Si è spento il professor Domenico Raso, già ispettore scolastico, antropologo di fama, ma soprattutto grande conoscitore della storia del territorio reggino. Ebbi modo di conoscere Mimmo Raso a Reggio Calabria, nel corso della presentazione ufficiale di due opere del suo più affezionato allievo, lo scrittore Oreste Kessel Pace, che oggi piange come un figlio il suo ammirato maestro. Mi colpirono in quell'occasione, oltre alla sua sterminata cultura, l'argomentare sognante con cui parlava all'uditorio dei riti protostorici propiziatori di fecondità lungo il corso del Petrace, sulle vicende del gladiatore ribelle Spartaco allo Zomaro o dei ritrovamenti di Nardodipace. Avevo già avuto modo di leggere le sue pubblicazioni e colsi subito l'attimo per proporgli di intervenire ad un incontro dedicato all'importanza e alla valorizzazione della storia locale che si sarebbe tenuto qualche tempo dopo a Bagnara Calabra. Il prof. Raso, persona umilissima, gentile e disponibile, accettò con l'entusiasmo di un ragazzino. Era un fresco martedì settembrino, e una sparuta platea faticosamente sottratta alla prospettiva di una visione in pantofole del turno di Champions League pendeva letteralmente dalle labbra instancabili di un relatore d'eccezione, che sebbene già ipovedente e segnato nel fisico dai segni mortiferi della malattia, mostrava il vigore intellettuale di un giovane stoico volto alla ricerca della verità. Divulgava fantasticando Mimmo Raso, attorniato da un gruppo di giovani studiosi galvanizzati dalla presenza di un tale mentore: oltre al modesto autore di questo blog c'erano lo stesso Oreste Kessel Pace, il giovane docente Saverio Verduci, l'editore Salvatore Bellantone, il cultore di lingue Giuseppe Delfino. Alla fine del convegno, evidentemente compiaciuto per la riuscita dell'iniziativa, il prof. Raso ci disse commosso: “Posso morire contento ora che so che ci sono tanti giovani che porteranno avanti le ricerche sulle radici storiche del nostro territorio. Mi raccomando però, mantenetevi puri, non rinunciate alla vostra libertà, alla vostra indipendenza, non scendete a compromessi con la politica o con le accademie, siate sempre voi stessi”. Io quelle parole le porto sempre nel cuore, cercando ogni giorno, fra le mille difficoltà che offuscano la sopravvivenza dei ricercatori italiani, di farne un tesoro di dedizione e coerenza. Mimmo Raso è stato due volte maestro, come uomo e come studioso; un modello di riferimento a cui ispirarsi, nell'incessante speranza di renderlo orgoglioso. Io non ho smesso di cercare di meritarmi l'attestazione di stima che pronunciò quella sera. Senza di lui l'ambiente culturale reggino sarà ancor più povero. Si potrà parlare del tanto, in termini di indagini e scoperte, che ha dato a questa terra, o sospirare pensando a tutto quello che ancora aveva da dare. Il sentiero inquieto della Conoscenza continuerà ad edificare nuove prospettive partendo dalle sue intuizioni, si discuterà ancora sulla scientificità di alcune sue teorie. In un certo senso Mimmo Raso diverrà immortale perché la Storia non smarrirà il ricordo delle sue idee. Ma non potrà fare a meno di mancarci, con il suo argomentare pacato e suadente, in tutta la sua umanità, capace di rendere indimenticabile una serata senza pretese di fine estate. Arrivederci Professor Raso, la tua grande anima sarà già tornata alle Radici, lì dove i nostri Padri non sono più uno sbiadito ricordo del passato.
Natale Zappalà