Armadale: Delitti e Passioni nell’Inghilterra Vittoriana

Una donna bellissima, dalla pelle color del latte, dai capelli color del rame e dal passato opportunatamente celato, accende di passione il cuore di qualsiasi uomo la incontri. Chi è costei? Perché si è recata nel Somerset in un villaggio sconosciuto ai più? Cosa ha detto a Mrs Armadale di tanto sconvolgente da portare, nel giro di pochi mesi, la donna alla tomba lasciando il figlio adorato a se stesso, al dolore per la di lei scomparsa e all'amicizia di Ozias Midwinter? E quest'ultimo, arrivato in preda a febbre cerebrale nel piccolo centro e capace di ottenere in breve tempo l'affetto del giovane Allan Armadale, quale segreto nasconde?

Le quasi ottocento pagine del romanzo Armadale, pubblicato da Fazi Editore e tradotto da Alessandra Tubertini, avvolgono il lettore in un susseguirsi di eventi misteriosi e di atmosfere enigmatiche, quasi gotiche, senza far calare mai la tensione e portando, con ogni svelamento, un nuovo arcano, un nuovo pezzo di un rompicapo che assume dimensioni sempre più vaste e investe la vita di sempre più personaggi.

L'autore è quel Wilkie Collins (1824 - 1889) che, non nuovo ai racconti che prevedono un'investigazione e forte di una storia privata quasi più romanzesca dei suoi romanzi (si lega a una misteriosa donna incontrata di notte in un parco londinese: una relazione trentennale non coronata dal matrimonio; il nostro sposerà invece un'altra donna usando un falso cognome, Dawson, e conducendo in pratica fino alla sua scomparsa una sorta di doppia vita), è considerato un maestro del mystery ed è ricordato come l'artefice del primo romanzo giallo della storia ( La Pietra di Luna del 1868). Collins ha scritto dei veri best seller, come appunto Armadale (1866) o La donna in bianco (1859), pubblicati a puntate sui settimanali e/o mensili dell'epoca e capaci di scatenare la curiosità di un'audience che attendeva, con non poca ansia, il numero successivo della rivista per venire a capo della complessa vicenda narrata e conoscere il destino dei suoi protagonisti.

Con Armadale Collins ha creato un meccanismo perfetto che trascina il lettore, pagina dopo pagina, in un mistero che ha origine nelle Barbados, prosegue a Madeira, si trasferisce nell'Inghilterra rurale del Somerset e del Norfolk, sembra svelarsi nella fumosa Londra delle dame alla moda, delle modiste e degli avvocati, si infittisce nuovamente in quel di Napoli con la comparsa di un ex marito spagnolo, fedifrago e crudele, si incupisce in una casa di cura per "signore malate di nervi" alla periferia di Londra dove paiono infrangersi tutti i desideri di un happy end e si illumina, infine, proprio lì, di fronte al sacrificio finale del personaggio più crudele che, forse, così crudele non è.

Ad ogni passaggio la trama pare infittirsi e complicarsi invece che dipanarsi, nuovi attori personaggi appaiono sulla scena mentre alcuni scompaiono, ma mai, davvero mai, Collins perde il controllo della sua opera o cade in contraddizione muovendo le fila dei vari personaggi impeccabilmente, tanto che il puzzle appare sì divenire più complesso, ma non tanto da scoraggiare chi legge.

Parte del successo di questo complesso meccanismo sta nel rendere il racconto tanto dinamico quanto la vicenda che si va riportando con continui cambi di prospettiva e di voce narrante: dalla terza persona iniziale si passa, in uno dei momenti di massimo climax, alla prima persona, per poi tornare alla terza e divenire scambio di lettere confidenziali tra alcuni dei personaggi e, poi, pagine di diario intimo, al quale una delle protagoniste affida i suoi pensieri più reconditi e segreti, quelli che più la spaventano, ma che, tuttavia, non le impediscono di tornare sui suoi passi e tramare ai danni dei caratteri più innocenti.

Sicuramente un certo peso nel successo che il romanzo ottenne, e che ha ottenuto ultimamente, sulla scia della riscoperta de La donna in bianco da parte del critico letterario del Corriere della Sera, Antonio D'Orrico, lo ebbe anche la puntigliosa descrizione dell'Inghilterra vittoriana con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, la sua grandezza morale (il giovane Armadale non si fa scrupolo di avere al suo fianco quello che appare un diseredato abbandonato da tutti) e la sua perfida ipocrisia (le gentili signore del villaggio sono prontissime a schierarsi a fianco della povera governante solo e soltanto se la stessa mantiene la sua figura di gentil signora dall'onore infangato, ma, se cerca di cambiare il proprio destino, sono pronte a gettarsi sulla loro protégée), la sua rigida gerarchia sociale e il suo fascino per l'esotico che ai tempi si rifletteva nell'interesse per l'Italia (Ozias Midwinter viene mandato come giornalista a Napoli per raccontare quella località così lontana e affascinante).

Si termina il romanzo di Collins di malavoglia: ci si affanna per riuscire a capire qualcosa dei vari misteri nelle pagine iniziali che ci sprofondano subito in un vortice di delitti e segreti; si perde un pizzico la speranza verso la metà, quando la situazione si complica e i fili si aggrovigliano; si corre lungo le righe quando manca un quarto alla fine del testo, perché la curiosità diventa quasi intollerabile e, poi, quando si giunge alla conclusione, si farebbe di tutto perché i personaggi non ci abbandonassero definitivamente, perché le loro vite e gli accadimenti di cui saranno, di certo, nuovamente protagonisti ci fossero svelati.

Insomma, Armadale è quello che in inglese si definisce un vero "page turner" ovvero uno di quei libri che non si riesce a posare e che, una volta terminato, ti lascia la voglia di scoprire se quella stessa sensazione potrà esserti regalata da un'altra delle opere del suo autore. Una preziosa riscoperta che non possiamo che consigliare a chi ama l'epoca vittoriana e le sue atmosfere e i grandi romanzi che quel mondo seppero raccontare ed impreziosire.