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Arrivo dei profughi e risposta “acida” del governo italiano

Creato il 16 aprile 2011 da Agueci

A Trapani:l’accoglienza sì ma a che prezzo e con quali strutture?

L’emigrazione è strutturale a ogni popolo. Si pensi agli ingressi dall’Albania negli anni ’90, agli espatri dall’Italia dopo la fine della 2a guerra mondiale; oggi tocca alla Tunisia e a quei paesi che stanno avendo problemi interni.
Abbiamo assistito a un cambio di regime in Tunisia; il governo provvisorio ed i cittadini sono presi tuttora dai problemi di accoglienza dei 190mila profughi (di 79 nazionalità), provenienti dalla Libia; c’è una mancanza d’introiti a causa di un calo turistico; il Governo provvisorio ha sciolto tutti i corpi di polizia e congelato il lavoro di 49mila uomini appartenenti ai corpi stessi; l’ordine pubblico è affidato alle Forze armate (27mila persone circa) che sono impreparate a pattugliare il territorio nazionale; molti giovani, istruiti, sono senza prospettive di lavoro.
In quest’ottica si pone l’emigrazione dalla Tunisia che ha già superato le 28mila persone (solo 23mila tunisine). Queste sono chi ha avuto la fortuna di sbarcare, ma ricordiamo quei barconi capovolti e quelle persone che non ce l’hanno fatta (tra essi donne e bambini): 250 sono annegate recentemente. Soffocate in una stiva, sepolti dalle acque, questo è stato il destino dal 1988 per almeno 15.760 persone, morte tentando di raggiungere le rive europee. Negli ultimi tre mesi sono morte circa 800 persone. Il bollettino si aggiorna continuamente.
Il problema dei clandestini non può essere ingessato come solo italiano ma è comunitario. Anziché dichiarare che sono stati forniti ingenti mezzi economici all’Italia, la CE avrebbe dovuto attivarsi prima sulla protezione temporanea. Questo avrebbe consentito ai profughi di ricevere, dallo sbarco, accoglienza regolare, un titolo di soggiorno non inferiore ai 3 mesi, come prevede l’art. 21 della Convenzione di Schengen, circolando liberamente. Ciò non avrebbe impedito di chiedere la protezione internazionale: consentendo a ogni Stato dell’UE di chiedere di accogliere una quota di costoro. Il vero problema europeo è, però, che le 27 nazioni non sono interessate al problema, avendo una legislazione diversa in tema d’immigrazione, salvo, poi, ad avere interessi economici palesi, come la Francia e l’Inghilterra.
Appaiono miopi le risposte francesi: le loro logiche sembrano influenzate dalle scadenze elettorali. Il Ministro dell’Interno Claude Gueant vuole impedire l’ingresso in Francia. L’ha fatto con l’emanazione della circolare del 06/04/20011, stabilendo rigide regole, sulla base dei primi tre commi dell’art. 23 della Convenzione. Chiede che i profughi debbano: “Essere muniti di un titolo di viaggio valido; essere muniti di un documento di soggiorno valido; dimostrare di avere risorse sufficienti (62 euro al giorno a persona, 31 se dispongono di un alloggio); non costituire una minaccia per l’ordine pubblico; non essere entrati in Francia da oltre tre mesi”. Ma se gli immigrati avessero avuto 62 euro al giorno, 1.800 euro al mese, avrebbero affrontato tutti questi rischi?
È rilevante che il vero motivo dello spostamento dei tunisini verso la Francia è che molti di loro hanno familiari in Francia e che la seconda lingua da loro parlata è il francese.
Un’altra considerazione per cui i tunisini non si vogliono fermare nel nostro Paese, ma le loro mete sono altri Paesi Europei come la Germania, Francia, Inghilterra è perché hanno una scarsa stima dell’Italia.
La politica italiana ci sembra anch’essa miope. S’illude di rimpatriare coercitivamente le migliaia di Tunisini e ha attivato la protezione temporanea (di cui alla direttiva 2001/55/CE, attuata in Italia col decreto legislativo n. 85 del 7 aprile 2003), lamentandosi di essere lasciata sola e conducendo una politica casuale e impreparata all’accoglienza.
Le misure eccezionali potevano essere attivate a livello nazionale, anche senza o prima di una concertazione europea, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in base all’art. 20 del Testo unico delle leggi sull’immigrazione (e non a partire dal 07/04/2011).
Una nota critica: i requisiti del DPCM del 07 aprile per il rilascio del permesso per motivi umanitari e la libera circolazione sono indicati in modo impreciso (il passaporto, in corso di validità, non è richiesto, come non sono richieste le risorse per il soggiorno e il viaggio di ritorno dal paese in cui vuole andare), rischiando di essere un provvedimento che contribuirà a un ulteriore isolamento dell’Italia dal resto dei paesi europei. Di fatto, la commissaria europea per gli Affari interni, Cecilia Malmstrom, in una lettera inviata al Ministro dell’Interno Maroni, ha scritto che il decreto non fa scattare «automaticamente» la libera circolazione nell’area Schengen e la Germania ha fatto sapere che l’Italia se la deve sbrigare da sola.
Alcuni interventi proposti: Distinguere l’accoglienza doverosa dando risposte agli stranieri in condizione di maggiore vulnerabilità e inespellibilità (donne incinte, bambini e richiedenti asilo politico), evitando la situazione caotica di Lampedusa, affrontata in modo tardivo, contraddittorio, antisociale e con dichiarazioni demagogiche. Adottare misure di protezione temporanea, anche in aggiunta al DPCM (per esempio: inserendo tra gli arrivati anche quelli provenienti non solo dal Nord-Africa, come nella circolare, ma anche quelli provenienti dal Sub-Sahara; favorendo i ricongiungimenti familiari, prevedendo inserimenti lavorativi nei comparti artigianale e agricolo …).
Regolare i flussi migratori dalla Tunisia, aumentando le quote sia degli stagionali e sia dei non stagionali. Ripristinare i fondi alla cooperazione internazionale, per avviare, in loco, strumenti occupazionali e stabili di strutture e di lavoro (eliminando sprechi di accordi ad personam con esponenti di governi esteri). La cacciata coercitiva che si sta adottando, produce reazioni violente e spreco di denaro (sei motovedette, quattro pattugliatori e un centinaio di fuoristrada sono le promesse fatte alla Tunisia dal Ministro Maroni). L’ASGI ricorda: «L’attivazione della protezione temporanea non può essere sostituita da allontanamenti coercitivi e massicci di tunisini che sarebbero illegittimi: il Protocollo IV alla CEDU proibisce tassativamente e senza esclusioni ogni forma di espulsione collettiva degli stranieri, ogni provvedimento di espulsione o di respingimento è vietato nei confronti dei richiedenti asilo e dei minori, deve essere individuale, scritto, motivato e tradotto ed è ricorribile in via giudiziaria».
La Sicilia sta rispondendo con senso di grande solidarietà. Ma non si può chiedere un surplus di responsabilità al territorio e agli abitanti solo del Meridione. La Provincia di Trapani in particolare, tradizionalmente ospitale, non può sobbarcarsi ulteriori pesi con la tendopoli di Kinisia (90 tende, per un totale di 800 profughi, costruita in una zona molto inquinata d’amianto). L’accoglienza degli immigrati è fatta come se fossero oggetti, cavalli da rimanere in un recinto, senza che alcuno se ne prenda cura come persone. Si hanno già in Provincia circa17mila presenze, una cifra altissima, se consideriamo le difficoltà economiche, soprattutto in questo periodo, e la mancanza di posti di lavoro in una Provincia che ha un tasso altissimo di disoccupazione. L’accoglienza sì ma a che prezzo e con quali strutture?

SALVATORE AGUECI


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