Il ministro della Difesa armeno, Seiran Ohanian, ha affermato, nel suo discorso in occasione dell’incontro con gli studenti dell’università statale di Scienze Economiche di Erevan, che l’Armenia acquisterà a breve nuove armi a lunga gittata, non specificandone però il genere e, soprattutto, chi sarà il fornitore, in quanto segreto di stato.
Non è però difficile immaginare da dove proverranno questi armamenti; l’unico alleato di Erevan nell’area è la Russia e, proprio con Mosca, a gennaio era stato firmato un accordo di cooperazione in campo militare, annunciato dallo stesso Ohanian, il quale aveva dichiarato: “Nel 2014 terminiamo il processo d’acquisto dalla Russia delle armi a lungo raggio. Le nuove forniture degli armamenti daranno possibilità di attivare i meccanismi di difesa e di contenimento”, riferendosi in particolare al conflitto con l’Azerbaigian, del quale Erevan occupa ancora il 20% del territorio nazionale.
La rapida crescita economica ed il massiccio sviluppo militare dell’Azerbaigian di questi ultimi anni, con cui la guerra, benché costituita di sporadiche schermaglie, non è ancora finita, e il quale gode anche dell’appoggio turco, stato attualmente ostile all’Armenia e con qui quest’ultima condivide tutto il tratto occidentale della propria frontiera, hanno spinto Erevan a cercare un alleato che le potesse fornire la protezione necessaria a contrastare la minaccia sempre più seria ai propri confini; questo appoggio è stato trovato con un avvicinamento alla Russia e con l’adesione all’Unione doganale eurasiatica. Mosca oggi infatti fornisce all’Armenia sia le armi per organizzare la propria difesa, sia il gas che l’uranio per far funzionare le proprie centrali nucleari. Questo non ha però comunque consentito al paese di uscire dall’isolamento in cui l’ha confinata la propria politica di aggressione; mentre Georgia ed Azerbaigian stanno intessendo rapporti bilaterali con gran parte dei paesi occidentali l’Armenia è confinata all’interno della creatura di Putin, la quale cerca di raccogliere i paesi dell’ex Unione Sovietica ma che è ben lontana dall’offrire quelle possibilità che si hanno sul mercato europeo o statunitense.
Nonostante gli sforzi che la comunità internazionale e l’Osce, tramite il gruppo di Minsk, stano compiendo da oltre un ventennio si è ormai delineata questa divisione in due blocchi contrapposti, uno rivolto in maniera obbligata ad est, costituito dalla sola Armenia, sostenuta indirettamente da Mosca, ed uno che guarda all’Occidente, composto dall’Azerbaigian, fiancheggiato da Ankara e a cui si aggiunge Tbilisi con la sua voglia di Europa e Nato.
Dopo il conflitto iniziato nel 1992 e conclusosi con una tregua nel 1994 nessuno sembra infatti ormai disposto a cedere.
L’Armenia ha preso il controllo dell’altopiano del Nagorno-Karabakh e di altri sette distretti azeri circostanti, scacciandone la popolazione non armena; il Karabakh è inoltre una regione di importanza strategica: posta in posizione elevata consente a chi la controlla di tenere sotto tiro una vasta porzione della regione del Caucaso meridionale e la stessa capitale armena, a questo si aggiunge il fatto che molti dei fiumi che riforniscono d’acqua la regione e la stessa Baku scorrono per il loro tratto iniziale proprio attraverso questo altopiano.
Erevan quindi non ha mai dato segno di voler rispettare le disposizioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che le imporrebbero di smilitarizzare l’area e consentire ai profughi azerbaigiani di tornare alle loro case, fatto che ha portato Baku a schierare il proprio esercito in corrispondenza del confine con i territori occupati.
Questa situazione ha fatto precipitare le due nazioni in quella che è ora diventata una guerra di logoramento la quale, da oltre vent’anni, con le sue periodiche escalation di tensione, dovute alle continue violazioni del cessate il fuoco, costituisce uno dei principali pericoli per la pace e, di conseguenza, per la prosperità economica nel Caucaso meridionale.
Armenia. Erevan compra missili a lungo raggio, ma il paese è solo contro tutti
Creato il 14 settembre 2014 da Giacomo Dolzani @giacomodolzaniPossono interessarti anche questi articoli :
-
Murlo (siena): bluetrusco | i cavalli, il palio di siena e gli etruschi
Nell’ambito della prima edizione dell’unico grande festival dedicato agli Etruschi, in programma dal 3 luglio al 2 agosto a Murlo (Siena), domenica 5 luglio all... Leggere il seguito
Il 30 giugno 2015 da Amedit Magazine
CULTURA, SOCIETÀ -
Per Paul Krugman la Grecia non fallisce
di Giuseppe Leuzzi. Paul Krugman, economista premio Nobel, lo spiega stamani sul “New York Times”: la Grecia non fallisce. Non domani, se non paga il Fmi, né... Leggere il seguito
Il 30 giugno 2015 da Rosebudgiornalismo
ATTUALITÀ, CULTURA, SOCIETÀ -
Turchia, la questione curda dopo il voto
Print PDFdi Filippo UrbinatiCome sempre accade le elezioni politiche di un Paese non si giocano su una sola tematica ma ruotano attorno ad una complessa rete... Leggere il seguito
Il 30 giugno 2015 da Bloglobal
OPINIONI, POLITICA, POLITICA INTERNAZIONALE, SOCIETÀ -
Il referendum non risolve l’insolvenza, il popolo greco deve sapere la verità
Tutta la verità, nient’altro che la verità. Non ci sta ad incassare le accuse del duo Tsipras/Varoufakis e passa al contrattacco Juncker, si rivolge alla... Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Blogaccio
SOCIETÀ -
La seconda ondata
Intervista di Peter Jellen. della Rivista Online "Telepolis", a Robert Kurz, del 18 e 19 luglio del 2010 Peter Jellen: Mr. Kurz, negli ultimi tre anni, la... Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Francosenia
CULTURA, OPINIONI, SOCIETÀ -
“Hic Rhodus, hic salta” – Grecia, Tsipras e la democrazia col culo del popolo
Il titolo dell’Huffington Post del 28/06/2015 “Hic Rhodus, hic salta” [“Qui [è] Rodi, salta qui”. Il senso traslato è “Dimostraci qua e ora le tue affermazioni”. Leggere il seguito
Il 29 giugno 2015 da Carusopascoski
OPINIONI, SOCIETÀ