Molti si chiedono per quale motivo l’informazione inerente alla geoingegneria clandestina non riesca a compiere il salto di qualità, nonostante l'alacre impegno degli attivisti. Essi confidano in uno “scatto” di consapevolezza per opera della maggioranza dei cittadini in modo che si possano conseguire risultati tangibili. Ci si domanda anche chi possa costituire una svolta, che cosa possa permettere di spiccare il volo.
Crediamo che in quest’àmbito, come in molti altri, non sia una questione di quantità ma di qualità. E’ illusorio sperare che la gente nel suo complesso si desti dal torpore non solo perché incantata dalle diavolerie tecnologiche, ma in quanto bersagliata da una propaganda martellante e pervasiva. Mentre la divulgazione apre una piccola breccia nelle mura, espugna un piccolo avamposto, sgomina un manipolo, i media di regime riconquistano ampie porzioni di territorio, avanzano su quasi tutto il fronte, dilagano con le loro truppe di saccheggiatori.
Si consideri la serie abnorme di “articoli” che partoriscono le testate mainstream per negare e ridicolizzare l’intero problema: si confronti questa serqua di scartafacci con l’esiguo numero di studi prodotti dal mondo dell’informazione. E’ vero che gli squilibrati negazionisti da anni riproducono più o meno lo stesso testo persino con le medesime parole ed “argomentazioni”, ma i fanatici controllano in modo capillare la Rete, la televisione e la stampa sicché pochissimi sono gli spazi per il dissenso e la divulgazione scientifica. Anche quando si è finalmente riusciti a diffondere la verità in qualche settore della popolazione, ecco che gli occultatori, con il loro settario proselitismo, con le loro bugie ripetute sino allo sfinimento, riguadagnano la fede (perché di cieca fede si tratta) dell’opinione pubblica.
Tra l’altro gli psicopatici dispongono di un arsenale pauroso: non usano solo l’artiglieria dei media, ma pure gli ordigni nucleari di certa magistratura e dei ministeri. Si comprende allora che è difficile sventare gli attacchi del sistema solo con qualche fionda. Anche quando le persone sono battagliere, poco o punto valgono le loro azioni contro uno Stato-Leviatano. Non è la forza contro la debolezza, ma la prepotenza contro l’onestà.
Dunque riteniamo che un impulso decisivo al movimento potrà essere dato – se mai verrà – non tanto da un’improbabile presa di coscienza collettiva, quanto dall’operato di qualcuno all’interno delle istituzioni. Costui potrebbe riuscire a creare un corto circuito dell’establishment. Ad esempio, qualche funzionario appartenente all’Istituto superiore di sanità potrebbe decidere di agire, conscio che il genocidio non può e non deve continuare. Alzi la mano chi non ha un parente più o meno vicino che non sia stato affetto da un tumore, da una patologia neurodegenerativa, colpito da un'infarto o da una crisi respiratoria. Non occorrono statistiche epidemiologiche per comprendere che l’incidenza di molte affezioni è aumentata in questi ultimi lustri in modo spaventevole. La geoingegneria illegale è un’ ecatombe silenziosa, quasi inavvertita.
Sappiamo che anche nelle forze armate serpeggiano malcontento ed insofferenza nei confronti delle varie scelleratezze decise e volute nei piani alti: forse un giorno qualche militare potrebbe risolversi a contrastare i progetti del sistema.
Tutto ciò non significa assumere un atteggiamento rinunciatario o, peggio, disfattista: si deve insistere a denunciare e documentare i crimini governativi ovunque essi siano perpetrati. Tuttavia non bisogna coltivare troppe illusioni, confidando in chimerici risvegli di massa. Ognuno dia il suo contributo per la causa, senza indulgere né a facili miraggi né allo scoramento.
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