23 maggio 2013 Lascia un commento
Ecco magari siamo in anticipo rispetto a quanto potevo prevedere.
Lo ripeto anche in questa occasione, come regista mi piace e come interprete qui da la sua prova migliore ma a me non dispiaceva neppure ai tempi in cui per altri era solo in mascellone con troppo calcio nelle ossa.
Racconto fenomenale che dimostra se ve ne fosse bisogno, di come la realta’ superi la fantasia perche’ cio’ che avvenne in Iran sembra uno script.
Sono i giorni della presa in ostaggio dell’ambasciata statunitense a Teheran da parte del sanguinario regime di Khomeini e di come sei membri del personale diplomatico siano fuggiti appena in tempo per rifugiarsi presso l’abitazione del console canadese e degli sforzi quindi di trarli in salvo, operazione complessa ai limiti dell’impossibile in un territorio in cui la follia e l’orrore ieri come oggi, regna sovrano.
Che strana magia compie il cinema. Ci mostra la realta’ come finzione anche se la storia dimostra il contrario e l’attualita’ terribile dei fati recenti di Benghazi, testimoniano come un’amministrazione statunitense governata da presidenti inetti e incapaci, possa solo condurre a tragedie e crimini anche contro i fondamentali e minimi diritti e regole che esistono persino in guerra. Ovviamente Affleck da buon democratico e politicamente-corretto-annientato, non manca di dare colpe alla sua nazione e d’altronde la tesi consiste nell’affermare che quei volti mostruosi che spendono il loro tempo in piazza a bruciare a bandiere invece di costruire un futuro sensato per loro e le loro famiglie, non e’ dovuto a secoli di schivitu’ autoinflitta bensi’ dai cattivoni della CIA, il che francamente non spiega come mai dopo secoli restino bruti ancora li’ a bruciare bandiere e altri siano arrivati su Marte.
Per Affleck un crimine si giustifica con altro crimine ma lo sappiamo, l’Occidente finira’ seppellito dalla storia tra gli applausi di una parte di democrazia grottesca e ridicola in una guerra che come scriveva la Fallaci, non e’ di razza o religione ma di modernita’ contro il medioevo..
Ad ogni modo la politica non ci interessa e tornando al film non si puo’ fare a meno di ribadire quanto Affleck sia padrone di una sintassi non originale ma che governa egregiamente. Non e’ mai scontato e il ritmo e’ adrenalinico come nella migliore tradizione degli action movie d’oltreoceano ma con l’intelligenza di spiegare una vicenda oltremodo complicata della quale pero’ non si perde mai il filo. Affleck studia e simula egregiamente cio’ che il grande schermo passava nel decennio ’70 e sa premere i giusti tasti e nella migliore tradizione del cinema Statunitense di cronaca e denuncia. Non cessa mai di dar spazio all’anima dei protagonisti, espediente che realizza il doppio intento di ispessire la vicenda e coinvolgere empaticamente lo spettatore.
Tra i protagonisti, John Goodman e Alan Arkin sono insuperabili, come detto bravo il regista, adeguati al ruolo tutti gli altri.
Oscar certamente meritato, la retorica hollywoodiana e’ salva e tutti sono felici. Anche gli spettatori.