Non deve essere stato facile per Rocco Mortelliti, regista e genero dello scrittore siciliano Andrea Camilleri, tradurre in cinema il romanzo “La scomparsa di Patò”, storia che a sua volta nasce dall’incontro dell’autore con il celeberrimo “A ciascuno il suo” di Sciascia. Il romanzo infatti, ambientato in una Sicilia di fine ’800, è costruito in maniera piuttosto complessa, sottoforma di dossier, formula che piace allo scrittore per la sua capacità di rendere il lettore attivo nei confronti del testo : “Io vorrei che il lettore interagisse con il romanzo (…), lavorasse di fantasia e aggiungesse (…)”, ha dichiarato così nell’intervista http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ad34206c-0db1-44a8-80f0-71118da20f33-tg1.html).
Il regista Mortelliti, intervistato da “Il Venerdì di Repubblica” ha dichiarato di aver considerato il rischio di “tradire la genialità descrittiva del romanzo”. Tuttavia poi a quanto pare il compito è riuscito e anzi, ne è nata una pellicola che mescola sapientemente comico e drammatico, con una prevalenza del comico. Sempre nella suddetta intervista lo stesso Andrea Camilleri ha dichiarato che la linea principale del suo romanzo è il conflitto tra il potere e l’esecutore degli ordini del potere e il film è riuscito a evidenziare tale fulcro. Gli investigatori del romanzo, Giummaro e Bellavia, sono rispettivamente interpretati da Nino Frassica e Maurizio Casagrande, mentre nel ruolo della moglie di Patò (Neri Marcorè) c’è Alessandra Mortelliti, nipote di Camilleri.
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