Quello 2014\2015 è stato un campionato difficile, sofferto e tribolato. Da dimenticare, insomma. Eppure avrebbe dovuto essere l’annata di una grande rinascita, alimentata da grandi promesse dal sapore europeo, fatte da uomini che avrebbero dovuto portarci verso lidi lontani. E invece il sogno si sono lentamente trasformati in un incubo e insieme alle venti sconfitte stagionali – a malapena addolcite da sei vittorie e dieci pareggi – squadra e società hanno fatto una ricca collezione di ingenuità, indecisioni, contraddizioni e incertezze. Il buffo valzer di allenatori, i mancati innesti decisivi, le scelte tecniche discutibili e l’illusione di una salvezza raggiungibile nelle ultime giornate hanno piano piano scritto un destino che in pochi hanno accettato di guardare in faccia. Almeno sino all’ultima domenica.
A farne le spese, i tifosi, arma in più nell’ultima decade di Serie A, ora invece rabbiosi, sino ai limiti della violenza, nei confronti di giocatori colpevoli, a parer loro, di nutrire poco amore per una maglia e per un glorioso bicolore.
La Sardegna scende in Serie B. Finiti i tempi dei festeggiamenti in pompa magna, delle strombettate e dei caroselli. A Cagliari e al Cagliari restano solo le lacrime e il rammarico di non aver saputo fare di più nel tempo a sua disposizione, in un fiume di nostalgici ricordi che sfocia in un mare di fischi.
Gianmarco Cossu
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