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Aristotele Detective: un Filosofo a Caccia di Assassini

Creato il 23 ottobre 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Aristotele Detective: un Filosofo a Caccia di Assassini

Prendi un giovane tanto appassionato quanto avventato, aggiungi un cugino un po' scavezzacollo, una madre e una zia, entrambe vedove ed entrambe dedite alla cura della casa, della famiglia e della chiacchiera in eguale misura, ed, infine, un filosofo buffo ma dalla mente affilata e pronta. Agita un po' e condisci il tutto con l'omicidio misterioso di un grosso e grasso notabile di Atene. Questi gli ingredienti del piacevole romanzo giallo Aristotele detective (1978) scritto dalla canadese Margaret Doody.

In Italia Aristotele detective è stato pubblicato per la prima volta nel 1980 nella celebre collana Il Giallo Mondadori e riproposto nel 1999 dalla Sellerio con la traduzione di Rosalia Coci. Data l'accoglienza positiva del pubblico, il romanzo è stato ben presto seguito da altri episodi con protagonista il simpatico filosofo tra i quali ricordiamo Aristotele e il giavellotto fatale (1980 - Sellerio, 2000), Aristotele e la giustizia poetica (2000), Aristotele e i Misteri di Eleusi (2005 - Sellerio, 2006) e Aristotele nel regno di Alessandro (2013).

La trama di Aristotele detective è abbastanza semplice: c'è un delitto, l'assassinio del notabile ateniese Boutades, c'è un presunto omicida, Filemone, cugino scapestrato del protagonista dell'opera, Stefanos, un giovane di belle speranze che si trova, suo malgrado, a dover scagionare il colpevole designato per dovere familiare (è il parente di genere maschile a lui più prossimo). Ma soprattutto c'è un filosofo, la vera star del romanzo, quell'Aristotele che già il suo maestro Platone soleva chiamare "la mente". E che mente!

Senza l'intelletto di Aristotele, il cui pensiero fa voli pindarici e si perde in dettagli che ai più paiono privi di senso, il povero Stefanos sarebbe perduto e il destino dell'irruente Filemone già segnato. Invece, fin dalle prime pagine Aristotele induce Stefanos, e noi che leggiamo, a ponderare i fatti, a collegare elementi che paiono assolutamente sconnessi e ad ascoltare ciò che si dice in giro in modo da poter arrivare alla verità.

Quello che, tuttavia, tiene maggiormente avvinghiato il lettore alle pagine di Aristotele detective è il contesto nel quale si agitano personaggi ben costruiti e assolutamente credibili. Restiamo pertanto oltremodo colpiti dall'avventatezza e dal coraggio del protagonista Stefanos, eroe suo malgrado, dalla faciloneria ottimista di Filemone, dalla petulanza di Eudossia, zia malata e vecchia di Stefanos, nonché madre di Filemone, dalla grandeur della vittima, Boutades, dalla scaltrezza e dalla gelida perfidia di Polignoto. Se nell'alto Olimpo ogni divinità impersonava alla perfezione una qualità o un difetto umano così i personaggi della Doody esemplificano tipi immediatamente riconoscibili. Ogni carattere è identificabile: il nero è nero, il bianco è bianco così come i cattivi lo sono totalmente e i buoni altrettanto. Pochi i grigi, poche le situazioni di dubbio e di incertezza.

Del romanzo della Doody attrae, anche, la fine abilità deduttiva di Aristotele che, come Sherlock Holmes, mette assieme i pezzi del puzzle che il suo ex allievo Stefanos gli presenta. Aristotele non agisce in prima persona, non fa indagini, se non occasionalmente, ma attende a casa le informazioni e i dati che Stefanos gli presenta: espediente già usato da Rex Stout con il suo Nero Wolfe, per dirne uno. L'immagine è quella di un falco che punta la vittima, nel nostro caso il vero colpevole, e fa giri in aria sempre più stretti fino a calare su di lui impietosamente e senza tema di fallire. Solo che l'operazione finale di "calare sulla preda" viene fatta per interposta persona, cioè tramite Stefanos, che deve affrontare le ricerche sul campo e la difesa del cugino in tribunale.

Un libro avvincente che non possiamo che consigliare agli amanti del genere e, più in generale, a tutti coloro che traggono piacere da una buona lettura.


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