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Arriva l'IVA anche nella Repubblica Democratica del Congo

Creato il 25 gennaio 2012 da Marianna06

Da noi , nel meridione d'Italia in particolare,quando si vuole indicare una situazione di estrema difficoltà,si dice con un vetusto adagio popolare :"Sul cotto l'acqua bollente !".

In poche parole : questo proprio non ci voleva!!!!

E parlando della Repubblica  Democratica del Congo l'affermazione calza proprio a pennello.

Uscita da pochissimo da elezioni politiche molto controverse, di cui  si parla di brogli  elettorali certi per la rielezione del Presidente Kabila, e da una situazione di vivere sociale costantemente connotata da una guerra civile in corso, ora per un motivo ora per l'altro (ad esempio, ultimamente, una vera e propria guerriglia  é in atto nel territorio del Kivu conteso dal vicino Rwanda), ci mancava anche la richiesta alla povera gente di un ulteriore esborso di denaro che si chiama, all'occidentale, IVA.

Chiarisco che è importantissimo pagare le tasse. Occorre però che siano esigite al posto giusto e al momento giusto.

La tassa in questione, entrata in vigore per i congolesi dal 1 gennaio 2012,  ha un'aliquota del 16% e va a sostituire l'imposta sul consumo ( impot sur le chiffre d'affaire), in vigore nel Paese africano dal 2002.

Il ministro delle Finanze, fresco d'incarico ma consumato volpone politico, sostiene che l'introduzione della tassa costituisce appena un mezzo per massimizzare le entrate e rendere redditizia l'amministrazione fiscale congolese.

Ovviamente l'opinione pubblica e la gente in strada, e  sopratutto nei villaggi rurali dove la povertà è più tangibile, la pensa in maniera piuttosto diversa.

E la cosa si capisce.

La Repubblica Democratica del Congo ha attualmente  un tasso d'inflazione del 13% e salari bassissimi.

E il lavoro per gli uomini non sempre c'è. Salvo poi però sfruttare i bambini come nel lavoro in miniera.

Non bastano pertanto le rassicurazioni governative, che incoraggiano i consumatori a non temere e che dicono che gli aumenti dei prezzi non supereranno il 3%.

E anche  quando aggiungono che la nuova tassa non colpirà gli acquisti riguardanti i generi di prima necessità come il pane, il latte e la farina.

E naturalmente  la benzina e il cemento.

A credere a questo bellissimo " libro dei sogni" sono davvero in pochissimi.

Giacché moltissimi sono i borsellini vuoti delle massaie, quando si vorrebbe andare a fare la spesa al mercato, e piuttosto stenterelle, quando ci sono, risultano essere le buste-paga dei capo-famiglia.

Invece ben fornite di valuta sono di sicuro le casseforti dei notabili locali così come pingue, senz'ombra di dubbio, é il conto all'estero del Presidente e del suo "rispettabilissimo" entourage.

 

   A cura di  Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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