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Hayao Miyazaki ha fiducia nei bambini, nella loro capacità di vedere l'invisibile, vedere oltre le apparenze, nel loro criterio, ed è per questo che lui, con lo Studio Ghibli, ha dedicato così tanti film ad essi.Ora non dirige più però collabora e nel film Arrietty, tratto dalla serie di libri fantasy Gli sgraffignanoli (The Borrowers) di Mary Norton e da cui è stato tratto nel 1997 il film I Rubacchiotti ha firmato la sceneggiatura. La regia è di Hiromasa Yonebayashi, suo animatore in film precedenti. Questo è un bene che lo Studio Ghibli continui, che forma nuovi autori, che il messaggio continui.Ogni suo film è un evento poiché ha uno stuolo di appassionati (come me) che vanno a vedere ogni suo film, ma dietro tutto questo c'è un motivo: il mondo di Miyazaki non si scorda tanto facilmente. Non perché è un mondo estraneo a noi, ma perché lo mostra in tutta la sua meraviglia, l'incanto che lo pervade (non a caso un saggio dedicato a Miyazaki s'intitola L'incanto del mondo, ed. Il Principe Costante). Ed è con questa caratteristica che vengono descritti gli "eroi", persone normali, a volte appartenenti a quei "status sociali" considerati deboli ovvero donne, anziani e ovviamente i bambini.Inoltre è un'autentica emozione vedere ancora i disegni dipinti a mano, come quelli di una volta.Cosa sono quei colori finti che ci sono adesso? A voi danno emozioni? A me no.Ho avuto quasi l'impressione, a volte, di vedere dei quadri impressionisti, per quella delicatezza, quella soffusità che a volte si percepisce. Altre volte quel mondo colpiva per la minuziosità dei dettagli come se fossero cose vicine a noi, palpabili.
Le avventure di Arrietty, piccola prendi-in-prestito, e della sua controparte umana, Sho, un ragazzino con problemi cardiaci sin dalla tenera età, come le altre dello Studio Ghibli, scorrono con naturalezza e non è una storia che ha azione o chissà cosa, ma ha la poesia. Ovviamente c'è anche un cattivo, ma è caratterizzato in modo che si possa riconoscere anche tra le persone a noi vicine.
Molti altri lo diranno che i film dello Studio Ghibli sono poetici, ma non è che sia una frase fatta. E' così e basta e anche questa, una storia semplice senza troppi intrighi, ma non per questo "infantile".C'è davvero l'anima in questi disegni.
Vi lascio con la canzone di Arrietty cantata dalla cantante e musicista bretone Cécile Corbel che si è occupata anche della colonna sonora. La sua storia è un po' particolare: lei stessa aveva inviato un cd di prova allo Studio Ghibli dicendo di come la sua musica fosse stata influenzata dai film di Miyazaki e fu scelta. (fonte: wikipedia).
A volte qualcosa di incredibile succede per davvero.
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