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“Arrigo Beyle – milanese – scrisse, amò, visse”

Creato il 06 aprile 2013 da Eneadiomede

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Stendhal, al secolo Henri Beyle (nato nel 1783), si sentiva "italiano"

Je hais Grenoble, je suis arrivé à Milan en 1800, j’aime cette ville. Là j’ai trouvé les plus grands plaisirs et le plus grandes peines; là surtout ce qui fait la patrie; j’ai trouvé les premiers plaisirs. Là je désire passer ma vieillesse et mourir.

Stendhal, Souvenirs d’égotsime

Quando raggiunse l'armata napoleonica in Italia, riconobbe quest'ultima come sua patria d'elezione. E si sentiva ancor più "milanese", al punto di volere che - sulla sua pietra tombale fosse scolpita l'epigrafe:'Arrigo Beyle milanese, visse, scrisse, amò'

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Stendhal amò moltissimo Milano, tant'è che la prima volta che vi giunse, la città con la sua - architettura, i suoi cortili suggestivi, i paesaggi che ancora era possibile scorgere al di là delle case, produsse in lui un meraviglioso effetto di stupore e ammirazione che lo accompagnò per tutta la vita. Nel corso della sua avventurosa e travagliata esistenza, Stendhal dimorò in città per circa sei anni e non mancò, nei suoi scritti, di narrarne gli aspetti per lui più suggestivi e struggenti, quasi come un innamorato che descrive la donna amata.  Grande viaggiatore soggiornò, anche se per brevi periodi, a Roma, Napoli, Firenze ma rimase sempre incantato dalla bellezza dei paesaggi lombardi tanto che già nel 1817 scrisse A Milano e sui laghi lombardi, decantando il Lago di Como come uno dei luoghi più belli del mondo. A Milano frequenta assiduamente la Scala, tempio della musica ma anche luogo d'incontro dell'intellighenzia milanese: i palchi si trasformano in salotti e Stendhal, apprezzando l'ammiccante sensualità delle signore alle prime.

Si innamorò di Metilde Viscontini Dembowski  

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e fu  «l'inizio di una grande frase musicale». La descrisse come «una figura lombarda, di quelle che Leonardo da Vinci ha riprodotto con tanto fascino nelle sue Erodiadi [...], il naso leggermente aquilino, un ovale perfetto, le labbra sottili e delicate, grandi occhi bruni melanconici e timidi e la più bella fronte, dal cui mezzo si dividono i più bei capelli castano-scuri».Stendhal trova Metilde somigliante in particolare alla Salomé del quadro Erodiade porta la testa di San Giovanni Battista a Salomè

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"Mentre egli ne era maggiormente preso d'amore, lei non pensava che alla liberazione dell'Italia: viveva in mezzo a giovani romantici cospiratori, infiammata dal loro eroismo, incurante della loro temerarietà; la bellezza del loro grande comune ideale la possedeva; e questo spasimante straniero, già un po' calvo, un po' corpulento e impacciato, le appariva forse, lo temo e lo dico fra noi, un po' ridicolo". da http://www.digitami.it/opera.do?operaId=97&visual=img&paginaN=26

così scrisse “Dell’amore


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