Il costruttore di chip ARM ha rivelato una nuova architettura di chip la cui adozione potrebbe portare un duplice vantaggio: ridurre il costo di device come gli smartphone e, al contempo, prolungarne la durata della batteria.
Base del “trucco” è quella di aver creato una particolare architettura capace di offrirsi in un aspetto duplice: sotto forma di chip ad alte prestazioni ma anche, a semplice comando, sotto forma di chip ultra-efficiente sotto il profilo energetico.
L’architettura, dietro semplice controllo del software, potrà far prevalere l’uno o l’altro aspetto, secondo il compito svolto e secondo necessità. Naturalmente – spiega Nandan Nayampally, direttore CPU Product Marketing di ARM – il software di sistema va riscritto per prevedere questa possibilità.
Ad oggi ARM è in grado di offrire una linea di chip (che, lo ricordiamo, vengono fatti costruire a terzi in licenza, ndR) orientata su due fronti: quello ad alte prestazioni, per giochi e simili, come il Cortex-A15, e quello a prestazioni (e consumi) contenuti, come chiamate voce, SMS e simili, ossia come il Cortex-A7. Proprio l’unione di questi due fronti è alla base dell’idea.
In effetti di solito i progettisti cercano di impilare in un unico processore tutta la potenza di calcolo possibile. Secondo Mark Zwolinski, esperto di progettazione sistemi elettronici presso l’Univerisistà Southampton, “è un’idea grande. E come tutte le idee grandi è maledettamente ovvia”, dice.
ARM ha quindi sviluppato questa nuova doppia architettura dispiegandola su un processo produttivo a 28 nm, ottenendo così tanto la “versione poco potente ma a basso consumo” quanto quella “potente”, in uno spazio sufficientemente ridotto e a costi produttivi molto contenuti. Il prezzo di tali CPU dovrebbe attestarsi sui 100 dollari, il che dovrebbe permettere persino di sviluppare alcuni smartphone per i paesi in via di sviluppo senza incidere sul prezzo in maniera determinante.
Ciò che lascia perplesso un esperto come Zwolinski è “quanta di questa capacità di gestione dell’energia è automatica e inserita nell’hardware e quanta sarà a carico del software di sistema”. Poiché una parte sarebbe certamente a carico di quest’ultimo, sistemi come Android o iOS di Apple dovrebbero essere modificati per comprendere tale porzione. Per questo, sostiene l’esperto, “di per sé la novità non si può ritenere rivoluzionaria nell’immediato”.
Questi nuovi processori sono già disponibili per clienti selezionati come Texas Instruments, Samsung e Apple a scopo di test. Secondo quanto ha riferito Nayampally, potrebbero iniziare a circolare nei device intorno al 2014, poco più di due anni.
Una cosa è certa: se gli ingegneri software saranno “aperti” verso questa novità, per ARM si prospetta una fetta di mercato davvero interessante. Oggi, ogni anno vengono consegnati un miliardo e seicento milioni l’anno di smartphone nel complesso dei mercati mondiali. Se ci sarà spazio per una simile novità, competere con ARM per altri produttori di chip diventerà ancora più difficile.
Fonte : The New Blog Times.
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