Ho vissuto ormai molti Natali da quando sono al mondo. Natale è sempre stato un periodo di lavoro forsennato, il momento per salvare economicamente l'anno e anche l'occasione per consigliare qualche libro poco considerato nei mesi precedenti. Un'occasione faticosissima - si lavorava per 7-giorni-7 alla settimana e trovare il tempo per acquistare i propri regali era una vera scommessa - ma per una volta si aveva la sensazione che la libreria fosse diventata un luogo sociale, un luogo di incontro, di appuntamento, di ritrovo e che gli scaffali fossero davvero passati al rastrello dai clienti, alla ricerca di un libro particolare. Non avevo particolare conoscenza della situazione degli altri librai, ma poteva capitare di dover passare per lavoro da loro nei giorni pre-natalizi e il più delle volte il clima non era diverso. Quest'anno mi è capitato di girare alcune librerie - per lo più private e non di catena - ma ho avuto una sensazione sottilmente diversa. Ho visto i libri trascinati alla cassa per essere pagati, riconoscendo otto volte su dieci gli autori più noti dei libri più spinti dagli editori. Non che questo non capitasse anche da me, era abbastanza normale veder arrivare il cliente natalizio che arrivava con la pagina delle classifiche librarie e sceglieva rigorosamente da quelli, ma si trattava tutto sommato di una minoranza. Quest'anno, viceversa, ho avuto la sensazione di una corvée, di una scelta fatta per togliersi la fatica, senza il piacere di girare la libreria, di spiare anche i libri che non sono apparsi nelle classifiche. Una caratteristica che ho notato in diverse librerie - soprattutto in quelle di catena ma, ahimé, anche nelle private - è stata la sostanziale scomparsa dei piccoli editori, quelli che garantivano un certo grado di bibliovarietà, che offrivano la possibilità di iniziare percorsi di lettura imprevisti e sorprendenti. Ovunque pile e pilette, sagomoni, scaffaletti, costruzioni acrobatiche di volumi visibilmente simili, figli più o meno degeneri di capostipiti maniac-thriller o eros-sentimentale o sentimental-horror o medieval-fantasy o auto- semi- bio-biografico di individui noti per molte cose ma non per il proprio talento di autore. Mi è capitato ciò che non avrei potuto immaginare: sono uscito da una libreria (Una "Giunti al punto", per eventuali curiosi) frastornato, stanco e senza aver preso in mano un solo libro. La spiegazione a questa situazione esiste, come no. Anzi ne esistono almeno N: la crisi economica/la crescita delle librerie on line (Amazon su tutte)/la cattiva situazione economica delle librerie (tutte, peraltro)/la crescita del libro elettronico (che bypassa le librerie) sia in forma legale che in forma meno legale / la scelta sempre più ridotta e standardizzata delle novità da parte degli editori / la scomparsa o irraggiungibilità di molti piccoli editori / la nascita e lo sviluppo del selfpublishing... potrei continuare per una mezza dozzina di pagine ma credo di aver dato l'idea che cosa ci si può ragionevolmente attendere da una libreria di questi temi... Questo a non voler inserire nel conto la frettolosa maleducazione di gran parte del personale. Al quale chiedere un libro scritto da Ted Chiang (premettendo a loro vantaggio: «è di fantascienza») è più o meno come chiedere quali sono i tre importanti titoli scritti da Tommaso Grossi. Mah. Sarà la parola «Fantascienza» a non avere più corso legale o ho incontrato soltanto degli strafusi che credono che la sf sia solo un genere cinematografico o un tipo di videogioco? In effetti una gentile commessa mi ha confidato sorridendo: «No, non conosco libri di fantascienza ma ho visto Blade Runner. Che bello che era!» Ma la situazione delle librerie non mi è parsa un'eccezione, di questi tempi. Tutto mi è parso già visto, già guardato, già considerato, già scartato. Mi rendo conto che i vecchi Natali della mia ex-libreria sono definitivamente passati. Passati di moda, in primo luogo. Ma vorrei riuscire a provare ancora quella sottile gioia, quel senso di attesa... di nulla, di nulla in definitiva, lo so... ma qualcosa di diverso da questa leggera sensazione di noia per un Natale che verrà dimenticato molto presto.
Ho vissuto ormai molti Natali da quando sono al mondo. Natale è sempre stato un periodo di lavoro forsennato, il momento per salvare economicamente l'anno e anche l'occasione per consigliare qualche libro poco considerato nei mesi precedenti. Un'occasione faticosissima - si lavorava per 7-giorni-7 alla settimana e trovare il tempo per acquistare i propri regali era una vera scommessa - ma per una volta si aveva la sensazione che la libreria fosse diventata un luogo sociale, un luogo di incontro, di appuntamento, di ritrovo e che gli scaffali fossero davvero passati al rastrello dai clienti, alla ricerca di un libro particolare. Non avevo particolare conoscenza della situazione degli altri librai, ma poteva capitare di dover passare per lavoro da loro nei giorni pre-natalizi e il più delle volte il clima non era diverso. Quest'anno mi è capitato di girare alcune librerie - per lo più private e non di catena - ma ho avuto una sensazione sottilmente diversa. Ho visto i libri trascinati alla cassa per essere pagati, riconoscendo otto volte su dieci gli autori più noti dei libri più spinti dagli editori. Non che questo non capitasse anche da me, era abbastanza normale veder arrivare il cliente natalizio che arrivava con la pagina delle classifiche librarie e sceglieva rigorosamente da quelli, ma si trattava tutto sommato di una minoranza. Quest'anno, viceversa, ho avuto la sensazione di una corvée, di una scelta fatta per togliersi la fatica, senza il piacere di girare la libreria, di spiare anche i libri che non sono apparsi nelle classifiche. Una caratteristica che ho notato in diverse librerie - soprattutto in quelle di catena ma, ahimé, anche nelle private - è stata la sostanziale scomparsa dei piccoli editori, quelli che garantivano un certo grado di bibliovarietà, che offrivano la possibilità di iniziare percorsi di lettura imprevisti e sorprendenti. Ovunque pile e pilette, sagomoni, scaffaletti, costruzioni acrobatiche di volumi visibilmente simili, figli più o meno degeneri di capostipiti maniac-thriller o eros-sentimentale o sentimental-horror o medieval-fantasy o auto- semi- bio-biografico di individui noti per molte cose ma non per il proprio talento di autore. Mi è capitato ciò che non avrei potuto immaginare: sono uscito da una libreria (Una "Giunti al punto", per eventuali curiosi) frastornato, stanco e senza aver preso in mano un solo libro. La spiegazione a questa situazione esiste, come no. Anzi ne esistono almeno N: la crisi economica/la crescita delle librerie on line (Amazon su tutte)/la cattiva situazione economica delle librerie (tutte, peraltro)/la crescita del libro elettronico (che bypassa le librerie) sia in forma legale che in forma meno legale / la scelta sempre più ridotta e standardizzata delle novità da parte degli editori / la scomparsa o irraggiungibilità di molti piccoli editori / la nascita e lo sviluppo del selfpublishing... potrei continuare per una mezza dozzina di pagine ma credo di aver dato l'idea che cosa ci si può ragionevolmente attendere da una libreria di questi temi... Questo a non voler inserire nel conto la frettolosa maleducazione di gran parte del personale. Al quale chiedere un libro scritto da Ted Chiang (premettendo a loro vantaggio: «è di fantascienza») è più o meno come chiedere quali sono i tre importanti titoli scritti da Tommaso Grossi. Mah. Sarà la parola «Fantascienza» a non avere più corso legale o ho incontrato soltanto degli strafusi che credono che la sf sia solo un genere cinematografico o un tipo di videogioco? In effetti una gentile commessa mi ha confidato sorridendo: «No, non conosco libri di fantascienza ma ho visto Blade Runner. Che bello che era!» Ma la situazione delle librerie non mi è parsa un'eccezione, di questi tempi. Tutto mi è parso già visto, già guardato, già considerato, già scartato. Mi rendo conto che i vecchi Natali della mia ex-libreria sono definitivamente passati. Passati di moda, in primo luogo. Ma vorrei riuscire a provare ancora quella sottile gioia, quel senso di attesa... di nulla, di nulla in definitiva, lo so... ma qualcosa di diverso da questa leggera sensazione di noia per un Natale che verrà dimenticato molto presto.
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