Domenica 13 maggio 2012 è stata scritta e si è conclusa un gran pezzo di storia della Juventus, che porta in calce la firma di Alessandro Del Piero. Al cinquantottesimo minuto l’assistente dell’arbitro Gava alza la lavagna delle sostituzioni e lì il cuore si ferma.
All’inizio, quando sei arrivato a Torino, non ti ho amato perché i miei occhi e le emozioni calcistiche erano per un altro numero dieci, Roberto Baggio a cui tu avresti potuto “rubare” maglia e ruolo. Ed effettivamente, dopo un paio d’anni, il mio timore divenne realtà. La dirigenza preferì puntare su di te, liberando Baggio che aveva molto mercato e per me fu un trauma che sopportai a fatica.
Tifavo la Juve, esultavo per i tuoi gol come per quelli dei tuoi compagni ma il mio cuore, nel corso degli anni successivi, rimbalzò tra Milano, Bologna, ancora Milano e Brescia. La Juve prima di tutto, ma subito dopo Baggio. E nella Juve, prima di te, Zidane. Quando nel 2004 si chiuse la carriera del “mio” numero dieci, ironia della sorte dopo dieci anni, posai lo sguardo su di te pur restando sempre incerto nel sentimento.
Nel mio cuore sportivo c’eri, è innegabile, ma non riuscivo a farti trovare lo spazio che davvero meritavi. Almeno fino a calciopoli, con tutto lo scandalo che ne è derivato. Sei rimasto fedele alla squadra, ai tuoi tifosi, hai voluto conoscere l’inferno della retrocessione e in serie B, come l’Araba Fenice, hai saputo risorgere tu come uomo, come sportivo e hai saputo far risorgere la squadra.
Sei tornato nel calcio che conta da Campione, campione del mondo, campione di sportività, campione di tutto. In quel momento Del Piero ha dribblato tutti i miei dubbi, i miei mugugni, saltandoli con un rapido doppio passo per piazzare il pallone in quell’angolo, in alto a sinistra, dove stà il cuore. Un altro dei gol alla Del Piero, quelli che si chiameranno così per sempre, dopo di te.
Tutto quello che arriverà dopo, dopo domenica 13 maggio 2012, avrà sempre e comunque importanza ma con un sapore diverso. La terza stella sulla maglia sei tu.