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Arriva Mosca

Creato il 06 aprile 2011 da Spaziokultura
A volte pensi che tutto nella tua vita rimarrà immutato e che niente riuscirà a sconvolgerti più di tanto... ed invece non è propriamente così. Fin da giovani abbiamo delle certezze, abbiamo delle insicurezze che magari ci portiamo dietro, abbiamo dei momenti che ci aiutano a crescere ed altri che comunque ricorderai per sempre. Hai l'impressione certe volte che niente e nessuno potrà entrare in questo tuo mondo e intaccarlo. Poi d'improvviso ti svegli  e ti accorgi che tutto può crollare da un momento all'altro. Uno dei capisaldi della nostra vita sono i nostri genitori e subito dopo i nostri insegnanti. Loro rappresentano le certezze. Quando magari li vedi tutti i giorni rischi addirittura di odiarli per questa presenza fissa, per questo loro essere sempre un modello. Non è così e di questo ne hai contezza solo quando piangi la loro scomparsa. Qualche anno fà mi capitò di fare il tirocinio per l'insegnamento nelle scuole medie e nella scuola che scelsi ritrovai la mia ex maestra che quando mi vide mi fece una festa. Con lei ci vedemmo altre volte all'interno di quella scuola e piacevolmente ricordammo i tempi delle elementari: a lei faceva un gran piacere sapere che un suo alunno aveva seguito la sua stessa vocazione. Poi d'improvviso scomparve lasciando in me non solo l'amarezza della crudele morte, ma anche il rimpianto per non poterla incontrare più. La stessa sensazione l'ho provata qualche giorno fà quando ho saputo della morte del prof. Mosca. Non ero stato un suo alunno nell'ormai ex liceo "Einstein", ma ricordo la sua presenza simpatica quando ci veniva a fare qualche supplenza o quando lo si incontrava nell'atrio con la sua immancabile sigaretta. Nella nostra classe ogni tanto ci dicevamo "magari ad averlo con noi", non che i nostri professori non si facessero amare, ma lui ci sembrava altro.  Per alcuni anni noi occupammo la classe a destra subito dopo l'entrata del liceo e quando aspettavamo il cambio dell'ora, ricordo che guardavamo dal finestrone che dava sul piazzale del "Masciari" e quando Mosca arrivava dicevamo "speriamo manchi qualcuno". Non sapevamo realmente se quel professore fosse bravo o se solo ci facesse simpatia, ma i suoi alunni lo amavano e quindi noi lo aspettavamo. Adesso che non c'è più mi piace ricordarlo allo stesso modo... noi affacciati alla finestra e lui che arrivava sempre con la sua sigaretta in mano. Ogni scuola merita un docente così!

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