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Arrivando in Messico

Creato il 17 febbraio 2014 da Giovy

Arrivare in Messico

Foto da Flickr

Giorni fa, non so perché, mi sono messa a pensare al mio arrivo all'aeroporto internazionale Benito Juarez, ovvero lo scalo di Città del Messico.
Prima di partire per quel bel viaggio mi ero informata su mille cose perché ne avevo sentite di ogni sul fatto di atterrare in Messico.
Lessi, infatti, di gente che aveva avuto capogiri e di altri che ingurgitavano liquirizia come se non ci fosse un domani.
Per me quell'arrivo fu bello e anche molto ironico e oggi ve lo voglio raccontare, mettendo giù anche qualche consiglio.
1) Occhio alle caviglie!
Partii da Roma e feci scalo a Madrid con un volo Iberia davvero comodo, così comodo che non feci altro che dormire, complice anche il fatto che i due giorni prima della partenza avevo fatto quella supergiovane che faceva festa e non dormiva mai.
Sia io che la mia migliore amica ci mettemmo comode e decidemmo di toglierci i sandali durante il volo. Risultato? Non riuscivo più a rimetterli per scendere perché le caviglie mi si erano gonfiate.
Non fate come me... non dormite tutto il volo e ogni tanto alzatevi!
2) Evvai con la pressione bassa!
Città del Messico si trova a 2400 metri sul livello del mare.
Quasi tutto il Messico è in altitudine e questo contribuisce allo "svarione da arrivo".
Avevo letto, infatti, che l'altitudine unita al forte inquinamento della città (9 milioni di abitanti dichiarati più altrettanti non dichiarati) davano vita ad un cocktail deleterio per i viaggiatori in arrivo.
Per questo molte guide consigliavano di avere della liquirizia con sé e noi ne eravamo provviste.
Niente svarioni per noi, ma solo tanta euforia. State però attenti se, già di vostro, avete la pressione che tende al ribasso.
3) Cambio interno
Appena scesi dall'aereo, ancora prima di fare la fila per la dogana e poi per i bagagli, noterete molti cambi valuta. Conviene cambiare qui per due motivi: solitamente i tassi sono buoni e la sicurezza qui è al massimo. Uno dei problemi della capitale messicana è, infatti, la malavita.
I delinquenti sono astuti e spesso puntellano i cambi valuta nel centro città e vicino l'aeroporto.
Meglio cambiare mentre siete ancora dentro.
4) Schiaccia il bottone!
Come funzionano i controlli di chi arriva a Città del Messico? A caso, appellandosi alla pura casualità.
Una volta passata la dogana e recuperato il vostro bagaglio, ci troverete di fronte ad una porta anticipata da un grosso bottone rosso. Dovrete premere il bottone e un sistema computerizzato deciderà se aprire la porta sul "verde" o sul "rosso". Se vi toccherà il rosso (come alla mia migliore amica) dovrete passare ai controlli e vi verrà fatto svuotare il bagaglio. Portate pazienza!
5) Taxi!? No grazie
Come arrivare in città dall'aeroporto? I mezzi sono molteplici.
Se avete già una prenotazione alberghiera o in ostello informatevi presso la struttura dove soggiornerete perché spesso hanno autisti privati di fiducia. Perfino il mio ostello era provvisto di autista.
La città è immensa e la strada dal centro all'aeroporto è tanta. Prendere un taxi da quelle parti è spesso un terno al lotto, per questioni di sicurezza e salvaguardia di se stessi.
A me è sempre andata bene, non ho mai avuto problemi, ma meglio appoggiarsi a qualcuno di fiducia.
In alternativa, la scelta migliore è la metropolitana.
C'è una fermata proprio all'uscita del terminal internazionale, il biglietto è molto economico e si arriva dappertutto. Come sempre... occhio a tutto e state attenti!
Una delle cose che ricordo di più di quell'arrivo in Messico fu la filodiffusione musicale nei corridoi dell'Aeroporto Benito Juarez. Speravo di ascoltare Santana o Manà come se non ci fosse un domani e invece ho subito l'ascolto forzato di Laura Pausini e Nek fino all'esaurimento.
Dall'aeroporto allo Zocalo ci vogliono 45 minuti buoni con la metropolitana.
Camminando verso la fermata ho visto su di me gli effetti dell'altitudine, dell'inquinamento e di un arrivo in stanchezza. Malgrado uno zaino di 12 kili, arrancavo come se fossi sull'Everest.
Quella sera, dopo una doccia e un po' di riposo, uscimmo per mangiare qualcosa e, camminando, mi sembrava di fluttuare.
E' quella sensazione tipica da viaggio, quando fai fatica a lasciare il mondo da cui sei partito per affrontare a cuore aperto quello che hai davanti agli occhi.
La mattina dopo, a colazione, ero una donna nuova piena di voglia di viaggiare e esplorare.

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