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Arrestato Riva. Per non dimenticare il disastro Ilva

Creato il 06 giugno 2015 da Andrea86
Arrestato Riva. Per non dimenticare il disastro Ilva
Dopo due anni di latitanza a Londra l’ex Vice-Presidente e amministratore delegato dell’Ilva Fabio Arturo Riva è stato estradato ed arrestato. Nel tardo pomeriggio di ieri Riva è stato arrestato presso l’aeroporto di Fiumicino e trasportato presso la casa circondariale di Taranto.
Il reato contestato è quello di associazione a delinquere finalizzata ad una truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Inoltre gli è stata notificata anche un provvedimento relativo al reato di associazione delinquere finalizzata alla perpetrazione di disastro ambientale aggravato, omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, avvelenamento di acque e sostanze alimentari, concussione e corruzione in atti giudiziari.

Ormai è noto il disastro ambientale e lavorativo che ha colpito Taranto.
Per ciò che riguarda la perizia epidemiologica, i modelli epidemiologici adottati dai periti di parte nominati dalla Procura di Taranto hanno attribuito per tutte le cause di morte, nei sette anni considerati:
  • un totale di 11 550 morti, con una media di 1650 morti all’anno, soprattutto per cause cardiovascolari e respiratorie;
  • un totale di 26 999 ricoveri, con una media di 3 857 ricoveri all’anno, soprattutto per cause cardiache, respiratorie, e cerebrovascolari.

Di questi, considerando solo i quartieri Tamburi e Borgo, i più vicini alla zona industriale:
  • un totale di 637 morti, in media 91 morti all’anno, sono stati attribuiti ai superamenti dei limiti di PM10 di 20 microgrammi a metro cubo (valore consigliato OMS rispetto al limite di legge europeo di 40 microgrammi a metro cubo). Secondo il Ministero della Salute, il problema del PM10 a Taranto, seppur inferiore all’inquinamento di PM10 di molte città dell’Italia Settentrionale, è determinato dalla tipologia di inquinanti che quelle polveri sottili veicolano.
  • un totale di 4 536 ricoveri, una media di 648 ricoveri all’anno per malattie cardiache e malattie respiratorie, sempre attribuibili ai suddetti superamenti.

Secondo i periti nominati dalla procura, la situazione sanitaria a Taranto appare molto critica. Gran parte delle sostanze rilevate nella perizia sulle emissioni sono state poi considerate in quella epidemiologica come “di interesse sanitario”. Gli inquinanti sono in concentrazioni più elevate nei quartieri in prossimità dell’impianto. Le stesse concentrazioni variano nel tempo e dipendono dalla direzione del vento.
Gli esiti sanitari per cui secondo taluni esiste una “forte evidenza scientifica” di un possibile danno che potrebbe essere attribuito alle emissioni del siderurgico sarebbero: mortalità per cause naturali, patologie cardiovascolari e respiratorie, queste ultime in particolare per i bambini, tumori maligni e leucemie.
Gli esiti sanitari per cui secondo taluni esiste una “evidenza scientifica suggestiva” di un possibile danno dovuto alle emissioni delle industrie presenti a Taranto inoltre sarebbero malattie neurologiche e renali, tumori maligni dello stomaco tra i lavoratori del complesso siderurgico.
La perizia epidemiologica si conclude con un’affermazione che sintetizza quella che, secondo le metodologie di rilevazione adottate, è la situazione dell’area ionica: “L’esposizione continuata agli inquinanti dell’atmosfera emessi dall’impianto siderurgico ha causato e causa nella popolazione fenomeni degenerativi di apparati diversi dell’organismo umano che si traducono in eventi di malattia e di morte“.
Nonostante i dati aberranti, c’è chi, durante l’esplosione del caso Ilva, ha pronunciato queste parole “i tumori non dipendono dall’inquinamento prodotto dallo stabilimento, ma dagli stili di vita dei tarantini, dal momento che é noto che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre aree del Sud Italia dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni ’70″; tesi portata avanti dalla famiglia Riva e ripresa dall’allora Commissario dell’Ilva Enrico Bondi.
Il modello Ilva ha causato ingenti danni ad una città splendida e ai propri cittadini.
Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Ilva
Fonte: OltremediaNews

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