Nonostante si tenti sempre di non cadere negli stereotipi dell’apparenza, capita alle volte di finirci, inaspettatamente. Spesso é proprio con un sorriso che ne usciamo, con altrettanta sorpresa. Torino, fermata metro Principi d’Acaja: attraversa le doppie porte di vetro con un’andatura lenta e delicata; il busto leggermente piegato in avanti dall’età, una folta chioma canuta perfettamente ordinata, fresca di lacca e messa in piega. Una piccola spilla s’inserisce nel tessuto della camicia, tra i due lembi del colletto. Subito trova posto a sedere e, con la stessa delicatezza con cui si muove, apre la borsa in stoffa. Estrae un libro e lo poggia sulle gambe smilze, mentre dalla borsetta fuoriescono due grosse lenti da vista. Posizionati gli occhiali, solleva il libro aperto con entrambe le mani ad altezza volto, copertina in bella vista: Ars attack, Il bluff del contemporaneo, di Angelo Crespi.
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