Chi l’avrebbe mai detto che sarei tornata qui. Non c’è niente da fare, la Camargue è nel mio cuore e non posso fare a meno di sentire il suo richiamo.
Ho deciso due giorni fa di venire ad Arles e di frequentare (a due anni di distanza) un altro workshop di fotografia nell’ambito de Les Rencontres che fino al 21 settembre animeranno la cittadina con oltre 50 mostre tutte dedicate all’arte fotografica. Già perché qui le immagini sono ovunque e donano a questa cittadina un po’ bohémien e un po’ fantasma un fascino capace di richiamare artisti e appassionati da tutto il mondo ormai da decenni.
E così domani conoscerò il mio insegnante Jérôme Bonnet che con l’arte del ritratto pare sia formidabile. Staremo a vedere. Intanto Arles mi ha dato il suo benvenuto e non poteva che essere migliore. Davanti all’arena un gruppo di giovani viaggiatori suonava e cantava Toumbalalaïka, una melodia ebrea e russa che mi riporta alla mente Jean-Claude Chojcan, musicista di Strasburgo che ho conosciuto a Saintes Maries de la Mer il 24 maggio durante il pellegrinaggio dei gitani. Questa è una delle canzoni più belle del suo cd Papyros’n che racconta di nomadi di tutto il mondo e anche un po’ di me.
So che questo workshop sarà speciale, me lo sento. Come speciale è stato il viaggio che oggi mi ha portato qui attraverso le alpi: Oulx, Claviere, Monginevro, Briançon, Embrun, Lago di Serre-Ponçon, Sisteron, Aix En Provance, Arles… Paesaggi mozzafiato, piccoli aerei, scuole di kite surf, montagne, colline, voglia di libertà.
</La libertà di viaggiare, ma anche la libertà dell’arte come quella di Mireille Loup che mi ha ospitato nella sua straordinaria casa.