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Arianna Fontana, ragazza copertina dello short track, la 'MotoGp del ghiaccio'
Creato il 12 aprile 2010 da MariellacarusoArianna Fontana, lombarda della Valtellina. Azzurra dello short track, 20 anni il prossimo 14 aprile, due medaglie di bronzo olimpiche già conquistate: la prima a Torino 2006 nella staffetta 3000 metri, il bis a Vancouver 2010 nei 500 metri.
I ricordi più belli dell’Olimpiade di Vancouver?
«Oltre alla vittoria del bronzo c’è il giorno dopo, quello del ritiro della medaglia al Medal Plaza. Poi il clima olimpico. Quando andavamo in città era sempre piena di gente con le bandiere che faceva festa».
Un clima diverso rispetto a Torino?
«A Torino la gente in festa era inferiore. Le persone preferivano guardare le gare nei locali dove c’erano le tv accese».
Per lei c’è stata una medaglia per ognuna di queste due Olimpiadi. Si è emozionata di più per la prima vinta a Torino nella staffetta 3000 metri o per quella di Vancouver nei 500 metri?
«Considero più importante questa perché era il mio sogno vincere una medaglia nell’individuale. In staffetta eravamo in quattro e il valore di quella medaglia è sempre divisa in quattro. Questa me la sente più mia».
Ha dovuto rinunciare ai mondiali a mondiali a squadre di Bormio di fine marzo per un infortunio.
«Sono caduta una settimana prima dell’appuntamento sbattendo malamente contro una balaustra subendo un ‘colpo di frusta’».
Molto dispiaciuta, immagino…
«Sì, ho dovuto saltare anche i Mondiali militari a Courmayeur».
Per atlete come lei c’è sempre una grande attenzione nelle grandi manifestazioni come le Olimpiadi e poi l’oblio. E’ una situazione difficile…
«Va così per tutti gli sport minori. Noi atleti cerchiamo di sottolinearlo sempre quando ne abbiamo la possibilità però le cose rimangono uguali. Non è che noi lontano dalle Olimpiadi non facciamo risultati: tra campionati mondiali, europei, italiani, Coppe del mondo, individuali e a squadre non ci fermiamo mai. Ma in Italia si pensa soltanto al calcio. Anche gli sponsor si fanno avanti soltanto nelle stagioni olimpiche. Poi ci sono delle situazioni fortunate come quelle degli atleti valdostani sponsorizzati dalla loro Regione».
Lei può, comunque, annoverarsi tra gli atleti appartenenti a un corpo militare che ricevono uno stipendio e devono preoccuparsi di meno di un ‘cosa farò dopo’…
«E’ un problema molto serio per chi come me fino a un certo punto della propria vita si è dedicato esclusivamente all’attività fisica. Quando arriva il momento di smettere di gareggiare è difficile ‘passare’ a un lavoro, solo per il fatto che non si è mai fatto. In questo caso è importante avere accanto un gruppo sportivo come per le Fiamme Gialle».
Arianna Fontana, quando non indossa i pattini per lo short track, chi è?
«Una ragazza normalissima. Mi piace uscire, divertirmi con le amiche, andare a ballare, leggere e ascoltare la musica».
Il primo incontro con lo short track?
«Pattinava mio fratello Alessandro che ha un anno più di me. Io ho cominciato per gioco e poi ho continuato, la passione è cresciuta ed eccomi qui».
Quando ha capito che sarebbe diventato qualcosa in più di un semplice divertimento?
«A 13 anni quando mi hanno chiamata a fare i primi raduni con i grandi».
Short track… cos’è?, in quanti le fanno questa domanda?
«Praticamente quasi tutti. Quando, per esempio, la gente ci vede con l’abbigliamento della Nazionale e chiede che sport facciamo, comincia una serie di botta e risposta che passa dal pattinaggio di velocità (‘E’ lo sport di Fabris?) fino a quando lo identificano con ‘Quello dell’australiano che sono cadono tutti e lui ha vinto’ per il video della vittoria Bradbury a Salt Lake City nel 1000 metri che dal 2002 fa il giro del mondo. E’ una cosa che fa ridere e che viene ritirato fuori in tutte le Olimpiadi da allora».
Le è mai capitata una cosa simile?
«Mai stata così fortunata...».
Lei non ha mai avuto peli sulla lingua, tanto da polemizzare dopo la vittoria olimpica su squadra e tecnico. Pentita di averlo fatto?
«Non ho detto cavolate, la mia coscienza è a posto».
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
«Voglia migliorare ancora, magari arrivare a Sochi 2014 ai livelli della cinese Wang Meng che oggi è un gradino sopra le altre».
Sperando che, nel frattempo, nessuno si dimentichi di Arianna Fontana?
«Più che altro sperando che i giovani si avvicinino allo short track che è la ‘moto Gp del ghiaccio’».
Pubblicato su ConiLombardiaInforma di Aprile 2010
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