Magazine Cultura
Tra i vantaggi che offre una grande città (tacerò dei numerosi svantaggi) c'è sicuramente la possibilità di usufruire di un'offerta culturale molto ampia (finché dura...) e di accedere a cose che altrimenti perderei sicuramente.
Dal 4 al 10 maggio si è svolto a Roma il Festival del cinema spagnolo, ospitato dal cinema Farnese, che ha portato in sala pellicole spagnole in lingua originale, la maggiore parte delle quali mai uscite in Italia sul grande schermo o destinate a non uscire. Uno di questi film è Arrugas di cui ho già parlato nel post in cui recensivo il graphic novel di Paco Roca da cui questo film è tratto.
E visto che il fumetto mi era piaciuto molto mi sono fiondata a vederlo.
Effettivamente il film non delude le aspettative e si conferma estremamente rispettoso dell'opera dalla quale è tratta sia dal punto di vista stilistico sia dal punto di vista dei toni, grazie anche alla collaborazione che lo stesso Paco Roca ha garantito alla realizzazione del film.
È stato per me molto interessante fare un confronto tra i due linguaggi, quello del cinema e quello del fumetto ed è principalmente su questo che mi soffermerò, rimandando invece al post sul graphic novel per la storia e i suoi significati.
Se il graphic novel è un albo di sole 104 pagine, il film ha una durata classica di un'ora e mezza tanto che mi ero chiesta cosa si fossero inventati regista e sceneggiatori. In realtà non si sono inventati quasi nulla. È che il linguaggio del fumetto è per sua natura estremamente sintetico: il salto tra una vignetta e l'altra può essere più facilmente colmato dalla mente del lettore che ha il tempo di elaborare la sequenza degli eventi. Tutto quanto nel fumetto è implicito viene in qualche modo reso esplicito, più ricco di dettagli e più narrativo dal film.
C'è anche qualche elemento completamente nuovo, assente nel graphic novel, per esempio la presenza nella residenza per anziani di una piscina che - come dice Miguel - sta lì per i clienti che pagano non certo per gli anziani che ci vivono, e il rapporto di Emilio, il protagonista, con l'acqua e il nuoto, simbolo per lui della vitalità del passato. La piscina sarà protagonista di una delle scene più belle e commoventi del film, un elemento ad elevato valore aggiunto della pellicola rispetto all'albo.
Nel film, da altri punti di vista, c'è meno che nel fumetto. In generale, ho avuto la sensazione che il tema - trattato con la medesima ironia e intensità del graphic novel - sia stato però un filo addolcito. Manca l'evento drammatico che viene raccontato alla fine dell'albo (e che non svelerò); anche la "conversione" di Miguel appare decisamente più insistita e "buonista" di quanto non sia nell'originale, così come la malattia di Emilio - pur restando terribile - viene omaggiata di un'apertura di speranza che è meno evidente nel fumetto.
Due linguaggi diversi. Una stessa storia. Terribile, ma trattata con straordinaria ironia. Si ride tanto in sala, ma amaramente perché tutti sappiamo che quello che vediamo è purtroppo un destino comune.
Un capolavoro il graphic novel. Un quasi capolavoro il film.
Voto: 4/5
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