringenti. Piccole porte dove si affacciano volti e paure, domande che lacerano. Vengono bambini di pietra, vengono i cadaveri strappati dagli smottamenti alle Cinque Terre e trascinati dalle correnti a Saint-Tropez, verso gli yacht lussuosi dei ladri; vengono le madri della Terra di lavoro, fra il Volturno e Gaeta, dove l’elenco dei tumori è stato silenziato.

Ciò che più conta è indifeso: spazziamo dunque via la neve dagli occhi, vinciamo il silenzio delle mani, il silenzio delle ossa. Oltre la piccola porta, lungo un grigio bituminoso, senza speranze o nostalgie, cerchiamo valli più morbide, una terra su cui varrà la pena camminare.

E mentre noi frughiamo nel terriccio dei nostri anni di plastica, in un reticolo di arterie e vene, senza trovare via di fuga, appari all’improvviso, senza bagliore o ronzio per annunciarti, leggera smeraldina, libellula, messaggera dei cieli e degli stagni. Nega l’ovvio, schiudici un’altra più segreta geometria.Tocca ogni cosa, sillaba bene il suo nome e falla vera.

La voce del poeta viaggia a ritroso, contro la corrente, verso la sorgente, per reinventare il suo dovere di memoria; perché nel dialogo profondo e muto tra la poesia e i suoi lettori, ha ricordato Fabio Pusterla ricevendo il Premio Napoli, in questo riconoscerci uguali davanti al mistero della bellezza, risiede forse la nostra estrema possibilità di strapparci alla pura biologia, alla pura causalità, alle forze cieche.

Nato a Mendrisio nel 1957, Fabio Pusterla si laurea a Pavia con Maria Corti. La prima raccolta di poesie, Concessione all’inverno, esce a Bellinzona nel 1985. La sua poesia selvatica, luminosa, molto comprensibile, conquista il pubblico: una poesia che combina tempeste e spiragli, nature sublimi e catrame, lampi lirici, ma anche tuoni politici. Da allora, si succedono Bocksten, Le cose senza storia, Pietra sangue, Folla sommersa e Corpo stellare. Significativa anche la sua amicizia con Philippe Jaccottet, celebre poeta francese di cui traduce varie opere. Fabio Pusterla ha ricevuto il Premio Montale (1986), il Premio Schiller (1986, 2000, 2011), il Premio Dessì (2009); i Premi Prezzolini (1994), Lionello Fiumi (2007) e Achille Marazza (2008) per la traduzione letteraria; il Premio Gottfried Keller (2007), il Premio svizzero di letteratura (2013) e il Premio Napoli (2013) per l’insieme dell’opera. Vive ad Albogasio, sulla frontiera fra Italia e Svizzera. Argéman, pubblicato da Marcos y Marcos, è disponibile in libreria verso la metà di settembre al prezzo di Euro 16,00.



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