Arkyd 100, il telescopio orbitante della compagnia privata Planetary Resources che cercherà asteroidi da cui sarà possibile estrarre minerali e materie prime come l’acqua.
Guardare lontano, scrutare l’oscurità del cielo e in futuro (almeno questo è il progetto) troverare asteroidi da cui i “minatori dello spazio” potranno estrarre metalli, minerali e, chissà, anche acqua. E’ questo il progetto dell’azienda privata Planetary Resources, che spera il prima possibile di lanciare la sua sonda nell’orbita bassa della Terra. Il primo veicolo di test si chiama Arkyd 3 e viaggerà con il prossimo cargo che raggiungerà la stazione Spaziale Internazionale l’anno prossimo, assieme a rifornimenti di cibo e altri materiali per gli astronauti a bordo. Per adesso si tratta solo di un test, ma in futuro l’azienda ha intenzione di creare una vera e propria flotta di telescopi dedicati solo agli asteroidi. La tecnologia di prova verrà lanciata all’interno di un triplo Cubesat (ovvero un minisatellite di 30x10x10 cm).
L’obiettivo, nel prossimo futuro, è quello di portare in orbita 10 di questi telescopi orbitanti (ciascuno dal peso di 15 chilogrammi), noti come Arkyd 100, che saranno in grado di individuare le firme spettroscopiche di asteroidi carichi di metallo nello spazio profondo. Cercando il possibile candidato per la “spedizione mineraria”, la Planetary Resources ha poi in programma di inviare una seconda versione del telescopio (Arkyd 200) per intercettare l’asteroide e valutare l’accessibilità dei metalli preziosi come platino e oro. Quando anche questa fase verrà completata, partirà uno sciame di Arkyd 300 che atterreranno sull’asteroide prescelto per sfruttarne le risorse.
Almeno questa è la teoria. La pratica si vedrà a seconda dei finanziamenti che arriveranno perché il progetto è davvero molto costoso. Se i test di Arkyd 3 andranno come previsto, verrà lanciato un secondo prototipo e la prima delle sonde Arkyd 100 – con la Selfiecam inclusa – seguirà entro la fine del 2016. Sostenuta dal regista James Cameron e dal numero uno di Google Eric Schmidt, la compagnia è andata avanti nel progetto anche grazie a una recente raccolta di fondi online sulla piattaforma Kickstarter, “raccimolando” la bellezza di 1,5 milioni di dollari da 17.614 donatori in un tutto il mondo. Per invogliare i donatori a contribuire, la società ha offerto un servizio di “autoritratto” dallo spazio: chi ha donato denaro per il telescopio potrà inviare una propria fotografia, che il telescopio poi riprenderà a sua volta dall’orbita con la Terra sullo sfondo.
Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni