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Armi subacquee sovietiche

Creato il 04 novembre 2012 da Zonwu
Armi subacquee sovietiche Come molti già sapranno, sparare con un'arma da fuoco mentre ci si trova sott'acqua non è un'ottima idea: molte di queste armi, infatti, potrebbero esplodere per via del contatto tra i gas incandescenti e l'acqua. Inoltre, il potere di penetrazione di un proiettile tradizionale, senza contare la sua gittata, decadono drasticamente per via dell'attrito, rendendo un'arma tradizionale troppo poco efficiente per un utilizzo in immersione.
Per dare un'idea dell'inefficienza di un proiettile tradizionale in acqua, ci viene in aiuto una puntata di Mythbuster (video sotto) in cui viene messo alla prova il famigerato fucile Barrett da 50 millimetri, in grado di staccare un arto umano ad un km di distanza e considerato l'arma portatile più potente in circolazione: nemmeno un'arma di questa potenza riesce a rendere letale un proiettile da 50mm oltre una schermatura d'acqua spessa meno di un metro.

Negli anni '60-'70, il problema di un'ipotetica battaglia subacquea tra soldati sovietici e americani era, secondo il Politburo, una minaccia reale, tanto reale da rendere necessario lo sviluppo di due armi appositamente progettate per l'utilizzo in acqua. Queste due armi, una pistola ed un fucile d'assalto, sono rimaste segrete fino al 1993, quando l'azienda produttrice Tsniitochmash le ha messe in vendita al pubblico.
La prima arma è la pistola subacquea da 4.5mm SPP-1 (Spetsialnyi Podvodnyi Pistolet), entrata nella dotazione degli "uomini rana" sovietici nel 1971 e ancora in uso per alcune missioni particolari delle Forze Speciali russe.
La pistola funziona grazie a speciali cartucce da 4,5 millimetri dotate di un proiettile metallico simile ad un dardo lungo oltre 10 centimetri, realizzato in acciaio e munito di una punta leggermente arrotondata che aiuta il proiettile a stabilizzarsi durante il percorso in acqua.
Armi subacquee sovietiche
La punta appiattita, inoltre, crea una cavità idrodinamica che diminuisce l'attrito con l'acqua, aumentando la velocità del proiettile, la sua accuratezza e la sua letalità, e donandogli una portata superiore a qualunque arma subacquea a molla o ad elastici.
Se sparato fuori dall'acqua, il proiettile perde quasi interamente la sua capacità, e può raggiungere una gittata utile massima di 15-20 metri. In acqua, invece, le sue prestazioni variano con la profondità. A circa 5 metri dalla superficie, il raggio in cui il proiettile risulta letale si aggira intorno ai 17 metri, per poi diminuire fino a 6 metri ad una profondità di 40 metri.
Anche se di breve gittata, il proiettile della pistola SPP-1 rimane comunque capace di perforare una tuta in neoprene, o i 5 millimetri di vetro di una maschera da sommozzatore. Il discorso cambia, invece, per il fucile Tsniitochmash 5.66mm APS (Avtomat Podvodnyi Spetsialnyi), sviluppato per ottenere prestazioni superiori a quelle della pistola subacquea e adottato ufficialmente dalla Marina sovietica nel 1975.
Armi subacquee sovietiche
I proiettili del fucile (calibro 5,66mm) sono stabilizzati tramite la stessa supercavitazione che stabilizza quelli della pistola, ma al contrario dell'arma precedente questo fucile ha un selettore che gli consente di sparare sia sutt'acqua che all'asciutto.
Se impostato su fuoco automatico, il fucile può sparare 600 colpi al minuto, cadenza di fuoco che diminuisce con l'aumentare della profondità. Se utilizzato in acqua, il fucile può sparare oltre 2.000 colpi, ma la sua vita operativa diminuisce drasticamente a 180 colpi se sparati all'asciutto.  Fuori dall'acqua, il raggio letale è compreso tra i 50 e i 100 metri; in acqua, invece, la gittata letale massima (a 5 metri di profondità) è di 30 metri.
Il primo caso di impiego pubblicamente riconosciuto dal governo russo è l'incontro tra George Bush e Mikail Gorbachev nel 1989 a Malta. Per l'occasione, i 16 uomini rana russi di scorta alla nave che ospitava il meeting erano equipaggiati con il fucile d'assalto APS.
Russian Underwater Guns

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