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Arriva

Creato il 22 giugno 2012 da Propostalavoro @propostalavoro

ArrivaArriva, è quasi pronta, manca poco, l’Europa addirittura mette fretta a Monti  & Co., impaziente di conoscere il miracolo che ci salverà tutti: la riforma del lavoro, che il nuovo presidente di Confindustria, Squinzi, però, non esita a definire “una boiata”.

Ebbene sì, l’ha proprio detto e non uno qualunque, ma il capo degli industriali, che, come già più volte sostenuto dal nostro blog, sottolinea che il problema dell’Italia non è l’articolo 18, come farnetica la Fornero, ma tasse, burocrazia, scarsa innovazione, carenze delle infrastrutture, sprechi, tutte cose di cui non c’è traccia nel disegno di legge. Che contiene, invece, grazie al passaggio in Parlamento, tante altre belle cosette che ci renderanno la vita mooolto migliore, garantendo tanta precarietà per tutti. Partiamo dal piatto forte: i licenziamenti. Resta intatto il diritto al reintegro sul posto di lavoro, nei casi di licenziamento discriminatorio, mentre tutto il resto cambia in peggio: il licenziamento va impugnato entro 6 mesi (prima erano 9); il giudice ha praticamente le mani legate e può stabilire il reintegro solo nel caso della discriminazione (tutta da dimostrare, cosa non semplice); in tutti gli altri casi si ricorre all'indennizzo, da un minimo di 15 ad un massimo di 24 mensilità, non di tutto lo stipendio però, solo di alcune voci della busta paga e il totale potrà essere ulteriormente ribassato, se, nel frattempo, il licenziato ha svolto un altro lavoro.

Altra ciliegina sulla torta, è la lotta alla precarietà. Ormai, spero, sarà chiaro a tutti che la promessa "più tutele per tutti" è una presa in giro bella e buona: se prima, infatti, il datore di lavoro doveva render conto del perchè usava un contratto a tempo determinato o interinale, invece di un indeterminato (per motivi tecnici, di produzione, di organizzazione, di sostituzione), ora sarà libero da ogni limitazione, tranne che per la soglia massima di 36 mesi consecutivi per l'uso di un determinato. E il famoso contratto di flexicurity, che doveva diventare "Il Contratto", si limiterà ad essere solo uno dei tanti tipi di contratto di cui potranno servirsi le aziende. Se alla libertà di licenziare aggiungiamo la libertà dei contratti, la precarizzazione di tutti i lavoratori italiani è cosa fatta. E il risultato non può che essere il disastro economico del Paese: con il precariato di massa ci sarà un calo dei consumi drammatico; le PMI, ossatura della nostra economia, subiranno un autentico tracollo, non avendo più clientela; lo Stato dovrà fare i conti con il crollo delle entrate fiscali, le difficoltà a tener fede agli impegno con l'Europa, l'impoverimento della società e l'inasprimento delle tensioni sociali. Troppo pessimista? Guardatevi intorno: quante difficoltà deve affrontare un precario e quanti problemi nascono a catena, poi immaginate che tutti gli italiani siano precari. L'incubo è servito.

I sostenitori della riforma la giustificano con idiozie del genere "l'articolo 18 è roba del secolo scorso" o "le lotte sindacali e i diritti dei lavoratori sono realtà superate". Ebbene, a queste persone va fatta una domanda: che differenza c'è tra un operaio europeo di fine '800 e uno cinese di oggi? Nessuna: entrambi lavorano 12 ore al giorno, in ambienti pericolosi e malsani, pagati il minimo e sfruttati il massimo. Allora, chi è del secolo scorso: chi vuole lo sfruttamento o chi difende i diritti?


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