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Argentina Svizzera in libreria

Creato il 01 luglio 2014 da Atlantidelibri

prima di Argentina  – Svizzera di calcio di oggi: Un ritratto di Baires, o un romanzo di Max Fritsch?

Buenos Aires, Ritratto di una città,
 Nick Caistor, Odoya

L’architetto Le Corbusier definì Buenos Aires “la capitale di un impero immaginario”. A partire dalla sua fondazione nel VI secolo, la principale città argentina è stata tanto un luogo dell’immaginazione quanto lo scenario di numerosi eventi storici cruciali. Dalle invasioni straniere del passato ai più recenti colpi di stato e dittature militari, parallelamente alla storia della città si è sviluppata una vibrante cultura popolare generata dalla durezza dell’immigrazione e dalla nostalgia per una patria perduta.
Questa guida culturale ci spinge a riflettere sugli sforzi di uomini e donne per costruire una città dove realizzare i propri sogni, fornendoci al contempo un vivido affresco della Buenos Aires odierna. Dai grattacieli sorti lungo l’estuario del Rio de La Plata al pittoresco porto di La Boca da dove migliaia di migranti si sono affacciati per la prima volta al nuovo continente, Buenos Aires ha creato la sua propria leggenda, che oggi rivive nelle tanguerie, negli affollati campi da calcio, nei caffè dove prendono vita sostenuti dibattiti o da dove osservare il movimentato viavai dei passanti.
Nick Caistor ci porta all’interno della brulicante città, mostrandoci come il passato abbia plasmato le sue strade, come la politica argentina abbia lasciato il proprio marchio in ogni angolo urbano, come ogni nuova ondata di abitanti si sia venuta a integrare al variegato mix culturale della città. Esplorando la complessa eredità lasciata tanto del colonialismo spagnolo quanto del peronismo. Riflettendo su quanto abbiano rappresentato per Buenos Aires scrittori come Darwin e Humboldt, Borges e Cortázar. Rivelandoci Buenos Aires come città vivissima e pulsante di musica, danza e spettacolo.

“E la città, adesso, è come una mappa delle mie umiliazioni e fallimenti;
da quella porta ho visto i tramonti e davanti a quel marmo ho aspettato invano.
Qui l’incerto ieri e l’oggi diverso mi hanno offerto i comuni casi di ogni sorte umana;
qui i miei passi ordiscono il loro incalcolabile labirinto.”
– Jorge Luis Borges, Buenos Aires –

Autore
Nick Caistor ha vissuto a Buenos Aires per molti anni, continuando a esplorarla e studiarne l’evoluzione architettonica, politica, economica e culturale nell’ultimo decennio. Corrispondente dall’Argentina per la BBC, ha scritto e tradotto numerosi libri sull’America Latina.

Max Fritsch

Max Frisch
Il silenzio, DelVecchio edizioni
Balz Leuthold non ha mai voluto essere una persona ordinaria. Poco prima del suo trentesimo compleanno, però, si rende conto di non potersi neanche considerare davvero una persona straordinaria. Nella vita, fino a ora, non ha compiuto azioni degne di particolare nota, nessuna invenzione, nessuna creazione artistica o letteraria che lo elevino a persona speciale. Allora ha preso una decisione: scalerà quella montagna che da giovane guardava ergersi sulle sue passeggiate, che faceva ombra ai discorsi con il fratello “adulto”. Compirà un atto eroico, e con questa azione “virile” darà un senso compiuto alla sua esistenza. È deciso: azione o morte. Ma giunto in montagna alla locanda dove sostava anche in gioventù, incontra una giovane straniera, che lo guarda e lo vede come nessuno fino ad allora lo ha mai guardato e visto. Chi è lei, da che vita proviene? Perché sembra non aver paura di nulla? E dall’incontro tra i due scaturiscono gli interrogativi, e la narrazione si sviluppa e trascina via il lettore proprio come un torrente montano scorre rumoreggiando tra i crepacci, e il vortice di pensieri e accadimenti lascia senza fiato, travolge come il senso di assoluto degli ambienti montani, dove il sorgere del giorno e il calare della notte sono eventi che penetrano le fibre dell’individuo tanto quanto fame, sonno e sete. E la domanda echeggia: cosa fa di una vita una vita veramente compiuta? Ha a che fare, questo, con la felicità?

Max Frisch dà voce alle domande di un uomo alle prese con il proprio prepotente bisogno di compiutezza.
Il Venerdì di Repubblica

È NATO A ZURIGO NEL 1911, ED È STATO uno dei più noti e importanti scrittori del secondo Novecento, entrato a far parte anche del canone scolastico in particolare per i grandi romanzi, Homo Faber, Il mio nome sia Gantenbein e Stiller. Ma forse ancora più interessanti dei romanzi sono le narrazioni brevi e soprattutto il suo teatro (Andorra, La muraglia cinese, Don Giovanni o l’amore per la geometria), e gli sceneggiati radiofonici, di grande profondità e incisività. Architetto, soldato, giornalista e grande viaggiatore, Frisch fu da giovane un esperto scalatore, e la montagna rimase tra le sue passioni come luogo reale e simbolico, insieme alla letteratura, la psicologia e la geometria. La sua vita fu ricchissima di cambiamenti di ritmo e scenario, amicizie stimolanti (tra cui quelle con Brecht, Dürrenmatt e Ingeborg Bachmann), eventi imponderabili e riconoscimenti. Sempre apparentemente in fuga, adorava i rifugi, tra cui il più amato, dalla fine degli anni Sessanta, fu una vecchia stalla a Berzona da lui riadattata a residenza. Frisch ottenne tutti i più importanti riconoscimenti di ambito germanofono e anche molti premi e attestazioni di merito in Francia, Inghilterra, Israele e Stati Uniti



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